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Vallarsa, Pasubio. IL contrattacco italiano giugno-luglio 1916

Battaglia 16 Giugno - 25 luglio 1916

Schede

La sera del 16 giugno 1916 il Comando Supremo Austroungarico ordinò il ripiegamento delle truppe che avevano partecipato alla offensiva di primavera dalla Vallarsa alla Val Sugana, su di una linea difensiva in vista del previsto contrattacco italiano; detta linea in Val Sugana si appoggiava alla sponda occidentale del torrente Maso e al Civaron; dal fiume Brenta all’Adige passando in Altipiano fu scelta la difensiva M.Ortigara – M. Zebio – M. Interrotto – sponda destra dell’Assa e dell’Astico – sponda sinistra del Posina – P. della Borcola – Pasubio – M. Spil - Valmorbia – Zugna Torta, fra il 25 ed il 26 giugno gli austroungarici completarono la ritirata. Sulla fronte Vallarsa, Pasubio, Posina, Astico, i due corpi d’armata italiani, V° e X°, fatte uscire le pattuglie, predisposero piani per l’avanzata e l’attacco alla nuova prima linea. La prima a muovere doveva essere la 44° Divisione in Vallarsa e sul Pasubio, gli obiettivi erano il M. Testo – Roite – Col Santo – Passo della Borcola; per raggiungere gli obiettivi occorreva sgomberare la Vallarsa dal nemico fino al vallone dei Foxi, quindi guadagnare spazio a nord del Pasubio puntando per i Sogli Bianchi verso la Borcola. Il mattino del 26 giugno 1916, in Vallarsa, sui fianchi occidentali, erano pronti tre battaglioni della Brigata Puglie, gli Alpini del Berico, Val Leogra, e Vicenza (denominati Gruppo Puglie); a fondo valle all’altezza dell’abitato di Chiesa sette battaglioni di fanteria delle Brigate Ancona, Verona e Puglie (denominati Gruppo Ancona); sul Pasubio il VI° gruppo Alpini, la Brigata Verona e il 218° ft. Brigata Volturno; a proteggere l’azione delle fanterie 84 cannoni della 44° Divisione.
La mattina del 26 i soldati del Gruppo Puglie seguendo il torrente Leno, raggiunsero le località di Aste e S. Anna, mentre il Gruppo Ancona avanzava in fondo valle verso il Vallone dei Foxi, raggiunto in poche ore. Nel proseguo dell’avanzata, a metà pomeriggio, il nemico si fece vivo con tiri d’artiglieria dal forte Mattassone che fermarono il Gruppo Puglie; nel Vallone dei Foxi gli italiani raggiunte le pendici del Monte Trappola si scontrarono con la linea di resistenza austroungarica. Sul Pasubio le colonne italiane incontrarono subito notevole resistenza, tuttavia il 218° fanteria e il gruppo Alpini riuscirono ad attestarsi sul costone del Lora, infiltrando pattuglie verso le valli Pruche e Caprara; visti i modesti risultati ottenuti in Vallarsa il comandante della 44° Divisione decise di alimentare l’azione sul Pasubio e ordinò che fosse dato il massimo sostegno alle truppe impegnate nei difficili combattimenti, dalle riserve mosse verso la prima linea il 70° fanteria.
Il mattino del 27 ripresero le operazioni d’attacco, i soldati del Gruppo Puglie si avvicinarono ulteriormente al forte Mattassone, in fondo valle il Gruppo Ancona fu bloccato dal nemico sulle posizioni del giorno precedente, mentre sul Pasubio gli Alpini estendevano l’occupazione di un centinaio di metri. La lotta si riaccese alle prime luci del 28 giugno, sui fianchi della Vallarsa il Gruppo Puglie, dopo rinnovati attacchi conquistò il forte Mattassone facendo prigionieri e disponendosi a proseguire l’azione verso Albaredo, alle porte di Rovereto; non fu così per gli uomini del Gruppo Ancona che non riuscirono a prendere il forte Pozzacchio e progredirono di poco contro il Monte Trappola. Sul Pasubio la resistenza nemica si fece insuperabile, la Brig. Verona che tentava la conquista del Cosmagnon fu fermata dalla 57° Divisione austroungarica.
Il giorno successivo l’azione italiana proseguì con pari tenacia, una compagnia del 72° fanteria riuscì con attacco di sorpresa a penetrare nel forte Pozzacchio, contrattaccata da forze superiori fu costretta a ripiegare; agli Alpini del Vicenza riuscì la conquista del Monte Trappola, portandosi poi fino alle pendici del Monte Corno di Vallarsa. Sul Pasubio la lotta si fece drammatica per la volontà del nemico di resistere ad ogni costo; le forze italiane erano così disposte: il 218° ft. fra il Cogolo alto e quota 2220 – l’85° ft. fra la quota 2059 e la località Boschetti – in Val Caprara e Alto Posina il VI° Gr. Alpini. Alle 5,30 del 2 luglio le artiglierie nemiche aprirono il fuoco a cui seguì l’assalto delle fanterie a.u.; le truppe italiane si mantennero salde sulla quota 2220, mentre alla quota 2059 il nemico riuscì a travolgere la difesa e a dilagare alle spalle delle truppe del 219° ft. Il pronto accorrere delle riserve permise di ricostituire una linea di difesa italiana più a sud fra le quote 2081 e 2053. Constatata la difficoltà di avanzare verso il Col Santo dal Pasubio, si tentò di giungervi dalla Vallarsa. L’azione fu decisa per il giorno 10 luglio e il comando affidato alle truppe del Gruppo Ancona rinforzate dal battaglione Alpino Vicenza. Il piano prevedeva un attacco in due tempi, prima si doveva conquistare il Monte Corno quote 1801 e 1755, poi proseguire verso il Monte Spil e nel caso di sfondamento andare oltre con il concorso di truppe della riserva. Iniziato il movimento in avanti nella notte, alle prime luci dell’alba al battaglione Vicenza che operava con quattro compagnie più una di marcia della quale facevano parte Cesare Battisti e Fabio Filzi, riuscì di sorprendere il posto nemico sul Monte Corno catturandolo; purtroppo i due battaglioni di fanteria che dovevano dare man forte non riuscirono a portarsi in posizione, ne conseguì che l’assalto del Vicenza contro il Monte Spil fu subito bloccato dagli austriaci già in allarme per i rumori della battaglia delle ore precedenti. Verso le 6 del mattino il comandante del Vicenza ordinò il ripiegamento, contemporaneamente si manifestò il contrattacco nemico; i superstiti del btg. Vicenza resistettero sul Monte Corno e nella selletta di quota 1755, poi circondati e decimati, furono quasi tutti catturati, compreso Battisti e Filzi. La cima del Monte Corno ritornò in mano austriaca, un presidio di truppe del 69° ft. occupò il ripiano di roccia immediatamente sottostante. Il Comando Supremo italiano sciolse il 2 luglio la 5° Armata che all’inizio della offensiva austriaca era stata posta ai piedi dell’Altipiano d’Asiago, lo spostamento verso il fronte dell’Isonzo dei Corpi d’armata XIV – VIII – XXVI – avvenne fra il 31 luglio e il 5 agosto; il 25 luglio per ordine di Cadorna, le truppe della 1° Armata in riserva furono avviate verso la fronte di Gorizia in preparazione della VI° battaglia dell’Isonzo. In Vallarsa e sul Pasubio il contrattacco italiano si bloccò definitivamente sulle posizioni raggiunte a metà luglio, la nuova prima linea andava dalla Zugna Torta ai forti Mattassone e Pozzacchio, saliva per il vallone dei Foxi sul Pasubio che risultò diviso a metà fra i due contendenti. Dette posizioni non mutarono più sino alla fine di ottobre del 1918.

Paolo Antolini