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Ritratto di Angelo Venturoli

metà del XVIII secolo

Schede

Il dipinto che qui viene presentato si trovava, da sempre, esposto in uno dei locali di rappresentanza del Collegio Venturoli come ritratto di personaggio non identificato, eseguito da un ignoto autore di fine Settecento. Si tratta di una figura a mezzo busto di aspetto giovanile, con parrucca, abiti civili e anello al dito, recante un foglio in cui, purtroppo, non si trova scritto o indicato nulla che potrebbe suggerire una qualche identità. Ciò che rendeva interessante il quadro all’osservatore, anche prima del restauro, era l’espressione del volto del giovane, improntato a una schietta, quasi ridente serenità interiore e a vivace intelligenza. La presenza sul lato sinistro della guancia di un piccolo bitorzolo ha indotto a collegare tale particolare - apparentemente insignificante - all’analogo dettaglio riscontrabile sul ritratto scultoreo di Angelo Venturoli eseguito da Giacomo De Maria, più volte riprodotto in marmo e in gesso.

A seguito di tale puntuale osservazione, aggiunta alla verificata corrispondenza dei fondamentali caratteri somatici del viso e dell’espressione del personaggio, si è pervenuti “collegialmente” a ritenere l’anonimo dipinto un ritratto giovanile di Angelo Venturoli: da qui l’inizio di una ricerca per dare qualche consistenza documentaria all’ipotesi indiziaria condivisa. Nel 1782 viene documentata dallo stesso Venturoli la commissione del proprio ritratto al pittore diciottenne Pietro Fancelli, figlio del quadraturista Petronio col quale, e con la rispettiva famiglia, l’architetto intratteneva una stretta amicizia ed anche una copiosa corrispondenza durante il periodo di residenza dei Fancelli a Venezia. L’obiettivo del committente era di offrirlo, come da prassi, all’Accademia Clementina di Bologna in occasione della propria elezione ad “Accademico del numero” della prestigiosa istituzione. A proposito del ritratto eseguito Venturoli scrive, in una lettera di risposta al giovane artista che ne aveva fatta richiesta, del non unanime apprezzamento dell’opera da parte degli accademici clementini; e di suo aggiunge una amichevole ironica critica riguardo al pesante colorito del volto. Nonostante le svariate ricerche compiute, purtroppo nessuno da tempo conosce le tracce del ritratto di mano del Fancelli; inoltre tale opera certamente non potrebbe essere identificata con il dipinto presente nel Collegio Venturoli caratterizzato, di fatto, da un viso di normalissimo chiaro incarnato. Di quest’unica e inedita immagine pittorica dell’architetto oggi conosciuta si trova soltanto una povera annotazione nell’inventario dei beni mobili esistenti nella casa del Venturoli redatto alla sua morte, in cui però non sono indicati nè il nome dell’autore nè l’eventuale occasione della sua realizzazione. Nel ritratto l’ignoto autore si mostra un pittore che, pur conservando modi sciolti e sprezzati di carattere settecentesco, sa scrutare e tradurre nel volto con naturale puntualità l’indole del personaggio cogliendo quanto chi ebbe modo di essere assiduo con Angelo Venturoli, come Antonio Bolognini Amorini suo primo biografo, considerava ≪uomo di vivacissimo ingegno≫, ≪di faccia molto gioviale, faceto e piacevole, di gioconda conversazione≫.

Luigi Samoggia

Testo tratto dal catalogo della mostra "Angelo Venturoli - Una eredità lunga 190 anni", Medicina 19 aprile - 14 giugno 2015.