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Progetto architettonico per la Certosa

inizio XIX secolo

Schede

Il progetto a penna acquerellata reca in alto la dicitura, in eleganti caratteri, “Prospetto e Pianta dell’Arco dante accesso alla Chiesa da costruirsi nel Cimitero Comunale, la quale resterà di prospetto alla gran Strada intersecante il sudetto Cimitero. All’opposta parte del quale fabbricato ne viene altro Arco di equal costruzione”. In basso, ai lati della sezione orizzontale, compare, invece, la scritta: “Superficie occupata dalle celle del già Convento della Certosa da ridursi ad uso di sagrestia & anche a camere sepulcrali, volendo per comodo di quelli, ne posso fare inchiesta (?)”.

Il progetto, in scala metrica in piedi bolognesi, prevede che il portico ad arcate trabeate a pieno centro, su colonne con capitelli corinzi e oculi nei pennacchi, in un evidente richiamo alle soluzioni brunelleschiane dell’Ospedale degli Innocenti, sia interrotto da un arco trionfale sormontato da un frontone triangolare. Questo presenta modiglioni disposti sia sotto l’architrave sia lungo i lati obliqui, soluzione non “ortodossa” secondo i canoni vitruviani degli ordini architettonici, che ha, però, un riferimento aulico al timpano del Pantheon. Il prospetto dell’arco a tutto sesto di accesso alla chiesa è suddiviso in due registri: in quello inferiore vi sono due nicchie a sezione semicircolare in cui sono collocate due statue, mentre i riquadri, situati al di sopra delle nicchie, contengono tondi a bassorilievo. Sui pennacchi dell’arco, sottolineato dalla chiave di volta, si sono due sculture raffiguranti angeli. Attraverso l’arco si accede alla Chiesa, da un vestibolo ad andamento trasversale che assume forma ovata con due esedre semicircolari alle estremità. Il progetto denota una grande attenzione alla scansione geometrica delle parti, con gli spazi organizzati in modo razionale. Dall’arco si intravede la volta a lacunari della chiesa e le due colonne trabeate poste dopo il vestibolo; lo spazio semicircolare del vano della chiesa è scandito da un portico, mentre al centro è collocato un gruppo scultoreo raffigurante la Deposizione dalla Croce.

Il progettista è Giovanni Bassani, “pubblico ingegnere” ed architetto attivo fra la fine del Settecento ed i primi anni dell’Ottocento (da non confondersi con il Petronio Bassani, autore della Guida agli amatori delle Belle Arti), cui si deve la facies attuale di Palazzo Gessi in via Montegrappa a Bologna e che, talvolta, affianca il ben più noto Giovanni Battista Martinetti. Con la nuova destinazione d’uso di tipo cimiteriale dell’antico convento, molte sono le proposte elaborate dagli architetti che, inizialmente, cercano di adattare gli spazi preesistenti del complesso, poi cominciano ad occupare gran parte delle zone precedentemente destinate ad orti dai monaci, costruendo loggiati e padiglioni che si rivelano dei veri esercizi di stile, basati sull’applicazione degli ordini classici e sulla manualistica ad uso corrente, come la raccolta di Jean Nicolas Luois Durand (1802 - 1805). L’ipotesi progettuale di Bassani resta un esercizio accademico, anche se l’idea di un vano semicircolare scandito da colonne è concretizzata da Angelo Venturoli all’estremità della Sala delle Tombe, in cui in seguito si realizzerà l’effetto scenografico con il grande leone in stucco di Carlo Monari. Il progetto di una scenografica quinta sul Chiostro Terzo verrà affidata all'archietto Ercole Gasparini che all'inizio dell'800 realizzerà la Cappella dei Suffragi, di cui ora rimane solo il blocco di ingresso: il rimanente fu demolito dopo l'Unità d'Italia per ampliare il cimitero.

Giovanni Bassani (Bologna, 1766 - doc. 1814), Progetto architettonico per la Certosa. Penna acquerellata su carta, applicata su carta di supporto mm 525 x 402. Bologna, Collezioni d’Arte e di Storia della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna, I/301.

Teresa Ferrari, Daniela Sinigalliesi

Testo tratto da: Buscaroli B., Martorelli R. (a cura di), Luce sulle tenebre: tesori preziosi e nascosti della Certosa di Bologna, catalogo della mostra, Bologna, Bononia University Press, 2010.