Corpo di spedizione italiano in Anatolia 1919-1922

Scheda

Alla fine della Grande Guerra con il trattao di Versailles si procedette ad uno smembramento "punitivo" degli imperi centrali. Oltre alle più note vicende storiche e politiche che interessarono la Germania e l'Austria-Ungheria che dettero vita ai nuovi stati di Polonia, Cecoslovacchia , Jugoslavia ed Ungheria, anche nell'area dell'ex impero ottomano avvennero sostanziali e decisive variazioni geografiche e politiche di cui ancora oggi, nell'area del Medio Oriente, si pagano le conseguenze.
Anche nei confronti di Costantinopoli furono intraprese severe azioni punitive. Con il trattato di Sèvres del 10 agosto 1920 l'impero ottomano perdeva tutti i territori arabi nonchè il controllo degli stretti dei Dardanelli e del Bosforo. A beneficiare in particolar modo dello smembramento dei possedimenti della Sublime Porta fu la Grecia, l'atavico nemico che potè così fare un altro  passo verso il completamento delle rivendicazioni nazionalistiche della cosiddetta "Megali Idea" che intendeva riunire sotto il controllo dello stato greco tutti i territori abitati da popolazione di etnia greca della penisola anatolica.
Le truppe greche occuparono le città di Smirne e di Adrianopoli (e di gran parte della vecchia provincia ottomana della Tracia), venendo a creare uno stato di tensione e di repressione nei confronti della popolazione di etnia musulmana. Oltre alla indesiderata presenza greca in Anatolia, la Turchia dovette avallare suo malgrado la nascita di uno stato armeno ed accettare, secondo uno degli articoli del trattato di Sèvres, la futura creazione di uno stato curdo. L'efferatezza del comportamento turco nei confronti dei curdi e soprattutto degli armeni durante la Grande Guerra, nel timore che queste due popolazioni potessero rivelarsi sabotatori e segreti alleati dei paesi dell'Intesa, portò a veri e propri genocidi e ad un conseguente clima di "vendetta" nei primi anni del dopoguerra. Oltre a queste concessioni vaste aree arabe dell'ex impero ottomano furono "affidate" al controllo delle potenze vincitrici della Grande Guerra. Il Regno Unito acquisì l'Iraq, la Transgiordania e la Palestina. La Francia acquisì il Libano e la Siria. Tutti questi territori furono ufficialmente assegnati come "mandato" della Società delle Nazioni.

La condotta del nuovo sultano Mehmed VI fu giudicata da gran parte della popolazione turca e dell'establishment militare turco troppo accondiscendente e lassiva. Nacque quindi ad Ankara, in contrapposizione a Costantinopoli, un governo rivoluzionario diretto dall'ex ufficiale Mustafa Kemal. Questo governo parallelo di Kemal intraprese azioni armate in particolar modo contro la presenza militare greca in Anatolia, dando vita ad una "nuova" guerra greco-turca.

Anche l'Italia ottenne al tavolo della pace un'area di controllo in Anatolia a prosieguo di una politica di interesse cominciata con l'occupazione del Dodecaneso durante la guerra di Libia. Nella primavera del 1919 formazioni della Regia Marina e del Regio Esercito operarono degli sbarchi in profondità nel territorio anatolico, partendo proprio dall'avamposto di Rodi nel Dodecaneso. Non potendo occupare la città di Smirne, capoluogo della zona, per via delle difficoltà internazionali con gli interessi della Grecia, le mete principali risultarono essere Adalia, Bodrum e Scalanova, principali porti della costa sud-occidentale della penisola turca. Nel primo mese di occupazione il Corpo di Spedizione si aggirò sulle 12.000 unità. Contemporaneamente al corpo di spedizione in Anatolia c’era anche un Corpo di spedizione italiano a Costantinopoli  in conformità con l'Armistizio di Mudros, stipulato fra l’Impero ottomano e le potenze dell’Intesa. Le truppe italiane sbarcarono a Galata il 7 febbraio 1919. Si trattava di un battaglione di fanteria composto da 19 ufficiali e 740 soldati. Il giorno dopo si aggiunsero 283 Carabinieri, comandati dal colonnello Balduino Caprini che assunsero compiti di polizia. Il 10 febbraio, una apposita commissione suddivise la città in 3 zone: Stambul (la città vecchia) venne assegnata ai francesi, Pera-Galata agli inglesi e Kadiköy e Scutari agli italiani.

Le truppe qui stanziate avevano il compito di sovrintendere alla “pacificazione” dell’area e alla repressione di qualsiasi forma di violenza nei confronti della popolazione. Al deflagrare del conflitto greco-turco, logicamente, i soldati alleati si trovarono a dover contrastare la crescente aggressività delle truppe della neo-nata Repubblica di Turchia di Kemal.

Componevano il corpo di spedizione italiano in Anatolia il 33° e 34° reggimento fanteria della brigata Livorno, il XXVI Battaglione bersaglieri, il IV Battaglione bersaglieri ciclisti,  squadroni di cavalleria del 20º Reggimento "Cavalleggeri di Roma" e del 18º Reggimento "Cavalleggeri di Piacenza", il XL Gruppo artiglieria da montagna e il  LII Battaglione genio, oltre a varie altre unità di sussistenza e sanità. Al comando di questo corpo si alternarono cinque alti ufficiali fra i quali il più noto generale Luigi Bongiovanni, comandante del famoso VII corpo d’armata sul massiccio del Kolovrat durante la battaglia di Caporetto. La presenza militare italiana in Anatolia ed Adalia non visse momenti di alta tensione. La vicinanza a Smirne, dove si consumò una vera e propria tragedia umanitaria a seguito delle violenze di entrambi gli schieramenti, non fu particolarmente sentita dai soldati italiani. Parte delle flotta italiana del Dodecaneso partecipò alla parziale evacuazione della popolazione di Smirne di etnia greca a seguito della conquista della città da parte delle truppe turche e della conseguente operazione di “pulizia etnica” intrapresa. Le giornate di Smirne furono raccontate con dovizia di particolari da vari inviati di guerra fra i quali un giovane Ernst Hemingway che raccontò del disinteresse da parte delle navi alleate alla rada nel porto nei confronti della popolazione di origine greca ammassatasi sulla banchine nella speranza di ricevere assistenza, soccorso e rifugio.

L'Italia provvide al ritiro del proprio corpo di spedizione in Anatolia tra l’aprile e autunno del 1922.
Dopo la vittoriosa guerra contro i greci e la costituzione della Repubblica Turca di Mustafa Kemal, il trattato di Sèvres fu annullato e sostituito dal trattato di Losanna (1923). In quest'ultimo atto, la Turchia confermava all'Italia il possesso del Dodecaneso e riconosceva per la prima volta la sovranità italiana sulla Libia, ma non le accordava nessuna zona oggetto di influenza economica né di occupazione militare in Anatolia.

Di Giacomo Bollini

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