Dopo Caporetto

Dopo Caporetto

Scheda

La sconfitta di Caporetto segnò, indubbiamente, una svolta nel modo in cui l’esercito e la pubblica opinione vivevano lo stato di guerra e nella stessa condotta del conflitto, che per la prima volta assumeva un carattere spiccatamente difensivo. Certamente, la volontà di resistere a tutti i costi contro l’invasore non fu né così immediata né così generalizzata come la propaganda mitizzante dell’immediato dopoguerra volle far credere: fra i militari si alternarono ancora per parecchi mesi la speranza e lo scoraggiamento, e ancora fino alla fine del 1917 non mancarono fenomeni diffusi di disfattismo da parte di quanti speravano in una sconfitta che ponesse termine comunque alla guerra. Tuttavia in quei mesi cruciali avvennero alcuni fondamentali cambiamenti, che influirono in maniera determinante sull’andamento e sull’esito finale della guerra.

Con l’esonero di Cadorna dal Comando supremo dell’esercito e l’arrivo di Armando Diaz veniva ricomposta la frattura tra il potere civile e quello militare: tanto il primo era stato intransigente e polemico verso il governo, quanto il suo successore, pur non esitando a fornire consigli e suggerimenti, tendeva però a considerarsi un fedele esecutore delle direttive impartite dai responsabili politici del Paese. In secondo luogo arrivarono sul fronte italiano grossi contingenti militari franco-britannici per sostenere lo sforzo bellico; l’arrivo di queste truppe provocò reazioni contrastanti sul morale dei soldati italiani: se constatare di persona la forza degli alleati aveva un effetto indubitabilmente positivo, il paragone fra questi e gli italiani non poteva non provocare un certo risentimento, anche perché all’inizio i primi restarono nelle retrovie e non presero parte ai combattimenti. D’altra parte, il miglior trattamento riservato ai soldati stranieri fu proprio una delle principali ragioni che spinsero il Comando supremo italiano a prendere a sua volta provvedimenti a favore delle truppe: fu aumentato il vitto, passando dalle 3.067 calorie del novembre 1917 alle 3.580 del giugno 1918; furono creati nei vari reparti spacci cooperativi, che fornivano a buon mercato viveri, bevande e oggetti di prima necessità; fu aggiunta una seconda licenza annuale di 10 giorni oltre a quella usuale di 15; nel dicembre 1917 furono emesse polizze gratuite di assicurazione a favore dei militari e dei graduati; le licenze agricole furono concesse in maniera più generosa, e l’applicazione della giustizia militare fu più accorta; infine, ci si rese conto della necessità di motivare maggiormente i soldati, e quindi fu dato grande impulso alla propaganda.

Fino alla metà del 1917, le conferenze patriottiche per i soldati avevano spesso un effetto controproducente, perché questi consideravano gli oratori nient’altro che degli “imboscati”; dopo Caporetto queste conferenze furono svolte da soldati mutilati di guerra, decisamente più vicini agli uditori e più convincenti. Ben presto alcuni comandi, di loro iniziativa, istituirono al loro interno uffici di propaganda che non si limitavano a distribuire materiale, ma miravano a fare circolare nelle conversazioni informali fra i soldati convincimenti e modi di pensare adeguati a ridare slancio ai combattenti; infine il 1° febbraio 1918 il comando supremo prescrisse che ciascuna delle sette armate designasse un ufficiale con l’incarico esclusivo della propaganda fra le truppe. Ma forse l’aspetto più appariscente di questo nuovo atteggiamento fu la creazione dei cosiddetti “giornali di trincea”: periodici di propaganda fatti apposta per i soldati. Si trattò di qualcosa di nuovo rispetto ai bollettini ad uso interno, spesso semplici ciclostilati prodotti sporadicamente da alcuni reparti fin dai primi anni di guerra. I giornali di trincea erano ricchi di illustrazioni a colori, venivano stampati senza economia in migliaia di copie e avevano tra i collaboratori alcuni tra i migliori disegnatori e scrittori italiani. Nel giugno 1918 l’esercito italiano non soltanto aveva riassorbito completamente lo shock di Caporetto, ma si presentava pronto a respingere quella che sarebbe stata l’ultima offensiva austro-ungarica.


Otello Sangiorgi

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Cadorna Luigi
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Mirtide Gavelli, biografia di Luigi Cadorna. Museo Civico del Risorgimento di Bologna

Diaz Armando
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Mirtide Gavelli, biografia di Armando Diaz. Museo Civico del Risorgimento di Bologna

Ritirata al Piave
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La ritirata al Piave: le cifre della disfatta. Ottobre - novembre 1917.

Donne nella Guerra (Le)
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Testo tratto da: Gida Rossi, Da ieri a oggi: (le memorie di una vecchia zitella), Cappelli, Bologna, 1934. Trascrizione a cura di Lorena Barchetti

Bibliografia
Da Caporetto a Vittorio Veneto
AA.VV.
1970 Trento Arti grafiche Saturnia
Storia politica della Grande Guerra 1915-1918
Melograni P.
1998 Milano Mondadori