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Bernardo Rossi

26 Agosto 1468 - 24 Luglio 1527

Scheda

ARMA: D'azzurro al leone d'argento armato e lampassato di rosso.
Lo scudo è cimato da una croce trilobata d'oro sormontata da un cappello vescovile con cordoni e fiocchi laterali.
Il cartiglio sottostante dice: BERNARD· RVBEVS / PARMEN· EP· IARVISIN· V· L· / 1519· (Bernardo Rossi Parmense. Vescovo di Treviso. Vicelegato 1519).

Il Crollalanza dà per Rossi di Parma: D'azzurro al leone d'oro ed il Rietstap: D'azzurro al leone d'argento con la bordura di rosso.

I Rossi di Parma erano una delle più potenti famiglie di parte guelfa della città, di cui si insignorirono ben due volte, anche se contrastati dalle altre grandi famiglie come i Pallavicino ed i Sanvitali. 
Un Bernardo divenne prima Podestà di Parma nel 1180 poi Rettore nel 1198. Rolando Rossi fu Signore di Parma nel 1329, ma solo per breve tempo. 
I Rossi furono podestà di varie città dell'Emilia, della Romagna, Toscana, Lombardia e Veneto, tra i quali un Guglielmo fu capitano del popolo a Bologna nel 1291. Altri furono condottieri, governatori e generali al servizio di Venezia, di Milano, di Francia e dell'Impero. Molti furono i Cavalieri di Malta ed i Vescovi. 
La famiglia conta anche un Cardinale: Ippolito creato da Sisto V nel 1585.

Bernardo Rossi dei Conti di Berceto, nacque a Parma il 26 agosto del 1468 da Guido ed Ambrosina Borromeo. Suo padre, potente feudatario, fu tenace avversario di Ludovico Sforza che lo perseguitò anche nella discendenza tanto che Bernardo, assieme al fratello Filippo Maria, venne dal Moro tenuto in ostaggio ed incarcerato nel 1482. 
Una volta liberato passò nel 1485, al servizio di Venezia che, per ricompensarlo della perdita di tutte le signorie della sua casata, gli conferì in beneficio l'arcidiaconato di Padova e l'abbazia di S. Sigismondo di Zara, oltre che una condotta di 200 cavalli. 
Nel 1488, sempre dietro pressione del governo della Serenissima, Innocenzo VIII, a soli 22 anni, lo nominò Vescovo di Belluno dove restaurò, a sue spese, la acciata della cattedrale. Quattro anni prima però aveva già ricevuto la nomina a Vescovo di Treviso, nomina rimasta peraltro senza effetto e solo nel 1499 poté essere trasferito in quella diocesi dove soggiornò raramente, tutto preso com'era, dai suoi impegni presso la Curia Romana. 
Nello stesso 1499 il governo provvisorio milanese inviò Bernardo a far parte dei "9 eletti al governo di Milano" e in questa carica riuscì a ottenere per i Rossi il vescovado di Parma e la licenza al fratello Filippo di tentar (vanamente) la riconquista delle signorie rossiane nel Parmense.
Nel 1511 si trasferì in Curia, fu presente all'apertura del V concilio lateranense. Nel periodo del pontificato di Giulio II Bernardo e il fratello Filippo godettero della fiducia riposta in loro per quanto riguarda la volontà di riportare Parma sotto l'influenza dello Stato Pontificio.
Alla morte di Giulio II Bernardo fu nominato dal collegio cardinalizio governatore di Roma e custode del conclave. Ricoprì tale carica fino al 27 giugno del 1514 e ne difese con successo le prerogative, ispirando Leone X a una riforma che ampliava la giurisdizione del governatore.
Nel 1517 era Vicelegato di Romagna, dove amministrò con durezza tanto da provocare il malcontento dei ravennati che attentarono alla sua vita. 
Due anni dopo veniva nominato Governatore di Bologna adoperando anche qui il pugno di ferro soprattutto contro i bentivoleschi, ma allo stesso tempo alienandosi il favore del Senato cittadino che nel 1522 chiese ed ottenne da Adriano VI il suo allontanamento dalla città.
Ritornò poi a Roma in qualità di prefetto sotto Clemente VII e vi restò fino al 1527, quando fu costretto a fuggire in seguito al sacco della città. 
Trasferitosi a Parma vi moriva nello stesso anno (il 24 giugno) forse di veleno, propinatogli dai suoi due cugini Bertrando e Gian Girolamo che lo temevano e che già precedentemente avevano attentato alla sua vita.