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Giacomo Casoni Dal Monte

28 marzo 1891 - [?]

Scheda

Giacomo Casoni Dal Monte, da Giambattista e Gentile Lega; nato il 28 marzo 1981 a Imola. Studiò a Roma, laureandosi in legge nel 1916. Prese parte alla prima guerra mondiale, durante la quale venne promosso capitano e decorato con la croce di guerra.
Nel 1919, dopo essere stato giudice relatore al tribunale militare di Roma, congedato e rientrato a Imola, aderì al PPI, divenendo in breve, per riconoscimento unanime, la personalità più spiccata tra i cattolici del circondario impegnati nell'azione sociale e politica. Con don Giovanni Bettelli , don Gaspare Bianconcini , Carlo Brialdi , Giambattista Morsiani , Angelo Nanni, Domenico Ravanelli , tra il 1920 e il 1924, operò per la difesa e l'affermazione della presenza popolare della sua zona, sia sul terreno sociale - con le Fratellanze coloniche e l'Unione del lavoro - sia sul terreno politico, sostenendo, anche praticamente, con l'apertura delle circolo popolare in palazzo Monsignani - sede di tutte le associazioni cattoliche imolesi - l'unità della militanza cattolica. Candidato nel collegio di Bologna, Ferrara, Ravenna, Forlì nelle elezioni del 1921 ottenne 2187 voti di preferenza.
Nel 1922 venne eletto consigliere comunale di Imola e provinciale di Bologna. In quei difficili anni non scese ad alcun compromesso, specialmente coi fascisti, concorrendo, anche in questo, a sottolineare la specificità della presenza popolare e cattolica imolese, che tentò, finché fu possibile, di mantenere in vita - dimessosi nel maggio 1924 da consigliere e assessore comunale e il 4 dicembre 1945 da consigliere provinciale - con riunioni e incontri privati nella propria villa.
Senza pronunciare alcuna condanna ritenne, tuttavia - forte della condizione di favore derivante dalla sua posizione economica - «un dovere non piegarsi» al fascismo.
Sposatosi nel 1925, si dedicò alla professione, non mancando, pur nell'isolamento, di affiancare l'opera dei sacerdoti imolesi - specialmente don Gaspare Bianconcini, don Gracco Musconi , don Giulio Minardi - contrari al nuovo regime; di aiutare i confinati politici e le loro famiglie; di restare in contatto con gli ex-popolari romani, milanesi, bolognesi (Fulvio Milani ).
Richiamato alle armi, tra il 1940 e il 1942 - cioè, fino alla dichiarazione di incompatibilità sancita per gli ufficiali non iscritti al PNF - fu capogruppo della sezione militare censura di guerra di Forlì. La permanenza nella città romagnola gli consentì di approfondire i contatti con quegli ambienti cattolici.
Con Giulio Miceti , fin dal 1941, costituì il Comitato di azione antifascista, trasformatosi, poi, nel 1943 in CLN. Durante l'occupazione nazista subì gli arresti, per essere uno dei principali punti di riferimento della resistenza imolese. Tenne sempre a marcare la distinzione tra la presenza cattolica imolese e quella bolognese. «La Resistenza imolese - sottolineò - non ha avuto rapporto alcuno con quella di Bologna, anche per l'incompatibilità di carattere che c'è sempre stata tra Bologna ed Imola, che è e si considera romagnola anche se assurde disposizioni di legge l'hanno strappata alla Romagna per sottoporla a Bologna». Ebbe numerosi incontri con gli antifascisti romagnoli, in particolare con Bruno Angeletti, Federico Comandini, Cino Macrelli e «frequenti rapporti» con Ivanoe Bonomi a Roma.
A Imola tenne i contatti con Decio Marchesi, socialista, e Mario Neri, repubblicano, «per costituire il Comitato antifascista imolese, dipendente dal Comitato romagnolo e completamente distinto ed autonomo dal Comitato Bolognese».
Con la liberazione riassunse, con la DC, il ruolo di capofila della presenza e dell'azione politica dei cattolici imolesi. Nella sua zona, per incarico del CLN, contribuì ad avviare la ripresa in campo agricolo, industriale e artigianale, tramite, soprattutto, la Cassa di Risparmio, che, durante la sua presidenza, iniziata per designazione unanime nel 1945 e continuata fino alla morte, divenne «il principale organo di propulsione di tutte le attività economiche della zona imolese».
Ha pubblicato: I cattolici e la Resistenza, in Imola. Medaglia d’oro al valor militare, pp. 81-6. [A]