Plezzo. Le operazioni della 2a Armata fra ottobre e dicembre 1915

Scheda

A metà ottobre 1915, il IV° Corpo della 2a Armata che operava dalla conca di Plezzo a Tolmino era così disposto: la Divisione Bersaglieri (gen. Giardina) fra Rombon e Vrsic compresi, con tre battaglioni Alpini e uno di Bersaglieri più una batteria da montagna sulle posizioni fronteggianti il Rombon; la brigata Aosta, il 12° Bersaglieri, un battaglione del 6° Bersaglieri, in conca di Plezzo con tre batterie da montagna; il 9° reggimento Bersaglieri con artiglieria varia contro lo Javorcek; il gruppo Foderaro (fanteria, alpini, bersaglieri) con due batterie da montagna fra lo Javorcek escluso e il Vrsic. La 33° Divisione (gen. Gatti) era in linea fra il Vrsic escluso sino al Pleca compreso col 157° fanteria due batterie da montagna e una di cannoni da 149 puntati sul monte Nero, mentre la brigata Emilia oltre ad artiglieria da campagna leggera e pesante era in linea fra il monte Nero e il Pleca. La 8° Divisione (gen. Marghieri) dal Pleca escluso, all’Isonzo con le Brigate Modena e artiglieria varia contro lo Sleme; la Brigata Salerno e numerosa artiglieria da montagna e campale contro il Mrzli mentre il gruppo Alpini A se la doveva vedere con le difese austriache del Vodil. La 7° Divisione (gen. Franzini), contro la testa di ponte austriaca davanti a Tolmino schierava le Brigate Valtellina e Bergamo oltre a raggruppamenti alpini e artiglieria; le due ali della divisione erano appoggiate alle sponde dell’Isonzo a nord di Volzana e a Selo. Gli obiettivi a cui puntare erano gli stessi dei mesi precedenti; la Divisione Bersaglieri con azione manovrata doveva completare l’occupazione del Rombon e dello Javorcek per mettere in crisi le difese nemiche agli sbocchi nella conca di Plezzo della Val Koritnica, ancora saldamente in mano austriaca. La 33° divisione dal monte Nero avrebbe spinto le sue truppe verso il monte Maznik per favorire l’attacco della 8° Divisione contro la linea Mrzli – Vodil. La 7° Divisione, sbaragliate le difese nemiche alla testa di ponte Santa Lucia – Santa Maria e superato l’Isonzo, doveva finalmente occupare Tolmino. Queste operazioni tutte già tentate nei mesi precedenti, furono riprese in ottobre con le stesse forze a disposizione contro difese che il nemico aveva provveduto nelle pause della battaglia a migliorare; secondo il Comando Supremo italiano erano necessarie per fiaccare la resistenza austriaca lungo tutto l’Isonzo. Fra il 20 ed il 27 ottobre gli alpini ripresero ad attaccare il Rombon senza apprezzabili risultati; alcuni successi ottennero le truppe del gruppo Foderaro contro lo Javorcek col 9° Bersaglieri mentre la Brigata Aosta fece qualche progresso sullo sperone del Vrsic. Nello stesso periodo la destra della 33° Divisione tentò senza risultato, l’avanzata a sud del monte Nero; l’8° Divisione riuscì a migliorare le sue posizione conquistando il giorno 21 ottobre qualche tratto di trincea sulle falde nord del Mrzli alla quota 1360, mentre il giorno 24 gli Alpini del gruppo A facevano circa 150 prigionieri sul costone sud. La 7° Divisione, spingendo in avanti tutte le truppe a disposizione, otteneva lievi progressi sul Santa Maria con la Brigata Valtellina.

A fine ottobre le azioni in conca di Plezzo, sul monte Nero e contro Tolmino furono fermate; lasciato un velo di truppe in prima linea, il Comando Supremo italiano ordinò che venissero approntati ricoveri per l’imminente inverno. In molti punti le trincee furono ricoperte con lamiere, le pareti rivestite di stuoie e graticci, mentre il fondo venne rialzato per permettere lo scorrimento dell’acqua piovana. Nelle retrovie si approntarono nuovi villaggi di baracche con giacigli in paglia per gli uomini e riscaldamento mediante stufe a legna. Ove era possibile si provvide alla escavazione di caverne per le truppe rimaste a vigilare sulla linea di combattimento, in alternativa si utilizzarono ripari fatti con legname o piccole baracche smontabili. Dall’interno del paese continuarono ad arrivare scorte di munizioni, viveri e materiali per la difesa passiva: l’esercito si preparava a riprendere la guerra in primavera del 1916.

Paolo Antolini

Bibliografia: L’esercito italiano nella Grande Guerra, volume II, narrativa, 1915

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L'Esercito italiano nella Grande Guerra
Ministero della Difesa Stato Maggiore dell'Esercito - Ufficio Storico
1983 Roma Stato Maggiore dell'Esercito