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Giovanni Masi detto/a Gianni, Carlo

19 aprile 1925 - 6 aprile 1945

Scheda

Giovanni Masi, nome di battaglia "Gianni, Carlo", da Ernesto ed Amalia Grandi; nato il 19 aprile 1925 a Granarolo Emilia. Nel 1943 residente a Bologna. 2a avviamento professionale. Operaio meccanico. Discendente da famiglia colonica antifascista, sull'esempio del fratello Giacomo, nel 1941 si iscrisse al PCI. Assunto all'officina ACMA nello stesso anno, con la qualifica di aggiustatore, divenne organizzatore sindacale e fondatore di una cellula comunista all'interno della fabbrica. I suoi compagni di lavoro lo elessero "fiduciario di fabbrica". Nel 1942 si trasferì alla "Ducati" di Borgo Panigale e qui intensificò la sua attività politica. Successivamente venne nominato responsabile del PCI per la zona Saffi (Bologna). Fu tra gli organizzatori delle proteste contro i sindacalisti fascisti e degli scioperi operai che si svolsero nella primavera 1943 e durante i "45 giorni" del governo Badoglio per rivendicare la pace. 

Dopo l'8 settembre 1943 fu tra i primi organizzatori del movimento partigiano. Nell'ottobre 1943 venne arrestato dentro la Ducati, e, benché torturato a sangue dalla polizia nazifascista, non lasciò trapelare alcunché della sua attività; fu rilasciato. Ai primi del dicembre 1943, per incarico del PCI, con altri 4 compagni, diede vita al Comitato sindacale clandestino per la provincia di Bologna, che nelle settimane e nei mesi successivi orientò l'attività dei comitati sindacali di fabbrica nell'azione contro l'elezione delle commissioni interne volute dai fascisti, fino agli scioperi dall'1 all'8 marzo 1944. A fine dicembre 1943, costituì i primi nuclei del FdG e divenne, poi, il responsabile provinciale dell'organizzazione patriottica giovanile. Per la positiva esperienza compiuta nel Bolognese, nell'aprile 1944, fu chiamato a Milano dove collaborò con Eugenio Curiel alla direzione nazionale del FdG. Arrestato nell'agosto 1944 assieme ad altri giovani, fu nuovamente torturato dalle SS tedesche e dalle brigate nere di fronte alle quali assunse su di sé tutte le responsabilità attribuite agli arrestati. Doveva essere fucilato, ma circostanze impreviste determinarono il rinvio dell'esecuzione.

Dopo alcuni mesi di detenzione nel carcere di San Vittore venne deportato in Germania; fu rinchiuso nei campi di concentramento di Dachau, Buchenwald e Bad Gandersheim. Venne trucidato a colpi d'arma da fuoco in un bosco nei pressi di Zellerfeld (Germania), assieme ad altri 9 deportati italiani e francesi, ai quali erano venute a mancare le forze durante una marcia di annientamento il 6 aprile 1945. Riconosciuto partigiano dal 9 settembre 1943 al 6 aprile 1945. [Luigi Arbizzani]

E' sepolto nel Monumento Ossario ai Caduti Partigiani della Certosa di Bologna ed è ricordato nel Sacrario di Piazza Nettuno.