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Clodoveo Bonazzi

13 maggio 1890 - [?]

Scheda

Clodoveo Bonazzi, da Giuseppe e Albina Costa; nato il 13 maggio 1890 a Castel Maggiore. Figlio di un operaio, dopo aver frequentato la 3a elementare, cominciò a lavorare come garzone muratore e poi divenne operaio fonditore.
Poco più che diciottenne era già attivo militante: propagandista anarchico e sindacalista rivoluzionario, lettore, sottoscrittore e diffusore de «II Libertario» di La Spezia e «L'Alleanza libertaria» di Roma, e di altri fogli anarchici.
Nel dicembre 1909 promosse in Castel Maggiore una conferenza di Armando Borghi che, parlando su Ferrer e la scuola moderna, venne denunziato. Nel dicembre 1910 partecipò al congresso anarchico romagnolo svoltosi a Castelbolognese (RA).
Emigrò a Bologna il 27 novembre 11. Il 25 febbraio 12 venne nominato componente della commissione esecutiva della Vecchia camera del lavoro di Bologna, di indirizzo sindacalista rivoluzionario, responsabilità a cui fu chiamato anche negli anni successivi fino al trasferimento a Piacenza.
Sempre nel 1912 fu nominato membro del comitato Pro vittime politiche, l'organizzazione anarchica per il soccorso ai perseguitati dai pubblici poteri. Partecipò al congresso nazionale dell'USI svoltosi a Milano (4 luglio 1213). Schieratosi con l'ala anarcosindacalista contraria all'interventismo nel conflitto mondiale, collaborò a «Guerra di classe», il periodico dell'USI, sorto in Bologna dal 17 aprile 15.
Dopo il 30 ottobre 15, quando il presidente del consiglio Antonio Salandra, inaugurando a Parma il Civico ospedale, vantò che pure i sindacalisti rivoluzionari combattevano per la «grandezza della Patria», assieme ad Armando Borghi, scrisse al sindacalista interventista Livio Ciardi: «Aderiamo anche noi buffone». Dall'8 aprile 16, passò a Piacenza, dove assunse la responsabilità di segretario di quella Camera del lavoro sindacalista in sostituzione di Armando Borghi.
Subito promosse una intensa attività nella città ed in varie località della provincia. Allo scopo di stroncarne l'attività, venne richiamato alle armi ed assegnato al 10° rgt artiglieria da fortezza di stanza a Piacenza. Successivamente, per qualche tempo, venne esonerato dal servizio militare e addetto quale fonditore nello stabilimento ausiliario delle Officine meccaniche piacentine.
Clandestinamente, continuò i rapporti con le organizzazioni anarchiche nazionali e piacentine sicché le autorità poliziesche che lo sorvegliavano assiduamente provvidero, e il 23 dicembre 16 venne inviato in zona di guerra.
Dopo la fine del conflitto, congedato dal servizio militare, divenne segretario generale della Vecchia camera del lavoro di Bologna e membro del comitato centrale dell'USI.
Partecipò al congresso dell'USI a Parma (20-22 dicembre 19) che segnò la ripresa postbellica dell'organizzazione. Assieme a numerosi altri componenti del consiglio generale dell'USI riunito a Bologna venne arrestato nella serata del 20 ottobre 1920 e trattenuto per alcuni giorni.
Condusse le leghe aderenti alla propria Camera alle impetuose lotte del dopoguerra su terreni prima discordi ma, alla fine, convergenti con quelli della Camera confederale.
Bersagliato dagli squadristi, nella notte dell'1 giugno 1922, venne affrontato da un gruppo di fascisti penetrati nella sua casa e colpito da pugnalate tra le braccia della vecchia madre e della moglie Adalcisa Romagnoli.
Rapidamente rimessosi dalle ferite provocategli dagli aggressori, partecipò, con la delegazione anarchica italiana, alla conferenza internazionale sindacale rivoluzionaria che si svolse a Berlino dal 16 al 18 giugno 1922. Su «Sempre! Almanacco n. 2 (1923) di guerra di classe», edito agli inizi del 1923, sotto lo pseudonimo di Nello scrisse un saggio acuto e nervoso sulle lotte contadine ed operaie del dopoguerra nel bolognese - L'epicentro del fascismo - ove criticò le manchevolezze riformistiche e tracciò un quadro della violenta ascesa fascista fino alla distruzione del movimento rivoluzionario organizzato.
A seguito delle continue persecuzioni fasciste, nel giugno 1923 si dimise da segretario della Vecchia camera del lavoro e, presso la ditta Brizzi & Grossi, riprese a lavorare come fonditore. Sempre vigilato dalle autorità poliziesche durante il ventennio fascista, mantenne continuamente fermi i suoi principi. Subì brevi arresti.
Durante la guerra di liberazione partecipò alla lotta contro i nazifascisti. Concorse alla costruzione della Camera confederale del lavoro di Bologna sulla base unitaria del patto di Roma.
Con la sua partecipazione alla definizione dei programmi ed alla formazione degli organismi esecutivi che furono varati a partire dall’11 novembre 1944, la Vecchia camera del lavoro di Bologna e la componente sindacale anarco-rivoluzionaria si univano alle componenti sindacali socialcomuniste (rappresentate nelle persone di Giuseppe Bentivogli e di Paolo Betti ) ed a quella cattolica (rappresentata nella persona di Angelo Salizzoni ), confluendo nella Camera confederale del lavoro di Bologna aderente alla nuova Confederazione generale italiana del lavoro.
Avevano così vita, oltre che il massimo organismo sindacale della provincia, numerosi sindacati di categoria che esplicarono pur nella clandestinità una importante e vasta azione sindacale. Il suo nome è stato dato a una strada di Bologna, di Castel Maggiore e di Malalbergo. [AR]