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Il convento di San Domenico luogo di soccorso e di rifugio

Politico Luglio 1944

Schede

Dopo le prime incursioni aeree su Bologna il convento di San Domenico apre le porte a malati e feriti: assieme alla caserma Cialdini e alle scuole Pier Crescenzi diventa Ospedale di guerra n. 1. La comunità domenicana svolge durante tutto il conflitto una notevole attività per la pacificazione e l’incolumità dei cittadini di ogni fede politica. Il convento di San Domenico è aperto a tutti e l’opera di soccorso è al di sopra delle parti.
Più di 300 famiglie nascondono in convento i loro beni preziosi, i mobili, le suppellettili. Ma anche enti pubblici chiedono di riparare tra le sacre mura materiale strategico: il chiostro di San Domenico è invaso ad esempio da materiale delle ferrovie dello stato (tra cui più di 250 chilometri di filo di rame), da trasformatori elettrici e macchine dello zuccherificio e della centrale del latte. Nell’orto del convento pascolano circa 350 capi di bestiame di grossa taglia, soprattutto cavalli e mucche. Assieme alle opere d’arte della chiesa, tra le quali l’arca e le reliquie di San Domenico, è nascosta la collezione aurea Venturini di Massalombarda, che comprende preziosi di valore inestimabile.
Già dal 1942, attorno a padre Casati si riuniscono esponenti del laicato cattolico antifascista, quali il conte Cavazza, Angelo Salizzoni, Raimondo Manzini, Angelo Senin, il prof. Tito Carnacini, l’on. Milani. Oltre ai malati, nel convento sono ricoverati religiosi e religiose di clausura, le orfanelle di San Luca, è organizzata l’accoglienza di militari sbandati, rastrellati e civili passati alla Resistenza.
Vi si tengono riunioni del CUMER, il comando militare della Resistenza, cui partecipano il comandante Dario (Ilio Barontini) e il commissario politico Gianguido Borghese.
Nei giorni a ridosso della liberazione i padri domenicani mediano tra la Resistenza e gli esponenti moderati del fascismo e si adoperano per la pacificazione e per la salvezza di personalità compromesse, quali lo stesso podestà Agnoli.

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