La Guerra sulle Alpi: 1918 tra Stelvio e Gavia.  Gli ultimi tentativi austriaci

La Guerra sulle Alpi: 1918 tra Stelvio e Gavia. Gli ultimi tentativi austriaci

Scheda

Il 1917 si era chiuso con lo sfondamento del fronte a Caporetto: le notizie portate dai soldati che tornavano sulle Alpi dalle licenze avevano ingenerato la diffusa preoccupazione che la guerra fosse perduta. La resistenza al Piave e sul Grappa ridiede la speranza della vittoria all'esercito italiano; la sostituzione del gen. Cadorna con il gen. Diaz a capo dell'esercito portò regole nuove ed anche il fronte delle Alpi ne trasse giovamento. Arrivarono truppe fresche, cannoni, munizioni, furono costruite altre teleferiche, Bormio e le frazioni vicine si riempirono di soldati.
Anche gli austriaci ebbero un forte incremento di artiglieria, parte preda di guerra proveniente da Caporetto: obici e cannoni, intere batterie da montagna entrarono in linea tra l'Ortles ed il Cevedale, dirette dall'osservatorio sulla cima del Gran Zebrù. Contro le posizioni tenute dagli Alpini si rovesciò un violento e continuo fuoco di distruzione, ma ormai le baracche in legno erano state sostituite da ricoveri in roccia, sì che i colpi pur numerosi e centrati non produssero che scarsi danni. Anche le retrovie a valle subirono pesanti bombardamenti: Bormio ebbe case colpite e incendiate, ma la popolazione non abbandonò il paese. Gli austriaci ripresero a scavare gallerie nel ghiaccio lungo la cresta del Cristallo e sopra il passo dell'Ables, con l'intento di minarli.
Il 15 maggio al passo del Tonale ci fu un tentativo di sfondamento: come rappresaglia l'artiglieria italiana bombardò i paesi di Trafoi e Gomagoi; l'albergo Sottostelvio, sede di un comando austriaco, fu completamente distrutto. Gli insucessi austriaci nel settore Alpino, pur evidenti, non modificarono i piani per una grande offensiva di primavera; nuovi rinforzi furono inviati allo Stelvio, le teleferiche portarono in quota scorte di proiettili, il genio preparò magazzini e ricoveri per la truppa. Tra il 13 ed il 14 giugno al passo del Tonale la fanteria austriaca protetta dall'artiglieria tentò lo sfondamento; l'azione era stata preparata a sostegno dell'offensiva che gli austriaci avevano progettato contro le linee italiane del Piave e Grappa per il giorno 15 (la battaglia del solstizio). Gli italiani prima opposero una valida resistenza, poi passarono alla controffensiva, tanto che la stessa sera del 14 l'attacco poteva dirsi fallito; lo scacco subito fece arrestare l'invasione che doveva partire dal passo dello Stelvio contro Bormio, Edolo e Tirano per isolare la prima linea italiana tra Ortles e Gavia, facendola cadere per aggiramento.
Riprese allora, su quelle vette, l'azione della artiglieria; da una parte e dall'altra si cercò di portare la minaccia contro i paesi nelle immediate retrovie, sede di comandi e truppe a riposo. Bormio subì vari bombardamenti, particolarmente nei giorni tra il 25 giugno e il 1° luglio, e donne, bambini e anziani sfollarono a fondo valle; la speranza dei civili rimasti era rivolta alla riconquista italiana del monte Scorluzzo, dal 1915 in possesso degli austriaci e sede dell'artiglieria che tirava sul paese con più efficacia: furono solo voci infondate.
La tattica di guerra ritornò ad essere quella di azioni improvvise contro i vari posti avanzati; gli italiani riprovarono a sloggiare il nemico dalla cima del Gran Zebrù, gli austriaci cercarono di occupare il baracchino italiano alla croda di Solda da cui partivano le pattuglie Alpine. Ne scaturì un combattimento durato un paio di giorni con intervento di cannoncini da montagna; quello austriaco sul Gran Zebrù era a soli 150 metri dalla posizione italiana e procurò diversi danni, ma la resistenza degli Alpini e la difficoltà per il nemico di avanzare su ghiaccio e roccia viva fece fallire il tentativo.
A metà agosto gli italiani attaccarono in forze il monte San Matteo e monte Mantello nel settore del Gavia – Tonale, protetti dai tiri delle batterie del Gavia, Pradaccio e Forcellino. L'azione fu un successo, con bottino di guerra e prigionieri. Il contrattacco austriaco si manifestò all'alba del 3 settembre, con una perfetta preparazione di artiglieria, e sconvolse le difese italiane. Le colonne nemiche poterono riprendere il San Matteo e il Mantello; il capitano Berni, che comandava la linea italiana, scomparve investito dai blocchi di ghiaccio staccati da una cannonata nemica, e il suo corpo giace ancora sul San Matteo.
Ma ormai si era alla fine: gli austriaci, vinti dalla fame e con davanti lo spettro di un altro inverno da passare in trincea, non opponevano che scarsa resistenza. Finalmente il 4 novembre la guerra cessò.
Paolo Antolini

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Bibliografia
La guerra a tremila metri. Dallo Stelvio al Gavia
Luciano Viazzi, Ulrico Martinelli
1996 Chiari, Nordpress Edizioni
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