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Il ripiegamento al Tagliamento; la sosta al Torre della 2a Armata, 27-29 ottobre 1917

Battaglia 27-29 Ottobre 1917

Schede

Il Torre è un fiume a carattere torrentizio del Friuli orientale, principale affluente di destra del fiume Isonzo; il suo corso si snoda per 47 km, dalle sorgenti ai piedi del monte Sorochiplas (1084 mt) fin quasi a Monfalcone. Dopo il paese di Savorgnano, il Torre tende a disperdersi per lunghi tratti nel sottosuolo, presentando in superficie un letto ghiaioso molto ampio; lasciata la fascia pedemontana, l’alveo passa nella pianura fra Udine e Cividale, incontrando la omonima ferrovia che lo supera con un ampio ponte.
Durante la prima guerra mondiale, nel concetto della guerra difensiva studiata da Cadorna, il Torre rappresentò il primo fiume utile alle spalle dell’Isonzo dove tentare di riordinare l’esercito dopo lo sfondamento di Caporetto. Secondo l’ordine del Comando Supremo Italiano, la sosta al Torre doveva durare solo il tempo necessario a “riprendere fiato”, prima dell’altro balzo all’indietro fino al Tagliamento.
Alle 2,50 del 27 ottobre 1917 il Comando Supremo Italiano diramò l’ordine di ritirata al Tagliamento alle due Armate che si trovavano ancora lungo l’Isonzo; anche il XII° Corpo d’Armata dislocato sulle prealpi Carniche ricevette l’ordine di sgombrare e dirigersi verso Trasaghis sul Tagliamento, così come la 4a Armata nelle Dolomiti che avrebbe dovuto raggiungere il Monte Grappa. Con la caduta di Monte Maggiore (il Matajur), il successo dell’attacco portato dalla XIV° armata austro-tedesca assunse una portata strategica; in soli tre giorni il nemico aveva progredito in profondità di oltre 22 km, le sue avanguardie distavano dal Tagliamento meno delle truppe italiane della 2a e 3a Armata in ripiegamento.
Il comando della 2a Armata, in esecuzione dell’ordine ricevuto, dispose come retroguardia un consistente numero di battaglioni di fanteria con adeguata protezione di artiglieria, le altre truppe iniziarono il ripiegamento prima al fiume Torre, poi al Tagliamento; una volta raggiunto detto fiume, la 2a Armata avrebbe dovuto schierarsi con l’ala sinistra da Spilimbergo a Trasaghis, punto di giunzione con le truppe del XII° Corpo provenienti dalla Carnia; l’ala destra da Spilimbergo al ponte della Delizia nei pressi di Casarsa, dove era previsto il collegamento con l’ala sinistra della 3a Armata in ripiegamento dal Carso di Komeno.
Cadorna per sventare la minaccia che il nemico raggiungesse per primo il Tagliamento, ordinò al generale Di Giorgio, messo a capo di un Corpo d’Armata Speciale, di raggiungere il fiume assicurandone la difesa nel tratto fra i ponti di Pinzano e di Cornino, le truppe di Di Giorgio diventarono di fatto il nuovo centro nello schieramento della 2a Armata.
Nel pomeriggio del 27 ottobre l’azione del nemico si intensificò; il IV° Corpo d’Armata (ala sinistra) in un primo momento respinse gli attacchi, poi, finite le munizioni, iniziò a ritirarsi verso il Torre; per tutto il giorno 28 i resti dei Gruppi Alpini II, VII, VIII, il 49° fanteria della Brigata Parma, con poca artiglieria e mitragliatrici tennero testa al nemico che non riuscì a passare il fiume. Nel settore di centro della 2a Armata era in ripiegamento, il giorno 27, il XXVIII° Corpo d’Armata con le Brigate Vicenza e Avellino di retroguardia; ad inseguire gli italiani le truppe nemiche del Gruppo Von Berrer. La resistenza delle due Brigate di fanteria, sul cui fianco stavano calando i reparti in avanguardia del Gruppo Stein, si fece episodica e slegata; a sera nuclei di fanteria superstiti si aprirono la strada con attacchi alla baionetta, raggiungendo il ponte di Cividale, dove opposero l’ultima estrema resistenza. Nella notte sul 28 ottobre, il XXVIII° Corpo d’Armata terminò il ripiegamento al Torre; non trovando i collegamenti con le altre truppe, il suo comandante decise di riprendere nel pomeriggio la ritirata verso il Tagliamento.
Il VII° Corpo d’ Armata, il giorno 27, ricevette l’ordine di portarsi verso la località San Bernardo, fiume Torre, a protezione della ferrovia Udine-Cividale, in retroguardia i resti delle Brigate Udine e Ferrara; mentre era in corso il ripiegamento, il nemico attaccò con reparti dell’Alpenkorps, rinforzati nel pomeriggio dalla 200° Divisione, ormai dentro a Udine, e 26° Divisione germanica. Del VII° Corpo solo la Brigata Firenze e nuclei della 62° e 3° Divisione poterono sganciarsi e passare il Torre, dove trovarono il XXVIII° Corpo già incolonnato verso il Tagliamento.
All’alba del 28 ottobre, il nemico attaccò la linea di retroguardia italiana sul Torre in località Beivars (periferia nord di Udine) agevolato nella sua azione dalle infiltrazioni sulla sponda destra effettuate durante la notte.
La difesa italiana affidata ai resti della Brigata Salerno, cedette; ne scaturì che la 3° Divisione fu in parte accerchiata, per ristabilire una linea difensiva venne lanciato nel contrattacco quel che restava della IV° Brigata Bersaglieri e più tardi anche un battaglione di Bersaglieri ciclisti e truppe rimaste in zona del XXVIII° Corpo. Alle 9,15 visti inutili tutti i tentativi di opporre resistenza, il comandante del VII° Corpo ordinò il ripiegamento al Tagliamento; il ponte di Remanzacco sul Torre venne fatto saltare, tuttavia l’interruzione non fu completa e nel pomeriggio la 5° Divisione germanica del Gruppo Scotti poté transitare e riprendere l’inseguimento.
Il 27 ottobre, l’ala destra della 2a Armata(XXIV, II, VI Corpo) ricevette l’ordine di proteggere lo sfilamento della 3a Armata in ritirata dal Carso di Komeno; il XXIV° Corpo mantenne la sua Brigata Venezia sulla sinistra Isonzo fino a che tutto il II° Corpo non fu passato in sponda destra, poi fu la volta della 30° Divisione rinforzata dal 68° fanteria di rimanere in retroguardia per permettere lo sganciamento delle divisioni 22, 49, 64, 65, 68 dirette al Tagliamento. Il movimento si svolse senza la pressione nemica temuta, così che nella sera del 27 ottobre l’ala destra della 2a Armata poté dislocare con relativa calma la 10° Divisione, i resti della Divisione Bersaglieri e la 30° Divisione su di un arco che andava da Manzano a Capriva d’Isonzo; durante la notte e nelle prime ore del 28 ottobre, anche il VI° Corpo abbandonò le sue posizioni portandosi sulla linea Capriva, Gradiscutta, Calvario del Podgora, località scelta quale collegamento con l’VIII° Corpo d’Armata passato alle dipendenze della 3a Armata.
Nel pomeriggio del 28 ottobre quel che restava della 2a Armata si era ormai ritirato sulla sponda destra del fiume Torre; il gen. Montuori, comandante interinale dell’Armata, precisò con suo ordine che la sosta sarebbe dovuta durare sino al 29, poi il movimento doveva riprendere per giungere al Tagliamento. Gli itinerari disposti convogliavano le truppe in ritirata sui ponti di Pinzano e Dignano, mentre passerelle militari erano in fase di gittamento a Rivis e S. Odorico. La situazione precipitò dopo la rottura del fronte sul Torre a Beivars che costrinse il XXVIII° Corpo ad anticipare già nel pomeriggio del 28 la ritirata al Tagliamento, aprendo di fatto una falla molto pericolosa; fortunatamente le pessime condizioni atmosferiche ritardarono l’avanzata delle divisioni austroungariche 22 e 55 del Gruppo Krauss, nonché la 50° Divisione A.U. e l’Alpenkorps del Gruppo Stein, solo a sera inoltrata esse giunsero al Torre.
Nelle stesse ore, sul Tagliamento, il Gruppo Speciale del gen. Di Giorgio prese posizione sulla sponda destra fra Trasaghis e il ponte di Pinzano con la 20° Divisione, occupando anche, in sponda sinistra del Tagliamento, vecchie postazioni del 1913 sulle colline di Ragogna con la Brigata Bologna della 33° Divisione.
Nella pianura fra il Torre e il Tagliamento, a nord del Corpo Speciale, era in ritirata dalla Carnia il XII° Corpo, ostacolato dal nemico; solo a tarda sera del 28 ottobre le sue truppe riuscirono a disimpegnarsi, prendendo posizione in sponda sinistra dell’alto Tagliamento con la 63° Divisione e in sponda destra con le divisioni 36 e 63, quest’ultima prese contatto con la 20° Divisione del Corpo Speciale di Di Giorgio; il ponte di Trasaghis venne fatto saltare con le avanguardie del nemico a poche centinaia di metri.
La mattina del 29 ottobre, Cadorna, con l’intento di razionalizzare la linea di comando, ordinò che il XII° Corpo della Carnia e il Corpo Speciale di Di Giorgio passassero alle dipendenze della 2a Armata. Quello stesso giorno, nella pianura alle spalle del Torre reparti della 2a Armata erano in disordinato movimento; il IV° Corpo si stava raccogliendo nella zona fra San Daniele al Tagliamento e il ponte di Cornino, mischiati ai resti del XXVIII° Corpo che gravitavano fra San Daniele, Ragogna e il paese di Muris. L’ala destra della 2a Armata stava tenendo aperto un corridoio lungo la fascia costiera per il passaggio della 3a Armata, a sua volta ostacolata da migliaia di civili friulani in fuga davanti al nemico e da almeno 300.000 soldati sbandati in marcia verso i ponti di Madrisio, Latisana e Codroipo.
La mancata difesa della linea del Torre e il frammentato schieramento a nord, sul Tagliamento, rischiarono di travolgere anche la 3a Armata; vi era il serio pericolo che il nemico calando da San Daniele lungo la sponda sinistra del fiume arrivasse per primo ai ponti di Madrisio e Latisana.
L’ultimo ostacolo era la testa di ponte di Ragogna, dove i fanti della Brigata Bologna stavano preparandosi a rintuzzare l’attacco di 3 divisioni austro-tedesche.

Paolo Antolini