Altipiano di Asiago. 1915 Assalto alle fortezze austriache del Passo Vezzena ed al Basson

Altipiano di Asiago. 1915 Assalto alle fortezze austriache del Passo Vezzena ed al Basson

Scheda

Nel 1915 dell'Altipiano dei Sette Comuni era rimasto ben poco in mano all'Austria, giusto un fazzoletto di terra attorno al passo di Vezzena. Ma a protezione della strada che dal passo portava a Lavarone e Trento, gli Imperiali avevano eretto una barriera di acciaio e cemento: i forti Luserna e Busa Verle e lo Spiz Vezzena, un osservatorio armato a oltre 1900 metri d'altezza. Tra il Luserna ed il Verle un intrico di trincee, trappole, barriere di filo spinato profonde anche 50 metri, ed il Basson, una collinetta interamente scavata al suo interno ed irta di mitragliatrici. Comandava questo strategico settore il Colonnello Ellisson, uomo coraggioso e di profonda scienza militare. A controbattere queste opere corazzate il forte italiano del monte Verena e, più lontano, il Campolongo. A ridosso della linea dei forti austriaci il 115° reggimento fanteria della Brigata Treviso, comandato dal colonnello Riveri, in posizione di fronte al Basson; la Brigata Ivrea e gli alpini del Val Brenta a mezza costa contro il forte Busa Verle ed il passo Vezzena.
Il tiro dei forti italiani e delle batterie nascoste nei boschi si era mantenuto costante dal 24 maggio 1915. Il Busa Verle aveva subito danni notevoli, il Luserna altrettanto, mentre apparivano intaccate le difese del Basson, era andata meglio alla fanteria austriaca che, al riparo oltre il passo di Vezzena, non aveva riportato grosse perdite. Il Comando austriaco preoccupato dall'addensarsi della minaccia decise di mettere fuori uso il forte Verena, dimostratosi, per la sua posizione dominante a 2015 metri, un serio pericolo; al compito provvidero alcuni obici da 305 mm piazzati sul monte Costalta: centrato in pieno da un proiettile del peso di quasi una tonnellata che esplose all'interno, per il Verena si chiuse, dopo un mese, la Grande Guerra. In preparazione dell'offensiva, alle ore 3 del 15 agosto 1915, tutte le batterie italiane, con l'aggiunta di alcuni nuovi cannoni di grosso calibro, aprirono un fuoco distruttore sulla linea austriaca Basson-passo Vezzena, che si mantenne tale per 10 giorni. Le guarnigioni dei forti austriaci furono sottoposte ad una pressione fisica e psicologica tremenda. Fritz Weber, ufficiale austriaco che si trovava all'interno del Busa Verle, ha lasciato questa testimonianza: "Ogni scoppio ha su di noi l'effetto di un poderoso pugno in testa, il sangue esce dalle orecchie, le ore passate nell'osservatorio servono ad espiare tutti i peccati che un uomo normale può commettere durante tutta la vita." Alle ore ventitré del 24 agosto la Brigata Ivrea e gli Alpini iniziarono la manovra, subito abortita per la violenza della reazione nemica, che li costrinse a sostare appena usciti dalle trincee nel bosco Varagna, mentre uno squillo di tromba, dato dal trombettiere Guarneri, dava il segnale dell'assalto al 115° fanteria. Fu anche il segnale per gli Standschutzen che erano nelle trincee di aprire il fuoco con le mitragliatrici, seguiti subito dai cannoni superstiti dei forti e da quelli nelle piazzole appena giù dal passo Vezzena. Con temeraria tenacia, gli uomini del colonnello Riveri, sospinti dalla fanfara del reggimento che suonava la Marcia Reale, si lanciarono contro la prima linea nemica e la travolsero; a tappare la falla venne mandato il battaglione di Landsturm del capitano Bauer, appena arrivato dal fronte Russo. Fu un massacro, pochi del 115° fanteria seppero trovare la via d'uscita dal groviglio dei reticolati nemici.
Dal diario del sergente Ernesto Farina: "le notizie della battaglia in corso sono buone, il Vezzena pare sia stato occupato, quello di Busa Verle anche sorpassato, il Luserna accerchiato". Ma alle 10 del mattino giunsero le prime notizie esatte: "mi viene riferito che il 115° è quasi annientato, tutti gli ufficiali fuori combattimento". Purtroppo era vero. La guerra dei forti continuerà ancora nei mesi seguenti, sebbene meno violenta e rovinosa. Molti anni dopo, il 5 agosto 1936, per iniziativa di un gruppo di reduci del 115° fanteria venne posto un cippo alla memoria sul posto del tragico assalto al Basson, sul quale si legge:

nella notte del 24 agosto 1915
i Fanti del 115° Treviso
tentando con pertinace impeto la via di Trento
su questo colle
votarono vita e sangue
alla Vittoria redentrice
Caduti: Ufficiali 48
Fanti e Graduati 1046


Paolo Antolini

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Funzione delle trincee
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Paolo Antolini, La funzione delle trincee. © Museo Risorgimento Bologna | Certosa.

Bibliografia
1914-1918: la grande guerra sugli altipiani di Folgaria, Lavarone, Luserna, Vezzena, Sette Comuni, Monte Pasubio, Monte Cimone e sugli altri fronti di guerra
Liber T., Leitempergher U., Kozlovic A.
1995 Valdagno G. Rossato