Salta al contenuto principale Skip to footer content

Angelo Salizzoni

15 Ottobre 1907 - 1 Febbraio 1992

Scheda

Angelo Salizzoni, da Giacomo e Venusta Stanzani; nato il 15 ottobre 1907 a Bologna; ivi residente nel 1943. Ragioniere. Impiegato INA Assicurazioni.
Iscritto alla DC.
Dirigente diocesano della GIAC, con Achille Ardigò, Alfono e Giorgio Melloni, Franco Egisto Pecci, Rosalia e Roberto Roveda, Vittoria Rubbi, fondò la DC bolognese che «ebbe un carattere locale con il beneficio di comunicazioni ricevute soprattutto da Roma» (A. Ardigò). Ad Alfonso Melloni fu legato da ideali, esperienze ed amicizia consolidatesi negli anni: entrambi avevano completato la loro formazione spirituale e religiosa nel circolo interparrocchiale Leone XIII, presieduto da Giovanni Moruzzi; entrambi assunsero responsabilità nella AC diocesana a partire dagli anni trenta; entrambi furono dotati di una forte sensibilità per il sociale ed esercitarono un forte ascendente sui giovani. «Esempio di spiritualità e dedizione», per la sua formazione culturale, ideologica, etica, nei confronti del regime passò da una posizione di riserva ad una di resistenza morale, man mano che il fascismo evolveva verso una politica violenta ed oppressiva, profondamente antitetica ai valori di libertà, di rispetto dell'uomo, di giustizia sociale inculcatigli dalla dottrina cristiana.
La sua coscienza critica nei confronti del regime fu alimentata anche dalle Encicliche papali contro il nazismo, il razzismo, lo spietato imperialismo.
Il radio messaggio natalizio di Pio XII del 1942, invitante i giovani «non al lamento, ma all'azione», segnò il suo passaggio dalla resistenza morale all'impegno politico, modellato secondo gli insegnamenti teologici, filosofici e sociali della Chiesa. In questo cammino faticoso e tormentato, decisivo fu il contributo, il sostegno dei cattolici popolari che non avevano dubitato sulla liceità morale di opporsi al fascismo. Un ruolo importante per la ribellione al regime fu giocato da mons. Emilio Faggioli, da p. Innocenzo Maria Casati, da p. Francesco Samoggia «che ebbero un peso nell'innamorate le coscienze giovanili e nell'educarle ai valori della libertà, della giustizia, della democrazia e accrebbero l'impegno di partecipazione dei giovani nella lotta di liberazione».
Il 6 gennaio 1943 partecipò nel convento di San Domenico alla riunione di studio, presieduta da p. Casati, sulla tematica etico-sociale e, in cui conobbe Filippo Cavazza.
Nel marzo 1943 a Roma partecipò al convegno organizzato dal Movimento laureati cattolici sul radio messaggio di Pio XII. In casa Spataro ebbe i primi contatti con gli ex popolari, i dirigenti dell'AC, i professionisti e con Alcide De Gasperi, i quali stavano costituendo il partito della DC. «Mi apparve un mondo nuovo [...], soprattutto per me che ne avevo fatto a distanza la non agevole ricerca perché allora non era possibile trovarsi». Nel corso di questi incontri discusse anche l'azione di organizzazione e proselitismo da avviare nel Bolognese.

A partire dall'inverno 1943 sempre più negli incontri formativo-spirituali dei giovani dell'AC venne inserendo il tema dell'impegno politico. Assertore di una ripresa dell'azione politica dei cattolici per motivi etico-religiosi, si rese conto che bisognava colmare l'impreparazione politica in senso stretto dei giovani ai quali, durante il ventennio, era mancato il contatto «con coloro che avevano fatto l'esperienza nel PPI» e che potevano essere punto di riferimento delle nuove generazioni. Nonostante le difficoltà di riannodare i fili con gli ex popolari per la mancanza di una struttura partitica, prese contatti con Fulvio Milani, Raffaele Ottani, Carlo Strazziari per la ricostituzione in clandestinità di un partito dei cattolici.
Dotato di forte sensibilità politica, divenne stretto collaboratore di Fulvio Milani con il quale «condivise il merito di aver operato la saldatura tra ex popolari e nuove generazioni» (A. Ardigò). Si adoperò e partecipò attivamente agli incontri organizzati dalla FUCI, dal Movimento Laureati cattolici, dall'AC, su tematiche politiche, sociali ed ideologiche, tenute nel convento di San Domenico, nel Collegio di San Luigi, nella chiesa di San Giovanni in Monte. Gli incontri per l'organizzazione militare, poi, ebbero luogo nel Seminario ONARMO di via Valverde, nel collegio dei Sacerdoti del Sacro Cuore di via Derna (oggi S. Vincenzi).
A partire dalla fine del 1943 fece parte del gruppo ristretto che si riunì in casa Melloni per discutere i documenti inviatigli da Roma da Paolo Moruzzi sul partito dei comunisti-cristiani. Dopo un'attenta valutazione e discussione, l'adesione a tale partito venne scartata, optando per la costituzione di un partito nuovo che riprendesse la tradizione cattolico-popolare.
Per tutto l’inverno-primavera 1944 partecipò attivamente alle riunioni dei gruppi ristretti in cui si elaborò la strategia politica di partecipazione dei cattolici alla Resistenza, si definì la linea sul piano militare, politico ed assistenziale, nonché «la direzione politica dei vari gruppi e delle persone che divennero elementi attivi della DC nella clandestinità» (Ardigò).
Con Cavazza e Milani sostenne l'ingresso dei cattolici nel CLN, adesione sollecitata da Verenin Grazia e da esponenti del PCI. La decisione, lunga e sofferta, contrastata da dubbi ed incertezze, dalla mancanza di collegamenti con l'Alta Italia, fu assunta nel giugno 1944 dopo discussioni in casa Cavazza cercando di individuare una linea di collaborazione politica con gli altri partiti di ideologie, programmi e matrici storiche diverse. Entrato con Cavazza nel CLN, Milani «capo e maestro» gli fornì preziosi suggerimenti per la collaborazione e la convivenza con gli altri partiti politici, per la liberazione dal regime nazifascista, per la predisposizione di un'organizzazione futura della società su basi di libertà e giustizia. «Dotato di grande equilibrio e saggezza, di sensibilità politica» (G. Sgarbi), si adoperò per salvaguardare l'unanimità delle decisioni e sostenne soprattutto una linea politica che evitasse azioni cruente tali da causare ritorsioni sulla popolazione inerme. «Attivo e coraggioso» si adoperò per l'ingresso nel CLN dei liberali, contattando al circolo della Caccia Antonio Zoccoli.
Come rappresentante della DC partecipò alla costituzione della CCdL. Sempre nel giugno 1944 fu presente alla riunione nella sede dell'AG (via Zamboni, 22) in cui - ha scritto Ardigò - dovette impegnare «tutto il suo ascendente per convincere i giovani a costituire il movimento giovanile della DC». Attraverso i canali della GIAC, mantenne i contatti con i gruppi cattolici sorti ed operanti in provincia.
Nell'ottobre 1944 il campanile della chiesa di Santa Cristina fu messo a disposizione per riunioni del CLN.
Dopo l'arresto del gruppo dirigente del PdA, per evitare infiltrazioni nel comando del CLN, fu incaricato dalla presidenza, di mantenere i collegamenti con gli azionisti di sicura appartenenza.
Riconosciuto partigiano nella 6a brigata Giacomo dall'1 settembre 1944 alla Liberazione. [AQ] Testimonianza in RB1.