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Luigi Tommasini

01 giugno 1909 - [?]

Scheda

Luigi Tommasini, da Giuseppe e Maria Cacciari; nato l’1 giugno 1909 a Minerbio. Nel 1943 residente a Camugnano. Laureato in lettere. Sacerdote.
Cresciuto in una società attanagliata da indigenza «vissuta con coraggio e dignità», fu testimone delle lotte bracciantili della bassa bolognese dopo il primo conflitto mondiale. Educato dalla madre «all'amore per la giustizia, perla carità, per l'umana solidarietà», secondo l'insegnamento evangelico, dopo avere lavorato come falegname fino ai 18 anni presso la ditta Villani, decise di entrare in Seminario.
Don Giuseppe Malaguti, suo parroco, assecondò la sua vocazione e lo fece accogliere nel Seminario di Capanne (Granaglione). Proseguì gli studi a Carpi (MO) e fu ordinato sacerdote l’11 settembre 1939. Il cardinale Giovan Battista Nasalli Rocca lo nominò parroco di Burzanella (Camugnano), di cui prese possesso il 19 novenbre 1939.
Nel 1940 fu richiamato dal maresciallo dei carabinieri per le «incaute parole» espresse durante il messaggio di dichiarazione di guerra. «Per evitare guai», su consiglio dello stesso cardinale, presentò domanda come cappellano militare che venne respinta.
Nel 1941, ai parrocchiani contrari al servizio militare, consigliò di inoltrare domanda come lavoratori volontari militarizzati in Germania. Dall'ufficio di collocamento di Bologna si fece rilasciare regolare delega per il loro reclutamento. Contemporaneamente si adoperò presso il comando militare per l'esenzione di alcuni parrocchiani.
Il 29 gennaio 1942, su proposta del cardinale, accettò di recarsi a Saarbrücken (Germania), come cappellano dei lavoratori militarizzati. Si scontrò con i delegati sindacali fascisti e con i dirigenti tedeschi in difesa degli operai.
Dopo il 25 luglio 1943, per dissensi con i tedeschi sul trattamento riservato agli operai italiani, subì gli arresti domiciliari a Neustadt ed a Heidelberg.

Dopo l’8 settembre 1943, deciso a rientrare in Italia, non fidandosi dei tedeschi, non si presentò a Francoforte per prendere il treno messo a disposizione degli italiani per il rimpatrio. Andò a Merlebac dove si fece ricoverare in ospedale per un intervento. Aiutato da un medico, riuscì a raggiungere Innsbruck e approfittando della confusione per un bombardamento aereo, riuscì a varcare la frontiera e, a piedi o con mezzi di fortuna, raggiunse Borgo Panigale da dove, con un taxi, rientrò a Burzanella.
Ripreso possesso della sua parrocchia, visto l'incalzare degli eventi, riunì una sera i parrocchiani per organizzare la difesa dell'abitato. Consigliò loro di rispondere alla chiamata della RSI «per poi scappare con le armi» e darsi alla macchia. Vennero così organizzandosi i primi gruppi armati di cui fu tenuto costantemente informato. Su suo consiglio, in breve tempo, venne costruito un rifugio antiaereo sotto il monte del torrente Vezzano.
Nell'inverno 1943-44 ospitò in canonica un gruppo di ebrei bolognesi inviatogli dall'aw. Fernando Rozzi. Nel febbraio 1944 fu interrogato dal comando tedesco che voleva conoscere se nella zona vi erano ebrei e partigiani, e sempre nella stesso mese ospitò anche 40 frati missionari del Sacro Cuore.
Nella primavera 1944, essendo aumentato il numero dei partigiani, chiese, tramite Rozzi, a Mario Bastia e Massenzio Masia, la collaborazione di militari capaci di addestrare i partigiani. Scontratosi con Pietro Pandiani, si collegò alla brigata Stella rossa Lupo comandata da Mario Musolesi. Destreggiandosi con scaltrezza tra fascisti e tedeschi, riuscì a convincere il comando tedesco ad impiegare nella costruzione di una strada verso Monte Acuto Ragazza (Camugnano) il maggior numero di rastrellati. Le azioni di alcuni gruppi di partigiani determinarono, a partire dalla primavera-estate 1944, non poche difficoltà.
Il 19 luglio 1944 i nazifascisti effettuarono un grande rastrellamento a seguito dell'uccisione di Maria Manfredini cognata del reggente del fascio. Dopo aver assistito spiritualmente all'uccisione di un gruppo di partigiani, da parte dei tedeschi, si adoperò presso il comando tedesco di stanza a Castiglione de' Pepoli per ottenere la liberazione dei catturati che furono rilasciati il 22 luglio.
Il 26 settembre 1944, venuto a conoscenza dell'imminente attacco tedesco, che culminò con l'eccidio di Marzabotto, tramite Raffaele Forni informò Musolesi che non lo ascoltò. Informò anche don Ferdinando Casagrande, don Ubaldo Marchioni e don Giovanni Fornasini, i quali preferirono restare con i loro parrocchiani.
Il 27settembre 1944, con 2.000 parrocchiani abbandonò Burzanella dirigendosi verso Monte Acuto Ragazza e attraversò il fronte.
Riconosciuto partigiano nella brigata Stella rossa Lupo, con il grado di capitano, dal 23 dicembre 1943 alla Liberazione. [AQ]
Testimonianza in RB5. Ha pubblicato: La bufera. Parroco nella Resistenza, Bologna, 1994.