Artiglieria del Regio Esercito Italiano (al maggio 1915)

Artiglieria del Regio Esercito Italiano (al maggio 1915)

Scheda

Artiglieria campale leggera
Arma principale: cannone 75/911 mm, modello Deport - Peso 1100 kg - gittata 7600 mt - peso granata 7,00 kg. AFFUSTO A DEFORMAZIONE, così descritto dall'Enciclopedia Militare: "…. La sua caratteristica è quella di rimanere immobile durante il tiro, mentre alcune sole parti seguono il cannone nel rinculo e ritornano poi automaticamente nella posizione primitiva […] in tal modo si rende possibile tirare più colpi di seguito senza ripuntare la bocca da fuoco e senza perdere precisione nel tiro". Nel primo decennio del 1910, il problema dell’armamento dell’artiglieria campale aveva formato oggetto di particolare esame della Commissione armamenti, il parco era costituito fino al 1906, da 207 batterie di cannoni da 87 B (bronzo) e 66 da 75 B. Successivi studi ed esperienze portarono all’adozione del cannone italiano da 75 A (acciaio), in materiale rigido e tiro lento, che doveva sostituire i pari calibro in bronzo, poi un ulteriore finanziamento, permise di rinnovare anche parte del parco di batterie da 87 B. Nel quadriennio 1902-1906 vennero messi in discussione i materiali e la possibilità di reperire l’armamento da officine europee, per l’insufficiente attrezzatura degli stabilimenti nazionali; il 28 aprile 1906 fu decisa l’adozione del cannone Krupp da 75 mm a tiro rapido con l’affusto a deformazione, in totale sostituzione del modello da 87 B del 1898, inoltre la lavorazione venne in parte affidata alla Krupp e in parte alla nostra industria nazionale.

Secondo le previsioni di consegna, per il 1911 il parco artiglieria campale leggera del Regio Esercito Italiano doveva essere il seguente: Batterie da 87 Bronzo nr. 37 - Batterie da 75 Acciaio nr. 56 - Batterie da 75/906 Krupp nr. 139. Già nel 1909 ci si accorse che, per la inadempienza di alcune ditte nella consegna dei pezzi ordinati, sarebbe stato impossibile mantenere gli standard previsionali, ed il nuovo cannone Krupp a tiro accelerato da 75 mm poteva essere pronto solo nel 1912, rimaneva perciò in sospeso anche la sostituzione delle batterie da 75 in acciaio. Per ovviare al problema, nel 1911, si pensò di indire una gara tra ditte straniere, si presentarono la francese Deport col suo modello da 75 mm/1910 ( denominato in seguito 75/911), la Krupp col 75/906 migliorato, la Schneider col suo cannone 75/1908; fu scelto il francese Deport destinato a sostituire le 93 batterie ( 56 + 37) ormai obsolete per una guerra moderna, e le ditte italiane che si aggiudicarono la costruzione del progetto francese furono la Vichers-Terni e le Acciaierie Terni. A complicare la produzione del cannone intervennero fattori tecnici, come la mancanza di personale specializzato; inoltre lo scoppio della guerra italo turca convogliò parte della produzione delle nostre industrie meccaniche verso altre esigenze. Effettivamente la produzione e distribuzione del nuovo cannone Deport 75/911 iniziò solo il 25 luglio 1914, a dicembre i pezzi in dotazione al Regio Esercito erano 354. Ma nell’ottobre del 1914 ci fu un nuovo riordinamento dell’artiglieria da campagna, che prevedeva l’entrata in guerra col maggiore numero possibile di batterie con cannoni in affusto deformabile ( per il tiro rapido ); vennero così rottamate le 37 batterie in bronzo da 87 mm e le 56 da 75 mm in acciaio, per coprire i vuoti furono ridotte da 6 a 4 cannoni ciascuna le batterie da 75/906 della Krupp, portando le armi in dotazione da 1452 a 968. In un secondo tempo, cioè appena entrava in produzione/distribuzione il 75 mm Deport, tutte le batterie sarebbero ritornate alla forza di 6 cannoni ciascuna. La durata media dei nuovi cannoni con la canna in materiale deformabile era sulla carta di circa 1600 colpi, tuttavia per l’erosione della carica d’esplosivo composta da balistite, si era scesi a circa 1200; per ovviare, in mancanza di altra soluzione, la carica venne ridotta di 1/6 di potenza e la durata media arrivò a circa 3600 colpi per cannone.

Artiglieria a cavallo
La crisi attraversata nella definizione del materiale per l’artiglieria a cavallo, fu dovuta alla incapacità della Commissione armamenti di scegliere se adottare o meno un calibro diverso dal 75 mm della artiglieria campale leggera. Non era passato un anno dalla distribuzione del modello italiano da 75/A che già si pensava di sostituirlo con materiale da 70 mm. L’idea fu poi abbandonata nel 1906 per l’entrata in linea del cannone Krupp da 75/906 mm che venne consegnato alle batterie a cavallo nel 1909, per accorgersi in breve che era troppo ingombrante, pesante e delicato. Si ripresentò allora l’ipotesi di scendere di calibro, se non di adottare il cannone da 65 mm della artiglieria da montagna. Nel 1911 si era ancora nel dubbio, restava in dotazione il Krupp modello 1906 da 75 mm. Quello stesso anno fu decisa la sostituzione del 75 mm con un pezzo più leggero da 70 mm, lo studio e la sua fabbricazione venne affidata alla ditta Compagnie des forges de Chatillon – Commentry, cioè la ditta che già produceva il pezzo Deport 75/911. Nell’attesa furono acquistate dalla Krupp tedesca 9 batterie di un nuovo cannone da 75 mm migliorato ( detto 75/912 ) con l’intenzione di passarlo poi alla campale non appena fossero arrivate le prime batterie Deport da 70 mm. L’inizio della guerra mondiale nel 1914, con il totale coinvolgimento della Francia, bloccò la produzione del nuovo cannone Deport e la nostra artiglieria a cavallo rimase col 75/912 Krupp che nel frattempo si era rivelato inadeguato all’impiego.

Artiglieria da montagna
Arma principale: cannone da 65 mm peso in batteria Kg 460 – gittata 6400 mt – peso granata kg 4,5 Sino al 1909 le batterie da montagna erano 31, ciascuna su 6 cannoni da 70 mm in Acciaio: 18 per l’esercito permanente e 13 per la milizia mobile, oltre a 5 batterie di riserva. L’aumento a 40 del numero di batterie decretato a metà del 1909, consigliò anche il rinnovo del parco e fu scelto il cannone a tiro rapido da 65 mm in Acciaio a deformazione, interamente italiano, che abbisognò di 2 anni di studi prima di entrare, nel 1911, in produzione negli stabilimenti. La prima batteria da 65 A (acciaio) di prova fu pronta nel dicembre del 1911, seguirono gli ordinativi per 9 nuove batterie oltre a 3 di riserva. La campagna di Libia, avendo portato sul teatro d’operazioni numerose batterie da montagna, provocò la necessità di doverle ricostituire in patria e vennero quindi ordinate altre 26 batterie con 1200 colpi per pezzo. Nel 1913, le condizioni topografiche dell’eventuale fronte di guerra contro l’Austria – Ungheria, fecero decidere la Commissione armamenti per un nuovo ordinativo di cannoni da montagna da 65 mm e per lo studio di una nuova arma che consentisse di battere alle medie distanze truppe ben protette e defilate, mai entrata in costruzione. Nel maggio del 1915 l’artiglieria da montagna entrò in guerra con 3 reggimenti ( 1° ,2°, 3° ) - 14 comandi di gruppo – 50 batterie da 65 mm – 50 parchi batterie. In totale 200 cannoni con 1800 colpi ciascuno in dotazione. Il cannone da 70 mm passò in dotazione alla artiglieria someggiata.

Artiglieria pesante campale
Arma principale: cannone (obice) da 149/A - Peso in batteria 8200 kg - gittata 16 km - peso granata 42 kg Anche per questa specialità si trattò di scegliere i calibri dei cannoni ed i materiali. Tra il 1890 ed il 1898, si pensò di adottare un cannone tipo obice di calibro attorno ai 12 centimetri, trainabile al seguito dell’armata e che potesse essere ambivalente: obice da assedio e cannone campale; nel 1899 il concetto fu superato dal convincimento che le due “specializzazioni” dell’artiglieria dovessero avere ognuna il suo cannone, pertanto gli studi della Commissione armamenti si orientarono, per la pesante campale, su di un calibro tra i 105 e 120 mm. Vari esperimenti portarono alla eliminazione di diversi tipi d’arma; nel 1906 furono invitate 8 aziende straniere a fornire dati tecnici per una gara riguardante la fornitura di un cospicuo numero di batterie pesanti da campagna, nel 1908 le commesse se le aggiudicò la Krupp tedesca, per il suo cannone tipo obice da 149/A (acciaio), da integrare con un altro pezzo da 120/A allo studio presso l’arsenale di Napoli. Nel gennaio 1911 fu data operatività all’ordine di 28 batterie di obici da 149/A alla Krupp, mentre del cannone italiano da 120 mm se n’erano perse le tracce. Abbandonata l’idea del 120 mm, si chiese alle solite ditte europee di presentare uno studio per un cannone pesante campale da 105 mm. Nel 1912 la Krupp iniziò la consegna delle batterie di obici da 149/A , vennero così costituiti 2 reggimenti di artiglieria pesante campale su 7 batterie ( di 4 pezzi ciascuna) , ad esse avrebbero dovuto affiancarsi altre 3 batterie coi nuovi cannoni da 105 mm allo studio. Nel 1913 la ditta Schneider dichiarò che non era di suo interesse la commessa italiana per il 105 mm e Krupp e Deport furono bloccate dallo scoppio della guerra nell’agosto 1914. A novembre dello stesso anno, il Regio Esercito Italiano poté contare solo sulle 28 batterie da 149/A della Krupp, totale 112 pezzi d’artiglieria. Il problema del traino in montagna venne risolto col progetto presentato dal 2° reggimento artiglieria pesante campale, mentre la dotazione, a maggio del 1915, era di 800 colpi a obice.

Artiglieria pesante da assedio
Arma principale: obice da 210 mm - peso in batteria kg 11000 – gittata mt 8000 – obice da 305 mm – peso in batteria kg 40000 – gittata mt 17000. Alla data del 1909 il parco d’artiglieria da assedio era costituito da 39 batterie di cannoni + 21 di obici + 25 di mortai per complessivi 368 pezzi, parte in ghisa e parte in bronzo, di vario calibro. Tale dotazione era già stata riconosciuta da tempo insufficiente in caso di guerra, soprattutto per i materiali di costruzione ormai obsoleti, si dovette però attendere sino al 1908 per addivenire al nuovo progetto di “organizzazione provvisoria del parco di artiglieria d’assedio”: in pratica vennero mantenute le batterie da 149/A, i mortai da 210 e radiate le 61 batterie antiquate al cui posto si pensò di introdurre un obice di grande potenza con calibro attorno ai 260 mm.

In base al nuovo programma, nel 1913 il parco d’assedio doveva risultare così costruito: 2 comandi d’artiglieria d’assedio – 4 comandi d’artiglieria di settore – 10 comandi d’artiglieria da brigata – 24 batterie da combattimento ( 10 di cannoni da 149/A + 8 di mortai da 210/A + 6 di mortai da 260/A ) – 40 batterie di combattimento ( 28 di obici da 149/A + 12 di cannoni da 120/A ) – 1 deposito generale di munizioni – 1 deposito generale di pezzi di ricambio – 1 deposito generale di materiali per il trasporto meccanico in montagna – 1 deposito generale di materiale ferroviario – 4 parchi aerostatici – 4 parchi fotoelettrici – 4 compagnie treno su 312 quadrupedi ciascuna per il servizio di trasporto dei materiali del parco d’assedio oltre il limite della trazione meccanica e fin dove possibile. A questo programma minimo, tenne dietro quello definitivo che aumentò il numero delle batterie e la dotazione dei vari depositi. Sul finire del 1911 la situazione si presentava assai confusa, le batterie in ghisa erano state demolite, le nuove in acciaio non ancora giunte, solo la ditta Schneider che doveva costruire i pezzi da 260 mm stava mettendoli sulle linee di montaggio, purtroppo fin dai primi test ci si accorse che l’affusto di detto mortaio da 260 mm era mal progettato e la consegna effettiva da parte della ditta Schneider slittò a data da destinarsi. Per correre ai ripari la Commissione armamenti decise diverse misure alternative, tra le quali implementare gli ordinativi alla ditta Krupp di altre 10 batterie del 149/A, allestire 32 nuovi mortai da 210 mm su affusto a ruote della Schneider, studiare un nuovo cannone da 190 mm, re immettere nel parco della artiglieria da assedio 7 batterie di cannoni da 149/A in ghisa e 5 di obici da 210 con canna a rigatura progressiva. Naturalmente quando il progetto del nuovo cannone da 190 mm fu pronto non c’erano denari da spendere. Altro grave problema da affrontare fu la indisponibilità dei mezzi di traino per le bocche da fuoco, i primi esperimenti eseguiti con motrici Fiat e Zust non avevano dato esito favorevole, per tutto il 1913 continuarono le prove su strada.

Alla fine di detto anno il parco della artiglieria da assedio era il seguente: nr. 10 batterie di cannoni da 149/A cingolati – nr. 7 batterie di obici da 149/G (ghisa) – nr. 12 batterie di mortai da 210 – nr. 5 batterie di obici da 210 – nr. 6 parchi fotoelettriche – 5 km di ferrovia a scartamento ridotto tipo Legrand. Allo scoppio della conflagrazione europea nell’agosto del 1914, il parco a disposizione era invariato, la disponibilità di munizionamento per singolo pezzo non superava i 1000 colpi. Tra il 1914 ed il maggio del 1915 venne decisa l’adozione di alcuni ripieghi che portarono alla sostituzione di 3 batterie di obici da 210 con altrettanti cannoni da 149/A commissionati per l’artiglieria da fortezza, ma con i forti ancora in grave ritardo di costruzione, quindi inoperosi e disponibili, e con il passaggio nel parco d’assedio di 21 batterie costiere ( su 2 pezzi ciascuna ) delle quali 11 erano di obici da 280 e 10 di obici da 305/17, in costruzione avanzata.
Nel 1914 anche il problema del parco automezzi sembrò in fase di soluzione, vennero ordinate alla Fiat 170 trattrici di diversa potenza ed alla ditta Natali 120; per i rimorchi atti a contenere i proiettili ed i ricambi, ci si rivolse alle Industrie Metallurgiche Torino, 250 pezzi, ed alle Officine Reggiane, 100 pezzi. Naturalmente si dovette poi adattare il carreggio al traino meccanico, questa fase si prolungò sino a giugno 1915; ritardi nella consegna della balistite per la cariche di lancio dei proiettili fece si che all’entrata in guerra le giornate di fuoco dell’artiglieria pesante da assedio non superavano i 19 - 20 giorni.

Artiglieria someggiata (a dorso di mulo)
Nel 1913 si era raggruppato provvisoriamente tutti i pezzi da 70 /A mm in acciaio con affusto rigido, provenienti dalla dotazione della artiglieria da montagna, formando 12 batterie, ciascuna di 6 cannoni con 7200 colpi di dotazione, presso 10 reggimenti di artiglieria campale, sebbene nessun piano di mobilitazione ne accennasse per l’impiego. Il 12 agosto 1914, il Capo di Stato Maggiore ordinò che le batterie fossero organicamente prese in carico dai reggimenti da campagna dove già erano; inoltre, decisa la riduzione da 6 a 4 cannoni per batteria, nei mesi successivi fu possibile formare altre 3 batterie e nel 1915 ulteriori 3, più 2 in fase di costituzione. Allo scoppio della guerra con l’Austria Ungheria le 18 batterie disponibili si mobilitarono isolate, senza una numerazione propria, in carico ai reggimenti di artiglieria campale dove già si trovavano. A giugno furono completate anche le ultime 2 batterie e inviate sul fronte dolomitico nei ranghi della 4° armata.

Artiglieria da fortezza
Nell’agosto 1914, le 13 opere corazzate progettate per la difesa della nostra fronte orientale erano ancora incomplete. Di esse, quella destinata a sorgere sul monte Toraro era ancora in fase di progetto, le opere di Campomolon, Bocchetta Naole, monte Rite in Cadore, erano in corso di costruzione, Cornolò e Coldarco sebbene ultimate non risultavano armate, le restanti sette erano in fase di armamento avanzato; purtroppo sin dalle prime prove tecniche ci si accorse di gravi deficienze nella difesa passiva, reticolati e fossati, mitragliatrici, pezzi di ricambio, mezzi di comunicazione e illuminazione. Allo scoppio della guerra europea, agosto 1914, il Comando Supremo , constatato il grave ritardo nel completamento delle fortezze, dispose per l’invio di batterie da campagna da sistemare in piazzole all’aperto: preoccupava molto la situazione delle due linee difensive dell’Altipiano d’Asiago , Verena – Campolongo e Campomolon – Toraro, dove furono piazzate 6 batterie di obici da 280 mm da prelevarsi dal gruppo delle artiglierie da assedio.

I pezzi d’artiglieria impiegati nelle fortezze furono: 72 vecchi obici da 149/G (ghisa), 28 cannoni da 87/B (bronzo) e 48 da 75/A (acciaio), provenivano dalle piazzaforti di Genova, La spezia e Roma, dismesse dall’Esercito. Tra la fine del 1914 e maggio del 1915, si mise mano alle difese ravvicinate, cioè le mitragliatrici, sostituendo le Gardner americane a manovella con le Maxim mod. 1906 e le Perino 1908, poi si potenziò il parco della artiglieria da fortezza che risultò, sulla delicata frontiera orientale, composto da: 6 cannoni da 305 – 36 obici da 280 – 14 cannoni da 152 – 86 da 149/A – 39 da 149/G – 11 da 120/A e G – 12 da 75/A, tutti sistemati in torrette corazzate; in barbetta o incavernati: 180 cannoni da 149/G - 164 da 87/B – 196 da 75/A. Tutti forti in riva destra dell’Adige, quelli di sinistra del Mincio e quello di Pietole, vennero radiati.

Paolo Antolini

Bibliografia: Ministero della guerra. Comando del Corpo di Stato Maggiore. Ufficio storico, Le forze belligeranti, Vol. I, Narrazione, Roma, Provveditorato generale dello Stato 1927; G. Montù, Storia della artiglieria italiana, parte IV: dal 1914 al 1920, vol. X, dal 1914 al 1917, Roma, Biblioteca d'artiglieria e genio 1948

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Articoli di argomento militare. Estratti dal periodico 'La Lettura - rivista mensile del Corriere della Sera', Milano, 1905/1906.