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Leone Alberto Orvieto

6 dicembre 1866 - 6 Febbraio 1944

Scheda

Leone Alberto Orvieto, da Raffaele e Sara Castelli; nato il 6 dicembre 1866 a Livorno. Nel 1943 residente a Bologna. Rabbino maggiore della Comunità israelitica bolognese. Nel 1900 raccolse l'eredità spirituale di Marco Momigliano. Nel corso del suo magistero - durato più di un quarantennio - gli toccò il compito di seguire, indirizzare e spesso correggere la prima generazione di ebrei nati fuori dal ghetto, in un clima di totale libertà.
Non fu sionista, ma si oppose sempre alla spinta all'integrazione degli ebrei nella società dei gentili e, in particolare, ai matrimoni «misti», da lui considerati il primo passo per uscire dalla «nazione ebrea». Divenuto rabbino maggiore nel 1929, salutò con favore la politica religiosa del regime fascista il quale, dopo il Concordato con la chiesa cattolica, impose nuove regole ai culti minori. Con la legge del 1930 la Comunità israelitica bolognese - in precedenza chiamata Associazione volontaria israelitica e Università israelitica - divenne la casa obbligata di tutti gli ebrei, religiosi o no che fossero. Negli anni della guerra d'Etiopia - interpretando l'orientamento politico della grande maggioranza degli ebrei bolognesi - tenne discorsi e funzioni religiose in Sinagoga a favore della tardiva avventura coloniale italiana. Rimase profondamente amareggiato e deluso quando il regime, nel 1938, promulgò la legislazione per la «difesa della razza». Passato da una posizione di aperta adesione al fascismo a una di morbida opposizione, guidò con grande determinazione la sua piccola comunità negli anni della dura persecuzione razziale.

Dopo l’8 settembre 1943 abbandonò Bologna, con la moglie Margherita Cantoni, e si rifugiò a Firenze presso alcuni parenti. A causa di una delazione, venne arrestato dal Reparto Servizi Speciali, conosciuto come la Banda Carità, con la moglie nel dicembre 1943. Fu deportato prima nel campo di concentramento di Fossoli (Carpi-MO) e da qui trasferito ad Auschwitz con il treno partito da Milano il 30 gennaio 1944 e muore all’arrivo il 6 febbraio 1944. Nel 1950 il tribunale ha dichiarato la irreperibilità. [O]

A lui è dedicata una pietra d'inciampo, collocata in Via De Gombruti 9 (allora 19).