Le trincee

Le trincee

1915 | 1918

Scheda

Caratteristica peculiare della Grande Guerra, la trincea sfruttava la natura lecapacità del terreno di trattenere pallottole e schegge e nel contempo di lasciarsi scavare e modellare a riparo per gli uomini. L'uso delle fortificazioni campali inoltre poteva consentire, in presenza di particolari terreni, di avere sempre sott'occhio la disposizione delle truppe sul terreno, condizione fondamentale per la difesa, il dispiego della logistica e l'utilizzo delle riserve.

Data l'enorme estensione del fronte e di milioni di soldati contrapposti ogni battaglia costituiva comunque un piccolo tassello di un più ampio panorama. Infatti, l'esercito non veniva mai mosso nella sua totalità, e la trincea divenne il luogo di attesa degli eventi in corso anche a poca distanza. Il marginale coinvolgimento e l'assoluta incapacità di capire ciò che stesse accadendo alla lunga generò nei soldati uno stato di totale apatia: il mondo assunse la forma e la dimensione del fazzoletto di terra visibile dalla feritoia. La trincea fece cadere alla lunga anche il mito delle fortezze permanenti, giganti di cemento e acciaio troppo visibili alla artiglieria ed inamovibili, ostacoli artificiali che una volta aggirati diventavano inutilizzabili mentre il trinceramento nel terreno vivo poteva essere approntato in ogni luogo ed abbandonato in caso di ritirata. Tutti questi elementi contribuirono a decretare la fine del concetto napoleonico di guerra, allora ancora studiato nelle scuole di guerra di tutti i paesi europei: in Italia anche Cadorna ed il suo Stato Maggiore si erano preparati sulla tattica di Napoleone e von Moltke, che si erano rivelate ben presto inadatte al nuovo modo di combattere. All’atto pratico, chi prima riuscì a superare l’attaccamento a queste idee riuscì ad avere migliori risultati in combattimento. Sul fronte italiano Cadorna si ostinò ad attaccare in modo frontale sul basso Isonzo esul Carso, reso inespugnabile da opere fortificate temporanee e, quindi, flessibili e rinnovabili (dal Sabotino e Podgora del 1915-1916, si passò al San Gabriele e San Daniele del 1916-1917), mentre poco si fece in Trentino e sugli altipiani dove si trovavano le fortificazioni permanenti. La tattica tedesca della difesa flessibile in Francia e dell'attacco per valli fu l’arma vincente per gli austro-tedeschi a Caporetto: il 24 ottobre 1917 il loro attacco congiunto si lasciò semplicemente alle spalle le roccaforti italiane che divennero inutili e indifendibili ,mentre violenti concentramenti di fuoco spazzarono via le difese fisse sopra terra. Per la II° Armata fu il disastro, che coinvolse tutto l’esercito italiano.

Paolo Antolini

Bibliografia: Aldo Valori,Laguerraitalo-Austriaca1915-1918, Bologna, Zanichelli, 1920; Carlo Salsa,Trincee. Confidenze di un fante, Milano, Mursia, 1995.

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La trincea
La trincea

Grande Guerra, ovvero la guerra di trincea

Documenti
Funzione delle trincee
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Paolo Antolini, La funzione delle trincee. © Museo Risorgimento Bologna | Certosa.

Vettovagliamento delle truppe (Il)
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Il vettovagliamento delle truppe. Estratto dal periodico 'La Lettura - rivista mensile del Corriere della Sera', Milano, 1915.

Pachidermi delle montagne (I)
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Giulio Zandonati, I Pachidermi delle montagne, da "La Lettura - rivista mensile del Corriere della Sera", Milano, 1 settembre 1926. © Museo Risorgimento Bologna | Certosa.

Ultimo voto (L')
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F. De Roberto, L'Ultimo voto - novella, illustrazioni di Enrico Sacchetti. Estratto da 'La Lettura - rivista mensile del Corriere della Sera', Milano, 1923.

Alpi ed Alpini
Tipo: PDF Dimensione: 2.47 Mb

Angelo Gatti, Alpi ed Alpini (Nel XXX anniversario della costituzione dei Regg. Alpini). Estratto dal periodico 'La Lettura - rivista mensile del Corriere della Sera', Milano, 1912. © Museo Risorgimento Bologna | Certosa.

Tripoli - La città delle trincee
Tipo: PDF Dimensione: 2.14 Mb

Gualtiero Castellini, Tripoli - La città delle trincee. Estratto dal periodico 'La Lettura - rivista mensile del Corriere della Sera', Milano, 1912.