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Augusta Rossi

10 Dicembre 1851 - 30 Settembre 1956

Scheda

"La più vecchia maestra d'Italia", così viene definita Augusta Rossi in un filmato dell'Istituto Luce a lei dedicato nel 1950. Anche lo storico ed artista Alessandro Cervellati la ricorda nel volume "Bologna Popolare", edita da Tamari Editori nel 1963: non dobbiamo dimenticare la maestra Augusta Rossi, nubile, morta sulla soglia dei 105 anni il 30 settembre 1956. Aveva avuto per scolari Mario Missiroli, Gherardo Gherardi, il sindaco di Bologna Giuseppe Dozza, il figlio di Augusto Righi, ing. Aldo, ed altre numerose personalità bolognesi. Data la rarità della sua ragguardevole età, in occasione del centenario le viene dedicato nel 1950 un servizio dalla 'Settimana incom'.

La maestra riposa con i suoi genitori, Cesare Rossi e Luigia Borsari nel loculo n. 19 del corridoio di collegamento tra Cinerario e Campo Nuovo della Certosa. Le epigrafi riportano: Cesare Rossi, nato il 1° maggio 1824 - morto il 5 agosto 1909, consacrò la vita all'insegnamento e all'amore della famiglia. La figlia inconsolabile ne piange amaramente la perdita. Luigia Borsari ved. Rossi, nata il 31 agosto 1813 - morta il 2 marzo 1910, fu buona modesta e dotata di rare virtù. La maestra Augusta Rossi, n. 10 dicembre 1851 - m. 30 settembre 1956, univasi ai suoi cari in questo asilo di pace.

La notizia della sua morte venne segnalata sui quotidiani il 1 ottobre 1956: "Ieri alle 22,10 Augusta Rossi – la maestra ultracentenaria – ha cessato di vivere. La notizia della sua fine non è giunta imprevista a quanti erano a conoscenza delle sue precarie condizioni di salute. Da molti mesi un male incurabile l'aveva infatti costretta al letto: precisamente dal gennaio scorso, quando uscì di casa l'ultima volta, perché volle ritirare di persona il “Premio della bontà” concessole in riconoscimento dei numerosi atti di generoso altruismo che ne avevano contraddistinto la vita. Poi l'immobilità assoluta nel lettuccio della sua abitazione di via Portanuova 18. Il male – implacabile – non riusciva però ad avere facilmente ragione della sua forte fibra. A momenti di apprensione si susseguivano giorni di speranza sulla possibilità che Augusta Rossi potesse coronare almeno quello che restava il suo più grande desiderio: raggiungere il traguardo dei 105 anni. Ma un attacco più forte del solito ha spento il cuore della cara maestra Rossi. Da due o tre giorni le sue condizioni s'erano andate vieppiù aggravando. Ieri alle 20, poi l'inesorabile annuncio della fine imminente Augusta Rossi era entrata in stato di coma. Il dott. Carlo Nucci, chiamato d'urgenza, cercava di sotenere il cuore con tutti i mezzi che la medicina offre. Mons. Balestrazzi, della parrocchia di Sant'Isaia, le impartiva l'estrema unzione. Due ore dopo, purtroppo, Augusta Rossi non era più.
Ne aveva raccolto l'ultimo respiro la sua fedele Teresina Landuzzi che da circa vent'anni ne aveva cura. La maestra Rossi – che fra le molte centinaia di ragazzi da lei avviati sui sentieri dell'istruzione poteva vantarsi di aver avuto note personalità, fra cui Mario Missiroli, Gherardo Gherardi, il sindaco di Bologna Giuseppe Dozza, l'ex leader dei consiglieri democristiani bolognesi dott. Ettore Toffoletto, il figlio di Augusto Righi, ing. Aldo, ecc. - era una figura simpaticamente nota anche al di fuori della nostra città. L'anno scorso, l'organizzazione bolognese per i Premi della Bontà aveva insignito la veneranda insegnante di una medaglia d'oro: fu quella l'ultima occasione in cui la maestra Rossi apparve in pubblico.
Pianse, commossa, abbracciando il sindaco Dozza e le altre personalità che affettuosamente la attorniavano, mentre da parte del pubblico presente alla cerimonia le veniva tributata una lunga, affettuosissima ovazione. La maestra Rossi, che era decorata della medaglia d'oro al merito dell'istruzione, soleva ricevere, in occasione dei suoi ultimi compleanni, fervidi messaggi augurali da parte del Pontefice, del Capo dello Stato, del ministro della P. I. e di molti ex allievi, anche all'estero. Ammalatasi qualche mese fa, di un male che purtroppo falcia vite anche assai più giovani della sua, la maestra Rossi aveva ricevuto la speciale benedizione augurale del Santo Padre. I funerali avranno luogo domani alle 9 partendo dall'abitazione di via Portanuova 18.”

Così scrive Luca Goldoni: “Tutti gli anni, verso il 10 di dicembre, nelle redazioni dei giornali bolognesi qualcuno ricordava che la maestra Augusta Rossi compiva gli anni e bisognava provvedere: partivano un cronista e un fotografo entravano nel portone di via Portanuova 18, una casa della vecchia Bologna – le scale un po' buie, la ringhiera in ferro battuto – bussavano all'uscio di un modesto appartamento al penultimo piano. Veniva ad aprire una signora gentile, Teresina, l'amica fedele che da circa vent'anni circondava d'affetto la maestra Rossi. 'Voi siete i signori del giornale – diceva – siete venuti per gli auguri della mamma?'. La signorina Rossi arrivava subito, sorridente, con i suoi capelli bianchi e sottili come il filo del rocchetto, aveva pronta una battuta, accondiscendeva volentieri alle pretese del fotografo che la voleva curva sulle oltre cento candeline, o con un giornale in mano senza occhiali, o con l'uncinetto a sferruzzare un pullover. Augusta Rossi a Bologna non era soltanto l'ultracentenaria vecchietta che appariva talvolta in pubblico decorosamente vestita di nero, le chiome argentee coperte da un commovente cappellino demodè da guardare con rispetto, ma anche con la curiosità che si riserva, per esempio, alle vecchie automobili. Augusta Rossi era un personaggio indissolubilmente legato alla storia della vecchia Bologna e questo vincolo singolare era dovuto al fatto che molti degli uomini più rappresentativi della città si erano trovati in grembiule nero e calzoncini al ginocchio dinanzi a lei, seduta in cattedra, affettuosamente severa: i nomi poù illustri che un giorno erano stati scritti sul suo registro, da Mario Missiroli a Gherardo Gherardi (senza contare uomini politici destinati poi a scontrarsi duramente nelle aule del Consiglio comunale bolognese, da Giuseppe Dozza a Ettore Toffoletto). Magra, diritta nella persona, pochissime rughe nel volto gentile e sereno, Augusta Rossi non dimostrava certo la sua veneranda età; si vantava di non aver mai avuto bisogno di inforcare gli occhiali per leggere il giornale (e il giornale lo leggeva veramente, per commentare gli avvenimenti, per tenere aggiornata una sua personale singolarissima opinione su tutto, per muovere critiche che spesso stupivano per la loro assennatezza). Vestiva sempre con proprietà ed i suoi abiti, di foggia un po' antiquata, tradivano qualche ricercatezza ed un ricordo di graziosa civetteria era nei lunghi orecchini di cui amava adornarsi. Dotata di una memoria sorprendente (evocava da un tempo remoto e quasi fiabesco episodi che riacquistavano vita e freschezza nel suo racconto), di un intelletto lucidissimo fino agli ultimi giorni – agli ultimi 'traguardi' dopo il secolo, per usare un'espressione classica dei corsivi augurali – la maestra Rossi era veramente donna d'eccezionale energia, che amava la vita e non aveva alcuna fretta di staccarsene. Le piaceva ascoltare la radio, farsi leggere un buon libro, ma soprattutto le piaceva conversare, sia con la fedele Teresina che con le molte persone che si recavano a visitarla, tra cui sempre numerosi, gli ex allievi spesse volte assai più vecchi, e malandati di lei. 'Si ricorda, signorina, quando lanciai quel piccione fatto con il foglio del quaderno, con la punta intinta nel calamaio, che cadde sul registro?'. 'Si, e mi ricordo anche quando ti feci stare inginocchiato per mezz'ora'. Augusta Rossi aveva la parola facile, ornata di sagge sentenze, venata frequentemente da un'ombra di blanda e bonaria ironia. Era 'scoperta' soltanto nei ricordi della scuola per la quale aveva una grande nostalgia.
L'anno scorso avrebbe anzi dovuto tenere una lezione ad una classe elementare di Bologna: erano stati gli stessi scolari a chiederglielo e la maestra aveva festosamente acconsentito per riprovare dopo tanti anni le lontane sensazioni: lo stridere del gesso sulla lavagna, lo scricchiolio della sedia sulla cattedra, richiamare all'attenzione due alunni che chiacchierano battendo due colpetti leggeri sulla scrivania.
Ma un improvviso male agli occhi la privò di questa gioia: la maestra Rossi era stata colpita da cateratta; la triste prospettiva di scivolare lentamente nell'ombra spinse l'ultracentenaria ad affrontare serenamente un delicato intervento chirurgico. Augusta Rossi vinse anche questa battaglia contro il male e tornò alla sua serenità e all'energia di sempre. Quella stessa di cui si compiaceva mentre ricordava un episodio chela vide protagonista nel lontano 1906. C'era allora l'abitudine di compensare le maestre con uno stipendio di due lire giornaliere inferiori a quello dei maestri. Contro questa ingiusta discriminazione si levò Augusta Rossi, che insegnava allora in una scuola di Bologna.
Si consigliò con alcuni avvocati e intentò causa ala Comune, che dopo tre anni, acconsentì ad equiparare gli stipendi. Fu in tale occasione che Augusta Rossi acquistò una popolarità di intrepida 'campionessa di tutte le maestre italiane'. La robusta fibra della vegliarda era stata intaccata in questi ultimi mesi da un male inesorabile che, purtroppo, l'ha lentamente consumata. Fra poco più di due mesi, Augusta Rossi avrebbe compiuto i 105 anni. Il primo anno in cui il solito cronista e il solito fotografo non entreranno nel portone di via Portanuova.”