Castelfranco Emilia (Mo)

Castelfranco Emilia (Mo)

1796 | 1924

Scheda

Il territorio di Castelfranco, posto a metà strada tra Bologna e Modena, si sviluppa lungo la direttrice della via Emilia e, sebbene sia sempre stato storicamente parte dell'area bolognese, dal 1929 è stato accorpato alla provincia di Modena. Si tratta di un Comune molto esteso, soprattutto dopo la decisione presa nel 1861 che vide l'accorpamento del vicino territorio di Piumazzo. Negli anni successivi all’Unità d’Italia visse un intenso periodo di sviluppo urbanistico: nel 1886 fu inaugurato il nuovo edificio scolastico (che allo scoppio della guerra fu adibito a ospedale militare) e nel 1888 fu la volta del nuovo ospedale. Con l’avvento del nuovo secolo si costruirono l’asilo infantile, il teatro e le case operaie, che presero il posto delle mura abbattute nel 1907. Contestualmente, comparvero anche le prime organizzazioni assistenzialiste, tra cui la Banca Popolare Cooperativa nel 1884. Al censimento del 1911, l'ultimo prima della Grande Guerra, contava 15.300 abitanti; di questi, 289 perirono al fronte o per le conseguenze del conflitto; a questi vanno aggiunti i 5 caduti di Piumazzo, i 3 di Riolo e l'unico della località San Giacomo. A loro il comune dedicò diversi monumenti o lapidi in memoria. Tra questi, il più rilevante è sicuramente quello realizzato da Silverio Montaguti nel 1924 e quello posto a Piumazzo ad opera di Augusto Murer.

Il Comune viene così viene descritto nel volume Provincia di Bologna, collana Geografia dell'Italia, Torino, Unione tipografico editrice, 1900: Questo mandamento, la cui costituzione non fu toccata dalla legge riformatrice del 30 marzo 1890, occupa la parte più avanzata ad occidente della provincia di Bologna, che a guisa di punta o sprone si conficca nella provincia di Modena. Esso confina: a nord, colla provincia di Modena; ad est, coi mandamenti di San Giovanni in Persiceto e di Bazzano; a sud, ancora col mandamento di Bazzano; a ovest, ancora colla provincia di Modena. Il mandamento è tutto in pianura. Lo attraversa al sud-est la Samoggia, scendente dalle soprastanti colline di Bazzano, unico corso d'acqua della regione, se si eccettua il Panaro, che per un tratto a nord-ovest fa da confine alle due provincie. La via Emilia, alla quale corre parallela la linea ferroviaria Bologna-Piacenza, è la grande arteria stradale del territorio in cui attraversa il capoluogo, formandone la via principale. Numerose e buone strade comunali e consorziali attraversano il territorio di Castelfranco; di queste le principali sono la strada che, passando pure pel capoluogo, mette da un lato alla collina di Bazzano, dall'altro a Nonantola e nel basso Modenese, e la strada che mette da Castelfranco a San Giovanni in Persiceto. Il mandamento di Castelfranco dell'Emilia è plaga essenzialmente agricola: tutte le coltivazioni proprie della plaga emiliana vi sono praticate e mantenute con frutto. Ricca vi è la produzione dei cereali d'ogni specie e dei foraggi; la vite vi prospera coltivata a tralci sposati agli olmi; notevole vi è pure la produzione della canapa. L'allevamento del bestiame da stalla e da cortile fatto su vasta scala, la produzione dei salumi e dei latticini, insieme alla lavorazione della canapa ed alla tessitura casalinga sono le industrie di maggior sussidio all'agricoltura, quantunque, come si vedrà, non manchino nel capoluogo rappresentanze di industrie propriamente dette. Castelfranco dell'Emilia (12.451 ab.). - Cospicui Comune il cui territorio, tutto in piano, ha una superficie censita di 9809 ettari. Il Comune comprende, oltre del capoluogo, numerose frazioni, delle quali talune, come Piumazzo, Panzano, Manzolino, Riolo, Gaggio in Piano, sono bei paesetti dotati di chiesa parrocchiale e contornati da ville, da casine signorili e da importanti fattorie. - Castelfranco, capoluogo del Comune (42m.sul mare), si trova sulla via Emilia, che ne attraversa l'abitato, 24 chilometri al nord-ovest da Bologna e a 4 circa dalla sponda destra del Panaro. Ha una popolazione di circa 3700 abitanti ed ha tutto l'aspetto d'un borgo prosperoso ed industre, in via di progressivo miglioramento edilizio, materiale e morale. La via principale del paese, ch'è poi la via Emilia, è diritta, fiancheggiata da begli edifizi con porticati, sotto i quali si aprono ben fornite botteghe. Importante edifizio è la chiesa arcipretale dedicata all'Assunta e di grandiosa architettura: vi si mostrano alcuni quadri di eccellenti autori, quali l'assunzione di Maria Vergine di Guido Reni, Santa Barbara del Guercino, il Sacro Cuore del bolognese Guardassoni ed altri della buona scuola bolognese del secolo XVII. Altra chiesa, meritevole di ricordo in Castelfranco è quella di San Giacomo, nella quale mostrano quadri di Isabella Sirani, del Tiarini, non privi di pregi che caratterizzano la vigorosa scuola bolognese del secolo XVII: A mezzo chilometro circa dalla borgata presso all'estremo limite della provincia, circondato da solide mura, sorge il forte Urbano, cosidetto perchè fatto erigere, nel 1628, dal pontefice Urbano VIII, allorchè decretò l'atterramento delle pressochè smantellate ed inutili fortificazioni di Castelfranco. Attualmente il forte Urbano è adibito ad uso di reclusorio e per adattarlo a quest'uso, specialmente dal Governo italiano, che n'entrò in possesso nel 1859, vi furono compiuti importanti lavori, sì che dell'antico forte, si può dire non rimangono che i bastioni, le mura di centro e la porta in barocco monumentale, dal lato di Castelfranco. Vi sono nel Comune buone scuole ed istituzioni di beneficenza. Castelfranco è un importante centro di produzione agraria e l'agricoltura è in questo Comune base della ricchezza pubblica. Le altre industrie vi sono rappresentate da un'officina meccanica, 2 fabbriche di fiammiferi in legno, 4 fabbriche di paste da minestra, una di conserve alimentari, una di tessuti misti di canepa, cotone e lino, 2 tintorie, una cartiera, una fabbrica di botti. Gli stabilimenti più importanti sono quello dei tessuti misti con 300 operai e le fabbriche di fiammiferi con 56 operai.

CENNO STORICO. - Si danno a Castelfranco origini assai antiche, salienti al periodo romano. Vuolsi che l'attuale Castelfranco non sia se non l'antico Forum Gallorum, nelle cui vicinanze, l'anno 43 av. Cr., il triumviro Ottaviano sconfisse il competitore Antonio. Il punto intermedio tra Modena e Bologna, località in cui campeggiarono a lungo quei due emuli ed aspiranti alla successione di Cesare, avvalora quest'ipotesi. Il Savioli, nei suoi Annali bolognesi, dice: " Stette il Foro dei Galli alla manca, in distanza di forse un miglio, fra Castelfranco e Piumazzo; nè di rado escon di sotterra alcuni vestigi". Sul principio del secolo XIII, infierendo più che mai la guerra tra Bologna e i Modenesi, che trovando troppo angusti i confini sulla linea del Panaro ed accampando diritti e donazioni dei tempi della contessa Matilde sconfinavano continuamente, Castelfranco, che già esisteva, venne singolarmente fortificato dai Bolognesi, che ne fecero il loro baluardo avanzato verso Modena. Numerose, per non dire continue, furono le vicende guerresche di Castelfranco in tutto il periodo delle guerre comunali e non vi ha conflitto tra Modena e Bologna che non sia stato segnato da fatti d'armi intorno a questo borgo. Nel 1322 i Modenesi riescirono ad impadronirsi di Castelfranco; nel 1326, vinti i Bolognesi alla battaglia di Zappolino, Passerini Buonacolsi-Nubillino, signore di Mantova e di Modena, entrò trionfante in Castelfranco. Nell'anno seguente, intervenuta la pace fra il Buonacolsi e Bologna, Castelfranco con tutto il suo territorio ritornò a questa città. Nella seconda metà dello stesso secolo, quando i Visconti stendevano le loro unghie rapaci anche sulle libere città dell'Emilia, Castelfranco venne occupato da Bernabò Visconti; indi, tra lo scorcio del secolo XIV ed il principio del successivo, campeggiarono intorno a Castelfranco Nicolò da Tolentino, il Gattamelata, l'Acuto, Alberigo da Barbiano, il duca Guarnieri, Nicolò Piccinino e Luigi Dal Verme, nelle continue guerre che in questo periodo si combatterono tra i Visconti e le città che non volevano sottoporsi alla loro assorbente egemonia. Salvo gli intervalli delle brevi occupazioni di eserciti nemici, costretti per una ragione o per l'altra a sgomberare presto dal territorio bolognese, Castelfranco seguì sempre le sorti di Bologna. Il 24 marzo 1530 fu datato da Castelfranco il diploma col quale l'imperatore Carlo V investiva del dominio delle isole di Malta e di Gozzo i Cavalieri Gerosolimitani, costretti dall'avanzarsi della conquista mussulmana a lasciare la primitiva loro sede nell'isola di Rodi. Dal secolo XV in poi, per quanto fortificato e munito di presidio col forte Urbano, Castelfranco non ebbe più a subire vicende guerresche di qualche rilievo. (Trascrizione a cura di Lorena Barchetti)

Bibliografia: Maria Melega, Brevi cenni sulla storia civile e religiosa di Castelfranco Emilia, Bologna, La Grafica Emiliana, 1960

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Nota delle offerte fatte al Municipio di Bologna dal dì 12 aprile al 30 giugno 1848, Bologna, Tipografia Sassi nelle Spaderie, 1848. © Museo Risorgimento Bologna | Certosa

Bolognesi a Mentana (I)
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Ugo Pesci, La campagna dell'Agro Romano e la battaglia di Mentana, in I bolognesi nelle guerre nazionali, Bologna, Zanichelli, 1906.

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