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Alfonso Sarti

24 ottobre 1881 - 24 ottobre 1918

Scheda

SARTI Dott. ALFONSO di Gennaro e di Tonelli Ersilia, nato a Castel Maggiore il 24 ottobre 1881, celibe, professione medico chirurgo, capitano medico di complemento presso l’ospedale militare di Piacenza, responsabile dell’ospedale da campo n. 0123 – morto giovedì 24 ottobre 1918 presso l’ospedale da campo n. 0123 in Legnaro (Padova) per broncopolmonite da influenza (la famosa e letale Febbre Spagnola) ed ivi sepolto (Registro atti di morte pag. 235, n. 264 d’ordine dell’ Ospedale da campo n. 0123); per ONORCADUTI sepoltura non nota.
Da indagini esperite risulta, dalla documentazione giacente presso i servizi cimiteriali del comune di Bologna che, in data 2 maggio 1921, per volere dei familiari, i resti mortali del Dott. Alfonso Sarti vennero traslati dal cimitero di Legnaro alla Certosa di Bologna e tumulati nella tomba di famiglia.
Discepolo di Augusto Murri, che lo definisce uno dei suoi allievi migliori, Sarti viene così ricordato sulle pagine de “Il Resto del Carlino” del 30 ottobre 1918:
“Colpito da fiero morbo contratto in servizio decedeva, in un ospedaletto da campo di cui era direttore, il capitano medico dott. Alfonso Sarti, di anni 36 da Castel Maggiore. In forma solenne, la salma venne accompagnata all’estrema dimora. Seguivano lungo stuolo di ufficiali, autorità e terrazzani,”magnifico tributo di amore e di omaggio al valoroso estinto” disse di lui il capitano medico dott. Zannier. Reggevano i cordoni: il maggiore medico cav. Dott. Bartolomeo Piccone, il sindaco di Legnaro conte Alberto Folco cav. Uff. Gualtieri ed il capitano dott. Zannier. Alla famiglia dolorante e fiera giungano le nostre condoglianze”.
Nell’edizione del 15 novembre 1918 de “Il Resto del Carlino” appare un ulteriore articolo titolato “In memoria del Dott. Sarti”: “Ieri mattina alle 10,30 nella chiesa parrocchiale dei Ss. Vitale ed Agricola fu celebrata una solenne messa di requie in suffragio del capitano medico dott. Alfonso Sarti nostro concittadino. Alla cerimonia vollero partecipare coi famigliari e parenti molto numerosi, tutti gli amici, estimatori e quanti risentirono il beneficio di quell’arte sanitaria nella quale il compianto estinto seppe segnalarsi, specialmente per la sagace ed affettuosa cura agli infermi che egli prodigò negli ospedali di città.
Al rito delle assoluzioni, la chiesa severamente parata a lutto, era stipata di fedeli e nello steccato nei posti riservati si notavano elette rappresentanze militari, un buon numero di inscritti all’Ordine dei medici e persone delle più distinte famiglie cittadine, che col loro concorso vollero tributare il doveroso omaggio al giovane professionista il quale, con generosità ed abnegazione incomparabili, incontrava gloriosa morte fra i suoi valorosi compagni d’arme in un ospedaletto da campo, quando già spuntava nel cielo d’Italia l’alba della vittoria.
Fra i molti convenuti noteremo il fratello Giuseppe Sarti e le sorelle Emma, Pia, Maria, i parenti Pietro, Vittorio, Aldo e Napoleone Sarti, la signorina Clelia Gualtieri, fidanzata dell’estinto, l’ufficiale Piazza per il Comando del Presidio con rappresentanza di truppa, il prof. Dagnini, il capitano medico Amaduzzi, il dott. Domenichini ed altri colleghi dell’Ordine dei medici, il cav. Achille Gherardi, il cav. Attilio Sarti, don Pietro Garagnani, cappellano militare, i signori Virgiglio Gamberini, Gualtiero Rocchi, Angelo Agnoli e molti altri. Era pure presente una schiera eletta di signore e signorine fra le quali notammo la signora Serafina Gherardi, la signorina Annita Gherardi, signora Ilda Sarti, signora Luigia Gherardi Sarti, signora Ersilia Galletti Gherardi, signora Miella Ramponi Gotti, signora Annita Rambaldi Zamboni e molte altre. La mesta cerimonia ebbe fine sul mezzogiorno”.
Un opuscolo edito nel novembre 1926 ed intitolato “L’Ordine dei medici di Bologna ai suoi caduti” così ricorda la figura del dott. Sarti:
“Nato a Trebbo di Castel Maggiore e laureatosi all’Università di Bologna nel luglio 1908 a pieni voti, fu assistente negli ospedali civili di Bologna e di Ancona, poi nella nostra Clinica ostetrico-ginecologica dell’Università di Bologna dedicandosi, oltre alla cura dei malati, anche alla stesura di importanti pubblicazioni scientifiche.
All’inizio della guerra, volontariamente si arruolò nella Croce Rossa, poi passò tenente medico al 40° Gruppo Bombardieri della III^ Armata, rimanendo con essi lungamente sul Carso e sul Piave, dimostrando in varie occasioni la sua fermezza e il suo coraggio. Quando ebbe un giorno a San Grado di Merna il suo posto di soccorso bombardato e distrutto dal nemico, lacero e contuso, privo di mezzi di medicazione, si recò al più vicino posto di rifornimento e, provvisto di nuovo materiale sanitario, ritornò immediatamente sul campo di battaglia per proseguire la sua opera di medico e di soldato.
Chiamato nell’autunno del 1918 a dirigere l’ospedale da campo 023, si prodigò nell’oscuro sacrificio di curare malati di pandemia influenzale che allora falciava tante giovani vite sinché, colpito egli stesso dal morbo, soccombette il 24 ottobre, alla aurora della Vittoria”.
Augusto Murri inviò per la circostanza ai familiari la seguente lettera: “Egregi Signori, Unico conforto! Sarà certo, poiché così dicono lor Signori, ma conforto inestimabile dirò io, poiché a pochissimi è concesso il pensare con tanto legittimo orgoglio a chi fu dei loro, a chi venendo la loro, rivelò la bontà e la nobiltà di tutti, che gli appartennero.
E io ringrazio lor Signori d’avermi tanto degno d’associarmi al loro dolore e al loro legittimo orgoglio, perché l’unico mio titolo (meschinissimo) era quello di essere stato maestro al loro Alfonso, che ha insegnato a tutti come si può vivere e come si può morire con nobiltà eccelsa.
Bologna, 10 – XI – 19.
Dev.mo
A. MURRI

Sulla lapide è scritto Accanto ai genitori dilttissimi all'amato fratello Serafino e alla soavissima nipotina Ersilia dei quali fu vanto ed orgoglio qui riposa il capitano medico Alfonso Sarti uomo di vasta cultura esercitata con rara perizia ed abnegazione prima in ospedali civili e militari poi in guerra nelle linee più avanzate desideratissimo sempre dai poveri infermi finché colpito da malattia infettiva mentre dirigeva un ospedale da campo serenamente si spense confortato dalla fede in Cristo pianto da quanti conobbero le sue rare virtù n. 24.X.1882 M. 24.X.1918