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Francia. Il II° Corpo d'armata italiano alla fronte francese, Ardre 15 luglio - 7 agosto 1918

Battaglia 7 agosto 1918

Schede

 Il 7 luglio 1918, il generale francese Berthelot, nuovo comandante d’armata, cambiò radicalmente il concetto di difesa, che doveva farsi non più a oltranza sulla prima linea, ma su posizioni arretrate a scelta dei comandanti di Corpo d’armata, naturalmente in collegamento tra loro. Per il Corpo d’armata italiano la linea di difesa fu così stabilita: La Neuville-margine ovest Bois de Courton-Chaumuzy-margine ovest Bois de Reims-collegamento con la prima linea verso S. Euphraise e poi la vecchia prima linea fino a Bois de Vrigny; posti avanzati erano il caposaldo di Vrigny e quello di Bois des Eclisses. La ripartizione delle forze sul terreno subì un radicale cambiamento, in prima linea rimasero solo pochi elementi in avamposti per sorvegliare il nemico, dietro si sistemò il grosso della fanteria con alle spalle l’artiglieria. A rafforzare le truppe italiane il Comando francese inviò la 120° divisione che aveva in dotazione anche una compagnia di carri d’assalto leggeri. Il generale Albricci, comandante del Corpo d’armata italiano, non convinto che l’attacco tedesco si sarebbe svolto come preventivato dai francesi, il 9 luglio emanò un ordine alla 3° e 8° divisione: “Oggetto: difesa del Bois du petit Champ - tra le eventualità da tener presente ha grande importanza quella che il nemico possa penetrare senz’altro nella conca Chaumuzy – Marfaux. In tal caso acquista per la 3° divisione importanza grandissima il possesso dello sperone su cui sorge il Bois de Petit Champ. La 3° divisione deve perciò avere pronte forze per guarnirlo. La 8° divisione in qualunque ipotesi terrà il Bois de Courton, tenendo contatto a sinistra col V° Corpo francese.”. In complesso all’alba del 15 luglio il II° Corpo d’armata italiano poteva contare su tre divisioni di fanteria (3°, 8°, 120°) per circa 25.500 fucili, 290 cavalli, 160 cannoni da campagna, 130 pesanti campali, 2.650 soldati del genio. A poche decine di metri dagli italiani, i tedeschi schieravano due divisioni in prima linea e una di riserva, truppe della 7° e 1° armata.

LA BATTAGLIA SULL’ARDRE – Il 15 luglio, a mezzanotte e dieci minuti aprirono il fuoco centinaia di cannoni tedeschi: proiettili esplodenti, a gas asfissianti, nebbiogeni, caddero sulla 1° linea italiana, poi i cannoni batterono le retrovie. Ben presto gli effetti del bombardamento nemico si manifestarono gravi sulla fronte della 8° divisione, più contenuti tra le fila della 3° divisione; pesanti danni subirono anche le artiglierie divisionali, investite dai proiettili a gas asfissiante. All’alba la fanteria tedesca avanzò contro le linee italiane. In un primo momento l’offensiva si concentrò contro il Bois des Eclisses presidiato dal 2° battaglione del 51° fanteria già decimato dal cannoneggiamento precedente; la battaglia si fece accanita dentro al bosco, mentre nella sella tra il Bois des Eclisse e il Bois de Courton comparvero le sagome dei carri armati tedeschi. Nel bosco di Courton si trovava il 1° battaglione del 51° fanteria che dovette fronteggiare l’attacco avversario sia frontalmente che di lato, causa lo sfondamento appena avvenuto. La battaglia si protrasse per circa tre ore, poi i fanti italiani furono costretti a ripiegare. La breccia si allargò ulteriormente e nuove truppe tedesche con altri carri armati, attaccarono sul fianco e alle spalle due battaglioni del 20° fanteria. La situazione fattasi disperata, obbligò i superstiti italiani a ripiegare sulle linee della 3° divisone verso Chaumuzy e Marfaux, dove i pochi soldati ancora in grado di combattere arrivarono alle 9 del mattino. Contemporaneamente all’attacco contro il Bois des Eclisses, altre truppe tedesche assalirono la sinistra della 8° divisione, tenuta da elementi del 19° fanteria. Per qualche tempo le difese italiane ressero l’urto, poi ci fu uno sfondamento che le riserve non riuscirono a fermare; alle 8 del mattino, dopo 4 ore di attacchi e contrattacchi, il 19° reggimento fanteria praticamente non esisteva più come formazione combattente. Il reggimento gemello, il 20° fanteria, più vicino alla breccia avvenuta al Bois des Eclisses, era riuscito in parte a ripiegare su Marfeaux, ancora tenuta dagli alleati. I superstiti del 20° e 51° fanteria, oltre a reparti francesi della 120° divisione, formarono una linea difensiva da Marfaux verso Espilly, cercando il collegamento col V° Corpo d’armata francese, senza trovarlo perché le sue truppe erano state cacciate indietro dall’attacco tedesco: un’altra e più ampia falla si andava creando nelle linee italo-francesi. Iniziò allora un ripiegamento disordinato verso le posizioni arretrate tenute dalla 3° divisione che come da ordini del gen. Albricci aveva preso posizione nel Bois du petit Champ. La nostra 8° divisione fu ritirata dalla battaglia alle 9 del mattino del 15 luglio 1918, non essendo più in grado di combattere. La 3° divisione aveva in linea quattro reggimenti (75°-76°brig. Napoli e 89°-90° fanteria brig. Salerno) distesi tra il caposaldo del Bois du petit Champ e la sponda del fiume Ardre; tra le 10 e le 11 del mattino colonne nemiche attaccarono, scontrandosi coi reparti del 75° fanteria che dopo breve lotta iniziarono a ripiegare, mentre la Brigata Salerno mantenne la posizione di ala destra. Il mancato contrattacco francese (120° divisione) non permise di chiudere il varco lasciato dal 75° fanteria, anche la brig. Salerno venne richiamata sulle seconde linee di resistenza. L’alba del 16 luglio sorse senza che si manifestassero attacchi tedeschi, solo verso le 6 la fronte tenuta dai resti del 52° fanteria e truppe francesi fu investita da una colonna nemica che venne però respinta. Nel pomeriggio riprese in pieno la battaglia: reparti lanciafiamme tedeschi assalirono la 1° linea italo francese che cedette e iniziò a ripiegare dietro al Bois de Courton. L’intervento di tutti i cannoni alleati che presero a battere la fanteria tedesca, permise l’arrivo dei reggimenti di riserva, all’alba del 17 luglio la falla sulla fronte della 3° divisione era chiusa. Durante la giornata le fanterie rifiatarono, il nemico tentò alcune incursioni con carri d’assalto respinti dal fuoco delle artiglierie. Nel pomeriggio reparti del 75° imbastirono un contrattacco verso il Bois du petit Champ, senza successo e con pesantissime perdite. Il giorno 18 alle 7,30 i cannoni del II° Corpo italiano in sintonia con quelli del V° Corpo francese, iniziarono un tiro di distruzione sulle truppe tedesche in posizione precaria dentro alle vecchie trincee italiane demolite dalla precedente battaglia. Alle 9 le fanterie alleate mossero all’attacco, la resistenza che incontrarono fu tenacissima perché il Comando tedesco aveva loro ordinato la presa della città di Reims, non ancora avvenuta. Nello svolgersi della battaglia, la 3° divisione italiana avanzò verso il perduto Bois du petit Champ; a sera truppe miste francesi e italiane del 76° fanteria riuscirono a occupare quasi per intero l’obiettivo fissato. Più a nord reparti del nostro 90° fanteria risalirono combattendo le sponde del rio Courmas fino ad entrare nell’omonimo villaggio. Sulla fronte della Marna, due armate francesi, la 10° e 6°, quello stesso giorno 18 luglio, scatenarono la controffensiva per allontanare il nemico dalla cittadina di Soissons; sul fiume Ardre le truppe tedesche ricevettero l’ordine di mantenere solo le posizioni raggiunte, mentre il II° Corpo d’armata italiano veniva avvicendato, tra il 19 e 20 luglio, dal XXII° Corpo d’armata inglese. Ma non fu una semplice sostituzione di reparti, il generale Petain ordinò che gli inglesi eseguissero un attacco di sorpresa partendo dalle trincee del II° Corpo italiano che doveva rimanere a presidiarle fino alla riuscita della operazione. L’avanzata inglese del giorno 20 ottenne scarsi risultati per la durissima resistenza tedesca; gli inglesi chiesero di riprendere l’assalto solo il giorno 23 per poter ricostituire le dotazioni di proiettili. Infatti il 23, all’alba due divisioni inglesi, appoggiate da squadroni di carri armati e truppe miste francesi e italiane, penetrarono in profondità riprendendo il controllo delle cittadine di Marfaux e Cuitron; reparti italiani del 89° fanteria, superati di slancio gli inglesi piombarono sulla seconda linea tedesca catturando 102 prigionieri, molti ufficiali e bottino di guerra, tra cui due cannoni che furono donati alla città di Torino il 9 marzo 1919 quando il II° Corpo d’Armata italiano rientrò in Italia. L’ episodio della grande battaglia che rimase più impresso agli alleati anglo francesi, fu l’assalto portato dal solo 75° reggimento fanteria il giorno 17 luglio; i tedeschi, come si appurò in seguito, non stavano ripiegando ma avvicendando in seconda linea i reparti per tentare una nuova avanzata. I soldati del 75°, superata la prima linea nemica si trovarono di fronte truppe fresche e massicciamente armate, eppure continuarono nello slancio offensivo che finì col disarticolare il progettato attacco tedesco. Il 76° fanteria alle spalle del gemello 75° bloccò poi sul nascere ogni velleità operativa nemica. Il comandante del 178° fanteria tedesco, nel suo diario scrisse: ”..la nostra meta è Pourcy, ma non possiamo raggiungerla. Abbiamo a che fare con gli italiani, ai quali i francesi hanno lasciato l’onore e la gloria di avere le massime perdite..”

Verso la fine di luglio 1918, il II° Corpo d’Armata italiano in Francia fu avvicendato sulla linea di fuoco da reparti inglesi e francesi, potè così rientrare nelle retrovie poste nella zona di Arcis sur Aube: la 3° divisione prese alloggio a Vanault les Dames e la 8° a St.Ouen. Il Comando Supremo francese informò che il riposo sarebbe stato breve e entro la metà d’agosto bisognava essere pronti per rientrare in linea; poiché le perdite superavano i 9.000 soldati fuori combattimento, il generale Albricci fu obbligato a inquadrare subito gli uomini disponibili del 64° reggimento di marcia. Questa unità era arrivata in Francia tra l’1 ed il 4 maggio, costituita da 114 ufficiali e 4896 militari di truppa, in gran parte reduci della ritirata di Caporetto. Il 64° reggimento di marcia riceveva dall’Italia i soldati destinati al II° Corpo, gli ufficiali li addestravano alle tattiche di guerra in atto alla fronte francese, poi gli uomini venivano inviati ai battaglioni complementari, uno per Brigata; qui l’addestramento era completato a distanza ravvicinata della linea di fuoco, quindi passavano in carico ai reparti combattenti. In totale passarono attraverso il 64° reggimento di marcia tra maggio e novembre 1918, 389 ufficiali e 22077 uomini di truppa. Gli uomini disponibili a fine luglio a cui si sommarono altri 4000 soldati e 200 ufficiali provenienti dall’Italia, non furono sufficienti a ripianare le perdite, il gen. Albricci ordinò che 200 lavoratori delle T.A.I.F., da scegliere tra i più giovani, venissero avviati al 64° reggimento e addestrati al combattimento. Il 7 agosto il Corpo d’Armata italiano ripartì dalle retrovie per raggiungere il nuovo fronte assegnato, alle dipendenze della 2° Armata francese; fra l11 e il 13 agosto, la 3° divisione si dispose nel settore di Varennes en Argonne, dando il cambio alla 35° divisione francese, l’8° divisione italiana rimase di riserva fra Clermont e Fromereville.

Paolo Antolini