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Proclama di Alexander

13 novembre 1944

Schede

Nell'agosto 1944 - subito dopo la liberazione di Firenze - il CUMER predispose un piano insurrezionale che sarebbe dovuto scattare in concomitanza con l'avvicinarsi delle truppe alleate alle città dell'Emilia-Romagna. Gli inglesi dell'VIII armata, che risalivano la costa adriatica, una volta giunti a Rimini avrebbero dovuto proseguire verso Ravenna e verso Forlì. Gli americani della 5a armata avrebbero dovuto puntare da Firenze verso Bologna e Imola. Sia pure con fatica, gli americani superarono il crinale appenninico, dopo avere sfondato da Linea Gotica, ma ai primi di ottobre si fermarono a poco meno di una ventina di chilometri da Bologna. Nello stesso tempo gli inglesi rallentarono la marcia verso Ravenna e Forlì. Il CUMER - secondo alcune versioni sarebbe stato avvertito che l’avanzata sarebbe stata interrotta, mentre non sarebbe stato informato, secondo altra versione - continuò a mantenere in atto il piano insurrezionale, con grave pericolo per le formazioni partigiane che, sin dall'estate, avevano cominciato ad ammassarsi nelle città.
Alcune basi furono scoperte e si ebbero i sanguinosi scontri all'università il 20 ottobre, a Porta Lame il 7 novembre e alla Bolognina il 15 novembre. Il mistero dell'improvviso arresto dell'avanzata americana e della lenta marcia degli inglesi fu chiarito il 13 novembre quando "Italia combatte" - la stazione radio del comando anglo-americano in Italia - trasmise questo proclama: 

«Patrioti!
La campagna estiva, iniziata l’11 maggio e condotta senza interruzione fin dopo lo sfondamento della linea gotica, è finita: inizia ora la campagna invernale. In relazione all’avanzata italiana, nel periodo trascorso, era richiesta una concomitante azione dei patrioti: ora le piogge e il fango non possono non rallentare l'avanzata alleata, e i patrioti devono cessare la loro attività precedente per prepararsi alla nuova fase di lotta e fronteggiare un nuovo nemico, l'inverno. Questo sarà duro, molto duro per i patrioti, a causa delle difficoltà di rifornimenti e di viveri e di indumenti: le notti in cui si potrà volare saranno poche nel prossimo periodo, e ciò limiterà pure la possibilità di lanci; gli alleati però faranno il possibile per effettuare i rifornimenti.
In considerazione di quanto sopra esposto il generale Alexander ordina le istruzioni ai patrioti come segue:
1) Cessare le operazioni organizzate su larga scala.
2) Conservare la munizioni ed i materiali e tenersi pronti a nuovi ordini.
3) Attendere nuove istruzioni che verranno date a mezzo radio "Italia combatte" o con mezzi speciali o con manifestini. Sarà cosa saggia non esporsi in azioni troppo arrischiate; la parola d'ordine è: stare in guardia, stare in difesa.
4) Approfittare però ugualmente delle occasioni favorevoli per attaccare tedeschi e fascisti.
5) Continuare nella raccolta delle notizie di carattere militare concernenti il nemico; studiarne le intenzioni, gli spostamenti, e comunicare tutto a chi di dovere.
6) Le predette disposizioni possono venire annullate da ordini di azioni particolari.
7) Poiché nuovi fattori potrebbero intervenire a mutare il corso della campagna invernale (spontanea ritirata tedesca per influenza di altri fronti), i patrioti siano preparati e pronti per la prossima avanzata.
8) Il generale Alexander prega i capi delle formazioni di portare ai propri uomini le sue congratulazioni e l'espressione della sua profonda stima per la collaborazione offerta alle truppe da lui comandate durante la scorsa campagna estiva
».

Il generale Harold G. Alexander era il comandante supremo delle truppe alleate nel Mediterraneo. Le ragioni della grave decisione di sospendere le operazioni per tutto il periodo invernale vanno ricercate nei contrasti esistenti tra i governi inglese e americano a proposito della conduzione della guerra in Italia. Per gli americani e l'URSS quello italiano era un fronte secondario e lo sforzo maggiore doveva essere fatto in Francia, per mirare al cuore della Germania. Per gli inglesi, quello italiano era un fronte importantissimo. Dalla penisola si sarebbe dovuto fare uno sforzo per raggiungere Trieste in autunno e passare in Austria prima dell'arrivo dell'Armata rossa. Il punto di vista americano prevalse e quello italiano divenne un "fronte dimenticato". I dirigenti della Resistenza appresero questa decisione dalla radio, così come l'appresero i nazifascisti, i quali ora sapevano con certezza che avevano molti mesi di tregua, durante i quali avrebbero potuto rivolgere tutte le energie contro l'esercito partigiano per distruggerlo. I mesi di novembre e dicembre furono molto drammatici per la Resistenza a Bologna - Forlì e Ravenna, anche se tardi, furono liberate - perché il dispositivo insurrezionale andava sì smontato, ma non distrutto, anche se il compito più difficile era quello di fare uscire dalla città le centinaia di partigiani che vi erano entrati in previsione dell'insurrezione. Dal momento che non potevano risalire in montagna - perché l'Appennino era stato quasi completamento liberato dagli alleati - i partigiani furono dispersi nella pianura, una zona poco adatta per la guerriglia e dove, tra l'altro, era dislocato il grosso delle truppe tedesche. L'operazione "pianurizzazione" riuscì, ma il costo umano fu altissimo. Del proclama - reso noto nel modo più inopportuno - si può dire almeno una cosa: è un testo ingenuo che dimostra la poca conoscenza che gli ufficiali dello stato maggiore alleato avevano in tema di guerriglia. Numerose le spiegazioni date a posteriori. Secondo alcuni fu un tentativo, non riuscito, di liquidare la Resistenza. Secondo altri, il frutto dell'ingenuità di un cappellano militare, al quale sarebbe stato affidato il compito di scriverlo. Il comando generale del CVL, il 2 dicembre 1944, emanò una circolare per invitare i comandi partigiani a non tenere conto del proclama Alexander e a proseguire lo sforzo militare, anche se l'insurrezione era stata rinviata alla primavera.

[Nazario Sauro Onofri]