Salta al contenuto principale Skip to footer content

San Gregorio | Sant’Agostino

1560 | 1564 ca.

Schede

Tradizionalmente ritenute opere di Orazio Samacchini, le due tavolette raffiguranti Sant’Agostino e San Gregorio, vennero citate nell’elenco delle opere provenienti dal soppresso convento di San Gerolamo della Certosa del 1797. Allo stato attuale delle ricerche, nel momento in cui gli studi stanno cercando di fare ordine tra la produzione di Orazio Samacchini e quella di Lorenzo Sabatini, risulta più plausibile il riferimento di queste due tavole a Sabatini essendo in esse assente quella tendenza ad accentuare in maniera astratta le volumetrie tipica di gran parte della produzione di Samacchini, ed essendo, per contro, percepibile una stretta affinità con altre opere di Lorenzino.

In Certosa è conservato un altro dipinto in passato ritenuto di Samacchini e attualmente riferito dalla critica a Sabatini, quell’Ultima cena che dovette essere realizzata dall’artista intorno al 1562, forse per gli stessi padri certosini. L’attività dell’artista per San Gerolamo sarebbe infatti confermata dalla presenza di altre opere a lui riferibili, quali le due ante con I santi Bruno e Petronio e I santi Girolamo e Ugo. Mai testimoniato nella bibliografia specifica sulla chiesa della Certosa, è possibile che a Sabatini andassero riferite altre opere presenti nel convento già attribuite ad Orazio, e non è improbabile che queste stesse due tavolette provengano proprio da qualche opera, attribuita dalle fonti a Samacchini, sottoposta a trasferimenti o trasformazioni nel corso del tempo. Si fa qui riferimento in particolare a due dipinti descritti in Certosa da Luigi Crespi nel seguente modo: “Si passa quindi per un lungo corridoio alla Sala della Ricreazione, che serve ancora per sala del fuoco comune d’inverno, dove si veggono quattro Tavole da Altare, che ornano la gran facciata intorno alle finestre. La prima è opera di Samacchini, in cui è rappresentato un bel Crocefisso con molti Santi in piedi, e questa, dicesi, che fosse un tempo collocata nella cappelletta fra le molte interne della chiesa, dov’è presentemente il Crocefisso di rilievo; né saprei dire, perché di colà fosse levata così bella tavola, e d’un tanto valoroso maestro […]. La seconda Tavola, opera altresì dello stesso Oratio Samacchini, rappresenta la B.V. in gloria con due Angioli sotto, tutti graziosi, e belli; e nel piano i Santi Ugo e Brunone; la qual tavola si dice, fosse all’altare di S. Ugo in una delle sudette cappelle”. Perduto il dipinto raffigurante la Beata Vergine in gloria con due angeli con i santi Ugo e Brunone, è plausibile l’ipotesi di identificare il “Crocifisso con molti Santi” con la tela della Pinacoteca Nazionale (inv. 7039) attualmente conservata nella chiesa di San Giovanni Battista di Palata Pepoli raffigurante appunto Cristo crocifisso con la Madonna e i santi Giovanni evangelista, Maria Maddalena, Antonio, Pietro Martire e Lucia già attribuito a Bartolomeo Passerotti. Questa ipotesi permetterebbe di identificare la provenienza di un’opera importante, di cui stranamente si sarebbero perse le tracce, e che ben corrisponde alle lodi di bellezza avanzate da Luigi Crespi, stupito del fatto che il dipinto potesse essere stata smontato dal suo altare per lasciare spazio a un più anonimo crocifisso.

Allo stato delle cose, si può qui solo ipotizzare la provenienza delle due tavolette da una complesso più ampio, suggerito dall’orientamento delle figure verso un ipotetico centro e dal loro montaggio in cornice dorata non originale. Sottolineata l’analogia con cui il nome dei Santi è suggerito attraverso le iniziali disegnate sul fondo, esattamente come si ritrova nelle due ante citate – dei primi anni Sessanta – la definizione delle figure, che si dispongono in una sorta di malinconica eleganza tutta emiliana, fa pensare ad un momento ancora lontano dagli influssi vasariani, percepibili nella produzione dell’artista dopo il soggiorno fiorentino del 1565. L’eco delle figure dei due vescovi, definiti in maniera sommaria ma comunque raffinati nella resa dei toni e delle ombre, si tradurrà infatti in ben altro cipiglio monumentale, alcuni anni dopo, nei quattro dottori della chiesa raffigurati nella cappella Malvasia di San Giacomo maggiore, in cui, malgrado l’acquisita imperiosità vasariana, nel volto di Sant’Agostino sembra ancora riecheggiare l’eco dell’espressione severa di questo San Gregorio.

Lorenzo Sabatini ? (Bologna, 1530 circa - Roma, 1576), San Gregorio, Sant’Agostino; 1560/1564 circa, tavole, cm 25,5 x 12, Bologna, Pinacoteca Nazionale, invv. 6302 e 6303

Elena Rossoni

Dalla scheda in Pinacoteca Nazionale di Bologna. Catalogo Generale. 2. Da Raffaello ai Carracci, Venezia, 2004. Pubblicato in Luce sulle tenebre - Tesori preziosi e nascosti dalla Certosa di Bologna, Bologna, 29 maggio - 11 luglio 2010. © Pinacoteca Nazionale di Bologna.