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Casa di Riposo “Elena di Savoia” pro Madri e Vedove dei Caduti in Guerra

Bologna

Di rilevanza storica

Schede

Nel 1925, anno del Giubileo reale di Vittorio Emanuele III, sorse la Fondazione Savoia per volontà della sezione bolognese dell'Associazione Nazionale Madri, Vedove e Famiglie dei Caduti e dei Dispersi in Guerra (poi costituitasi ufficialmente con atto notarile del 12 giugno 1926).

Per dar seguito all'articolo 2 del proprio Statuto, che prevedeva di «sovvenire in modo decoroso, in caso di invalidità, di indigenza o di vecchiaia alla assistenza ed al ricovero delle madri e vedove di guerra e successivamente delle orfane e sorelle dei caduti e dei dispersi della sezione di Bologna, ed in difetto delle iscritte ad altre sezioni di provincia», la Fondazione istituì in alcuni locali di via del Pratello 55 una Casa di riposo pro Madri e Vedove dei Caduti in Guerra, che fu intitolata alla Regina Elena: la consorte di Vittorio Emanuele III concesse il suo patronato con una lettera diretta alla Presidente della Fondazione datata 19 luglio 1927. La scelta cadde su un edificio non lontano dal centro proprio «per facilitare alle ospiti i contatti coi loro congiunti, la partecipazione alle funzioni religiose, alle cerimonie patriottiche e per evitare lo sconforto dell'isolamento». La Casa fu inaugurata il 7 gennaio 1928 (in occasione del compleanno della Regina) alla presenza delle Autorità cittadine ed ecclesiastiche. Quest'istituzione caritatevole poteva contenere fino ad un massimo di 24 letti, ma il numero delle ammissioni oscillava in base alla «generosità dei cittadini, che in ricorrenze liete o luttuose, vorranno ricordare la patriottica istituzione, sia con offerte in luogo di fiori, sia con offerte per intestare letti al nome di persona cara». L'assistenza medica fu affidata al dott. Ettore Toffoletto, mentre quella religiosa al cappellano militare don Andrea Balestrazzi. La Casa offriva vitto e alloggio, riscaldamento, un guardaroba e tutto l'occorrente «per giovare all'assistenza sana e gradevole» delle sue ospiti, le quali di norma indossavano «una eguale veste e porta[va]no al petto un segno speciale: la coccarda azzurra con la stelletta militare d'argento». Al fine di aumentare gli introiti, nel corso del tempo furono istituite alcune iniziative, come i letti alla memoria (a fronte di offerte minime di 500 lire) ed i Soci benemeriti (a fronte del pagamento annuo di una quota di 10 lire).

La presidenza del Consiglio direttivo della Casa fu assegnata alla Contessa Laura Acquaderni Zavagli, coadiuvata dai consiglieri Lucia Turriccia Cardelli, Leonia Bordoli Ratti (ispettrice), comm. Silvio Testi (tesoriere), Eugenio Miti, rag. Mario Garagnani e dal rag. cav. Giovanni Deserti (questi ultimi due nominati in sostituzione dei cavv. Ferruccio Pasquali e Pietro Alesso, entrambi dimissionari). Nel Consiglio entrarono successivamente anche la prof.ssa Elsa Moggio (con compiti di segreteria), il conte comm. Giuseppe Manzoni Ansidei e il duca Luigi Bevilacqua. Compito del Consiglio - accanto al quale agiva la sig.ra Anita Palmerini Bolognesi nel ruolo di economa - era quello di tener fede allo scopo principale dell'istituzione, ovvero quello di «sottrarre all'indigenza e all'abbandono le Madri e le Vedove dei Caduti in guerra, in età avanzata ed inabili al lavoro». Il 12 gennaio 1930, in occasione del matrimonio fra il principe ereditario Umberto di Savoia e la principessa Maria José del Belgio, l'Associazione “Fedelissime di Casa Savoia” offrì alla Casa una targa per commemorare l'avvenimento. Essa venne murata in un salone della Casa stessa, e alla cerimonia d'inaugurazione parteciparono le maggiori Autorità civili, religiose e militari della città.

Andrea Spicciarelli

BIBLIOGRAFIA: Dieci anni di vita della Casa di riposo “Elena di Savoia” in Bologna pro madri e vedove dei caduti in guerra, Bologna, Tipografia Sordomuti 1938; Avvenimenti cittadini in “Il Comune di Bologna. Rivista mensile municipale” (gennaio 1930), p. 76; E. Perotta, La Casa di riposo “Elena di Savoia” in “Il Comune di Bologna. Rivista mensile municipale” (aprile 1930), pp. 79-80; Casa Riposo “Elena di Savoia” pro Madri e Vedove dei Caduti in Guerra (collezione privata).