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Ritratto di monaco in veste di Dionisio certosino

1595 | 1600 ca.

Schede

Il piccolo dipinto, realizzato ad olio ed in discrete condizioni di conservazione, viene citato a partire dalla seconda metà del secolo XVIII. Nella guida La Certosa di Bologna descritta nelle sue pitture, del 1772, Luigi Crespi lo menziona puntualmente: “Quinta cappella […] In faccia a questo Altare resta incastrato nel muro un piccolo Ritratto del rinomato Scrittore Dionigio Cartusiano, che dicesi dipinto da Guido, e che nel copertore del tavolino si legge Anno vitae suae XXXV”. L’attribuzione a Reni del nostro quadretto resta incerta nella descrizione della quinta cappella nella Guida del 1782: “Nella seguente il Signore, che dalle reti chiama gli Appostoli alla sua sequela è di Lucio Massari. In faccia il ritratto di Dionisio Cartusiano, dicesi di Guido, con scrittovi nel tavolino anno vita sua XXXV”. Per Marcello Oretti la paternità reniana del dipinto diventa invece sicura.

Incamerato in seguito alle soppressioni napoleoniche, nonostante qualche riserva l’attribuzione al Reni non viene più messa seriamente in discussione, tanto che il Giordani nel Catalogo del 1826 afferma addirittura di leggervi le iniziali del maestro, G.R.: iniziali che non sono ricordate dalle fonti precedenti e che attualmente non sono visibili. Pur ammettendo le enormi difficoltà a ricostruire l’attività ritrattistica di Bartolomeo Cesi, fu Alberto Graziani che si impose di restituirgli questo piccolo ritratto nel suo memorabile saggio del 1939: “immagine quasi dell’assorta, pensosa umiltà, spirituale e artistica, del nostro pittore dimenticato”. Più di recente l’attribuzione a Cesi è stata ribadita da Vera Fortunati, che ha giudicato il certosino della Pinacoteca “conventuale, già come un futuro Zurbaran”, collocandolo cronologicamente in parallelo ai lavori di S. Gerolamo della Certosa; nonché da Angela Ghirardi che lo ha ripubblicato inserendolo nel contesto della ritrattistica bolognese ed emiliana di fine Cinquecento, e includendolo in una posizione chiave, tra il 1595 e il 1600, nel percorso ancora estremamente incerto di Cesi ritrattista. La lettura che la Ghirardi fornisce del dipinto è da considerarsi valida e condivisibile. A dispetto dei raggi luminosi intorno al capo che donano al personaggio un’aura di beatitudine, il quadretto rappresenta un vero e proprio ritratto “cavato dal naturale”, come testimonia non solo “l’intensa, ravvicinata costruzione dell’immagine”, ma anche e soprattutto l’indicazione dell’età di trentacinque anni della persona ritratta. Per questo motivo l’identificazione del monaco con Dionisio il Certosino, se ci si riferisce all’allora famosissimo e venerabile Dionigi di Rijkel, nato in Belgio nel 1402 o nel 1403 e morto il 12 marzo 1471, sembra molto improbabile. Si può supporre invece che il pittore abbia raffigurato qui, forse su richiesta dello stesso committente, un certosino di sua conoscenza, allora ospite del convento bolognese nelle vesti di Dionisio Cartusiano. Un monaco che immaginiamo particolarmente votato all’apostolato della scrittura, attività a cui Dionisio si era dedicato intensamente nella sua vita, nonché al silenzio, alla preghiera e alla meditazione solitaria; pratiche in cui il certosino fiammingo eccelse, soprattutto negli ultimi anni della sua esistenza, trascorsi in una sorta di alone di santità. Come sottolinea la Ghirardi, anche la gamma cromatica, in cui domina il bianco dell’abito “incastonato con emblematico rigore, tra il rosa carico del tendaggio e l’azzurro del panno” e la definizione del piccolo ambiente, col crocifisso ed i libri in secondo piano nella semioscurità della cella, diventano “traccia della fervida spiritualità del personaggio”.

Bartolomeo Cesi (Bologna, 1556 - ivi, 1629), Ritratto di monaco in veste di Dionisio certosino, 1595/1600 circa, tela incollata su rame, cm 25 x 20. Bologna, Pinacoteca Nazionale, inv. 365.

Alessandro Zacchi

Dalla scheda in Pinacoteca Nazionale di Bologna. Catalogo Generale. 2. Da Raffaello ai Carracci, Venezia, 2004. Pubblicato in Luce sulle tenebre - Tesori preziosi e nascosti dalla Certosa di Bologna, Bologna, 29 maggio - 11 luglio 2010. © Pinacoteca Nazionale di Bologna.