Note sintetiche
Onorificenze
Medaglia d'Argento al Valor Militare
Dopo l'armistizio fu tra i suscitatori e gli animatori della resistenza armata allo invasore tedesco assumendo, nelle file partigiane, incarichi di responsabilità e di comando. Ripetutamente affermatesi per doti di trascinatore e per valoroso personale comportamento, particolarmente si distinse il giorno 8 settembre 1944 nel capitanare, con estrema decisione, un ardimentoso e molto ben riuscito attacco contro il munito presidio di Bisano ed il giorno 28 settembre 1944 nel duro combattimento di Casoni di Romagna dove riportò anche la ferita al petto. Caduto in un'imboscata venne trucidato dopo strenua resistenza.
Zona di Bologna, settembre 1943 - ottobre 1944
Scheda
Luciano Proni, nome di battaglia "Kid", da Adolfo e Assunta Venturoli; nato il 18 febbraio 1919 a Bologna; ivi residente nel 1943. Studente universitario di Archittetura.
Prestò servizio militare in Albania e in URSS. Fece parte del gruppo dirigente della FGSI di Bologna e fu uno dei promotori della brigata Matteotti Città.
Il 23 settembre 1943, con Leandro e Vincenzo Monti, recuperò parte delle armi abbandonate nella caserma di via Agucchi che servirono per la brigata.
Fu uno dei massimi dirigenti della brigata sino al luglio 1944 quando, per la delazione di una donna, furono arrestati numerosi militanti della FGSI.
Quando le brigate nere si recarono ad arrestarlo, nella sua abitazione in via del Carro 9, riuscì a fuggire fortunosamente in mutande, passando lungo i tetti da un'abitazione all'altra. Si recò sull'Appennino bolognese, tra Pianoro e Monterenzio, ed entrò a far parte della 62ª brigata Camicie rosse Garibaldi. Divenutone il comandante, la guidò con grande coraggio e capacità militare in tutti i combattimenti che la formazione sostenne nell'estate-autunno. Il 26 settembre 1944 venne colpito al polmone sinistro da un colpo di mitra, in uno scontro con i tedeschi in località Casoni di Romagna (Casalfiumanese). Lo salvò Medardo Bottonelli "Sfìlatino". Incurante dei tedeschi che avanzavano, se lo caricò sulle spalle e lo portò in una casa colonica dove ebbe i primi soccorsi. Dopo essere stato curato prima da un medico di Castel San Pietro e poi nell'infermeria partigiana di Bologna, in via Duca d'Aosta 77 (oggi via Andrea Costa), ai primi di ottobre riprese la lotta nelle fila della brigata Matteotti Città. Pare che avesse avuto da Sante Vincenzi "Mario", uno dei massimi dirigenti del CUMER, l'incarico di attraversare le linee per una missione politico-militare. Il 28 ottobre 1944, mentre transitava a piedi in via Barbieri (Bologna), venne identificato da una pattuglia di fascisti e ucciso sul posto. Poiché era privo di documenti, e di conseguenza, la famiglia non potè essere avvertita, venne inumato anonimo. Solo nel settembre 1945 la famiglia riconobbe alcuni suoi indumenti conservati in un sacco presso l'istituto di Medicina legale di Bologna.
Gli è stata conferita la medaglia d'argento alla memoria. Riconosciuto partigiano con il grado di maggiore dal 9 settembre 1943 al 28 ottobre 1944. Il suo nome è stato dato a una strada di Bologna. [Nazario Sauro Onofri] E' sepolto nel Monumento Ossario ai Caduti Partigiani della Certosa di Bologna.