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La guerra sul Lagorai. La conquista del Colbricon, luglio 1916 - ottobre 1917

Battaglia 1 Luglio 1916 -31 ottobre 1917

Schede

Il massiccio del Colbricon è posto alla estremità orientale della catena del Lagorai; i confini della dorsale rocciosa sono il passo Rolle, la forcella di Ceremana, il passo di Colbricon, la Val Cismon e la Val Travignolo. Il gruppo montuoso ha due cime di pari altezza, mt.2600, una indicata come orientale, l’altra occidentale; nel luglio 1916 la colonna Ferrari (dal nome del suo comandante), partita dal passo Rolle, attaccò la cima orientale propriamente detta cima Colbricon. L’azione iniziò nelle prime ore del pomeriggio e spettò ad un forte nucleo del 13° regg. Bersaglieri portare l’attacco alle posizioni austriache sulla cima del Colbricon. Eliminati alcuni avamposti nemici, i bersaglieri risalirono il fianco della montagna senza trovare eccessiva resistenza, tanto che la sera del giorno stesso si impossessarono delle trincee sommitali; durante la notte il comando austriaco fece arrivare i rinforzi e il giorno successivo i tentativi di proseguire l’azione non ebbero successo.
Il contrattacco nemico si concretizzò il 25 luglio portato dalle truppe imperiali attestate a poche centinaia di metri sulla cima occidentale, la resistenza delle truppe italiane sventò la minaccia. Nel mese di agosto furono i bersaglieri ad impegnarsi per estendere la zona occupata attaccando la terza cima del massiccio, il Piccolo Colbricon, senza successo. Il 2 ottobre 1916, colonne d’attacco italiane scalarono la cima occidentale sotto un violento fuoco di fucileria; dopo ore di lotta quasi corpo a corpo riuscirono a occupare il sistema difensivo nemico della cima. Il contrattacco si manifestò nei giorni seguenti e venne portato con grande determinazione dalle truppe austriache, tuttavia la resistenza degli italiani vanificò tutti i tentativi. Ma la minaccia che l’esercito italiano potesse dal Colbricon scendere in Val di Fiemme, convinse il Comando Austriaco a tentare la riconquista almeno della cima occidentale; all’alba del 4 novembre diversi plotoni di fanteria mossero nel più assoluto silenzio, eliminate le sentinelle penetrarono all’interno delle difese italiane sorprendendo il reparto di bersaglieri. La lotta divampata subito feroce fu di breve durata, i soldati italiani che non riuscirono a sganciarsi trovarono quasi tutti la morte per mano nemica o nei canaloni della montagna. Alcuni giorni dopo iniziarono le nevicate invernali che bloccarono ogni manovra di riconquista. Il Comando Italiano pensò allora di ricorrere alla guerra di mine e nel dicembre alcune compagnie di minatori iniziarono lo scavo di due gallerie che dovevano una terminare sotto la cima occidentale e l’altra sotto un roccione con un avamposto nemico assai pericoloso. Il lavoro di perforazione verso il roccione terminò nell’aprile del 1917 e l’esplosione della carica sconvolse il presidio nemico, distruggendolo; gli austriaci sulla cima occidentale allertati dall’accaduto, iniziarono a loro volta a perforare la montagna per intercettare la galleria italiana. Ai primi di luglio 1917 gli austriaci cercarono di occupare parte delle trincee italiane sul Colbricon orientale, senza riuscirci; il 16 luglio la mina italiana scoppiò devastando le gallerie nemiche, il loro crollo causò la morte di alcune decine di austriaci; tuttavia i sopravvissuti riuscirono a bloccare l’assalto delle pattuglie italiane, la situazione rimase praticamente invariata. Successive mine sia italiane che austriache ebbero l’effetto di rendere impraticabile la selletta di congiunzione fra il Colbricon orientale (italiano) e la cima occidentale (austriaca). La rotta di Caporetto di ottobre 1917 obbligò al ripiegamento le truppe italiane, il massiccio del Colbricon ritornò per intero sotto il dominio austriaco.

Paolo Antolini

Bibliografia: Luca Girotto, La lunga trincea 1915-1918: cronache della grande guerra dalla Valsugana alla Val di Fiemme, Valdagno, Rossato,  1995