Accademia dei Ragionieri di Bologna

Accademia dei Ragionieri di Bologna

1807

Scheda

Memoria desunta dai cenni storici pubblicati nel 1913 in occasione delle Feste centenarie dell'Accademia riassunti e completati a cura del rag. Gaetano Pinardi. Nell'anno 1807 quattro giovani ragionieri bolognesi stabilirono di riunirsi in determinati giorno per comunicarsi i lavori e gli studii che ognuno di essi andasse facendo relativamente all'esercizio della loro professione. Ed essendosi tal numero accresciuto di altri professionisti, questi vennero nella deliberazione di istituire un'Accademia che sorse infatti l'11 luglio 1813 ed alla quale fu dato il nome di Accademia privata dei Logismofili. I Regolamenti di essa furono tosto redatti, e, con autorizzazione del Governo, pubblicati nel 1814, e poscia riformati e di nuovo messi alle stampe due anni dopo.

Lo scopo principale che si prefiggeva l'Accademia è chiaramente espresso dall'articolo 1° del Regolamento del 1814 cosi concepito: «L'Accademia ha per fine il ricercare le teoriche e le cognizioni pratiche intorno alla professione di ragioniere». E tale fine è svolto e commentato nelle poche ma notevoli parole dette la sera del 6 marzo 1814 dal segretario Giuseppe Cavani, e nel discorso che il presidente Giuseppe Naldi ebbe occasione di rivolgere ai colleghi festeggiando, nella seconda domenica di luglio 1815, l'anniversario dell'Accademia. Si deplorava da essi che in una città come Bologna, nella quale la ragioneria ebbe valenti cultori e distinti esercenti, e nelle cui scuole pie fu già nel principio dello scorso secolo istituita una cattedra di contabilità, la professione del Ragioniere anziché essere l'applicazione dei principi scientifici, non fosse la maggior parte dei professionisti che l'uso di inventare consuetudini pratiche, e si affermava la necessità di concorrere cogli studii a stabilire teorie e canoni che potessero innalzare la ragioneria a dignità di scienza e far sì che servissero di modesto, ma utile aiuto alla giurisprudenza, alla economia, alla statistica. Animati da questi principii, gli Accademici iniziarono e proseguirono l'opera loro svolgendo nelle periodiche conferenze argomenti teorici e questi pratici, nonché riassumendo in una memoria redatta nel 1816 dai consiglieri e dai censori dell'Accademia le attribuzioni inerenti all'esercizio professionale. E tali studii prosperarono fino al 1818; ma poi, come suole accadere, subentrò l'apatia, mancò il concorso dei soci, fino a cessare completamente nel 1822 le conferenze accademiche. Pochi anni dopo, con lodevolissima iniziativa, si volle far rivivere la vecchia Accademia, dandole nuova forma, nuovo impulso e nuove regole; – e con istanza in data 24 novembre 1828, quarantasei ragionieri si rivolsero all'E.mo Cardinale Bertazzoli, Prefetto della Sacra Congregazione degli studii, per invocare a termini del Motu-proprio di S. Santità Leone XII in data 31 agosto 1824, l'approvazione alla istituzione di una nuova Accademia chiamata dei Ragionieri, le cui norme statutarie venivano trasmesse al predetto Cardinale Bertazzoli. La Sacra Congregazione da questi presieduta, con rescritto 24 dicembre 1828 accordava all'Arcivescovo di Bologna, Arcicancelliere della Università, ogni più ampia facoltà al proposito, e l'Arcivescovo stesso, Card. Carlo Oppizzoni, autorizzava la istituzione dell'Accademia e ne approvava gli statuti con decreto 16 gennaio 1829. i quali statuti subivano nuove riforme e venivano pubblicati nel 1830 in seguito ad ulteriore approvazione del predetti Card. Oppizzoni, che accettava ancora l'offerta del protettorato dell'Accademia. È quindi nell'anno 1830 che ebbe origine la nuova istituzione, e si ripresero gl'interrotti lavori; ma per poco, ché, scoppiati in Bologna e dilatatasi nelle Legazioni e nelle Marche i rivolgimenti politici del 1831, questi furono in breve tempo repressi; ed una delle conseguenze della repressione si fu l'assoluto divieto alle riunioni di qualsiasi genere. Credettero gli Accademici che il divieto fosse momentaneo, e nel 1832 rivolsero istanza a Papa Gregorio XVI per chiedere il permesso di tenere delle semplici private conferenze. Questa prima supplica venne respinta, e la stessa sorte ebbero le susseguenti istanze, rivolte al Cardinale Arcivescovo, ora alla Sacra Congregazione degli studii, e le sollecitazioni di persone distinte e altolocate. Quindi è che dal 1831 fino alla morte di Papa Gregorio XVI, all'Accademia fu interdetto qualunque studio collettivo e fu vietata qualsiasi riunione. Però durante il regno del predetto Pontefice venne emanato un importante regolamento intorno all'esercizio, professionale, alla cui promulgazione ha contribuito in parte l'Accademia per mezzo di un promemoria redatto dai suoi delegati. Vero è che le disposizioni stesse variano da quelle che i delegati dell'Accademia proponevano, ma sta il fatto che una lodevole iniziativa partì da 35 ragionieri bolognesi, i quali, il 5 gennaio 1829, diedero mandato al signor Agostino Scandellari di procurare l'emanazione per l'esecuzione della professione di ragionieri di un nuovo regolamento «consentaneo alle circostanze generali, decorso per la professione, utile per ogni genere di amministrazione e possibilmente innocuo a chiunque in precedenza di esso si fosse dedicato all'esercizio della ragioneria.»

Ed un progetto di regolamento venne da alcuni Accademici redatto, e dalla Sacra Congregazione degli studii trasmesso all'Accademia per il suo parere. Tale onorevole incarico fu sollecitamente esaurito da un'apposita Commissione che rassegnò il suo rapporto, nel quale, fra le altre cose si propugnava l'istituzione di speciali Collegi di Ragionieri e di Computisti. Questo concetto non fu accolto nelle disposizioni emanate nel 1836 che hanno un carattere diverso da quelle proposte dall'Accademia; ma migliori o no, esse stabilivano norme certe e determinate per l'abilitazione e l'esercizio professionale, e ripetevano in gran parte la loro origine dall'agitazione promossa dai computisti bolognesi e dalla bolognese Accademia. Succeduto al pontificato di Gregorio XVI quello di Pio IX, i rigori cessarono, quindi si sarebbero potuti riprendere i lavori, se gli avvenimenti politici non avessero assorbito per intero gli animi. Gli entusiasmi pel nuovo pontefice, la guerra nazionale, la gloriosa giornata dell'8 Agosto, le stragi del settembre, erano fatti tali che ben giustamente distoglievano i cittadini dallo studio. Fu solo nel febbraio 1849 che il Card. Oppizzoni, Arcivescovo di Bologna, accordò all'Accademia di riprendere le sue esercitazioni. E si stavano già apprestando i locali necessari, quando sopraggiunsero le giornate di Maggio, in cui gli Austriaci, vendicando la sconfitta patita nove mesi prima, bombardarono ed espugnarono la città. Col ripristino del governo pontificio e colla dominazione straniera infierì più che mai la reazione, e le leggi statarie ebbero per molti anni il loro ferreo impero. Conseguenza di tutto ciò si fu che l'accademia, ad onta di reiterante pratiche, fu condannata af una forzata inazione fino al 1858, anno nel quale, in seguito ai mitigati rigori, fu concesso all'Accademia dell'Arcivescovo, a ciò autorizzato dalla S. Congregazione degli studii, di riunirsi in via provvisoria e salvo il permesso dell'autorità politica. Si cominciarono nel 1858 i lavori dell'Accademia; e, quantunque l'autorizzazione avesse carattere provvisorio, pure non si ebbero a subire ulteriori interruzioni. Gli atti accademici, dei quali nel 1860 fu incominciata la stampa, fanno fede come si traesse profitto della libertà di riunione e di discussione, di cui col nuovo governo potevasi usufruire, e si prendesse occasione dai cambiati ordinamenti politici ed amministrativi per farne argomento di studio, a cui corrispondevano prove di stima e di fiducia per parte delle autorità governative. Appena cessato il governo pontifico, l'Università degli studi volle incaricare l'Accademia di proporre i temi per gli esami degli aspiranti al diploma di ragioniere, incarico che fu conservato fino all'ordinamento degli Istituti tecnici, e che fu esteso nel 1863 anche alla nomina degli esaminatori. Nel 1860, lo Statuto della Accademia fu approvato dal Ministro della Pubblica Istruzione con Decreto 15 novembre ed accompagnato con lettera che venne stampata insieme al Decreto ed allo Statuto. Nel ventennio fra il 1860 1880 l'Accademia eseguì studi e lavori di grande importanza che si collegavano con l'assetto legislativo del nuovo Governo, fra cui la nuova legge sull'imposta dei fabbricati (1866) e quella sulla contabilità generale dello Stato. A tali studi tenne dietro la compilazione di uno speciale schema di legge pubblicato nel gennaio 1867 e fu loro dato ampia pubblicità facendone in oltre omaggio a S. M. il Re, ai Ministri, ai membri delle due Camere; e fra gli atti si conservano autografi lusinghieri, notevoli quelli del Gabinetto del Real Casa e del compianto barone Ricasoli presidente in allora del Consiglio dei Ministri. Compilò un progetto di regolamento per la tassa sul valore locativo, per incarico ufficiale avutone dalla Giunta municipale di Bologna, con deliberazione 18 febbraio 1867; e sulla gravissima questione del corso forzoso (1868), emise il voto che dovesse essere dalla Camera respinto il progetto di iniziativa parlamentare presentato dall'On.le Maiorana Calatabiano, al quale voto si univano con apposita sottoscrizione più di 500 cittadini bolognesi di ogni ordine. L'anno 1869 va rammentato per l'approvazione di un nuovo Statuto e per l'erezione in Corpo morale dell'Accademia con Decreto emanato il 17 ottobre 1869 dal Re, sopra proposta del Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio, retto in allora dall'Accademico onorario concittadino Marco Minghetti.

La necessità di stabilire norme uniformi e costanti pei contratti di colonia ed il fatto che l'Accademia si era già occupata di tale argomento, suggerì nel 1871 al Comizio agrario, alla società agraria e all'Accademia la normativa di una Commissione mista per venire ad un pratico risultato, a cui infatti si arrivò con la compilazione di un capitolo per i contatti di mezzadria e la redazione di un modulo di scrittura privata per i contratti stessi che servirono nella generalità dei casi agli agricoltori e coloni della Provincia di Bologna. In questo periodo, oltrecché coi concorsi a premio assegnati dal Ministero e banditi dall'Accademia, l'Accademia stessa pensò di divulgare gli studi computistici tenendo sia nella città di Bologna, sia nei Comuni della Provincia, lezioni teoriche-pratiche di contabilità agricola e commerciale. E se, stante le forti spese da sostenersi superiori ai mezzi dell'Accademia, questa fu costretta a sospendere l'insegnamento nei Comuni della Provincia, le lezioni impartite in città continuarono fino a quando scuole serali relative a specializzate materie sorsero in Bologna per opera della benemerita Lega per l'istruzione del popolo. Ricorrendo nel 1880 il 50° anniversario della definitiva istituzione dell'attuale Accademia, fu deliberato di solennizzare tale fausta ricorrenza. Senonché, per alcune circostanze impreviste, la commemorazione fu protratta al 20 marzo 1881. La relazione della solenne seduta forma uno speciale fascicolo degli Atti, che, con una medaglia commemorativa di bronzo coniata da distintissimo artista bolognese, costituisce il ricordo di quella festa Accademica. L'anno 1884 è ricordevole per la parte presa dell'Accademia all'Esposizione di Torino nella speciale mostra di Ragioneria, ove ebbe a riportare la medaglia d'oro di speciale benemerenza. Nell'anno 1885 l'Accademia ebbe l'onore di essere invitata da S. E. il Ministro della Pubblica istituzione di compilare i programmi di matematica, diritto civile, commerciale ed amministrativo ed economia politica richiesti per gli esami di abilitazione all'insegnamento della Contabilità, programmi che l'Accademia fu sollecita di compilare e di rassegnare nel 1886 al Ministero valendosi delle persone, membri dell'Accademia di speciale competenza nelle varie materie. Il 10 dicembre 1886 moriva in Roma lo statista Marco Minghetti. Torna ad onore ricordare che egli apparteneva all'Accademia come socio onorario, che aveva partecipato a molte sedute accademiche e in ogni occasione aveva dimostrato di compiacersi di farne parte. L'Accademia decretava e collocava, pressoché subito dopo, il busto nell'aula delle adunanze e perpetua memoria. L'anno 1888 resta memorabile negli annali della Istituzione per un fausto avvenimento che si svolse presso l'Accademia mentre ricorreva in Bologna lo VIII Centenario dello Studio bolognese. Nei giorni dal 30 settembre al 4 ottobre 1888, nella splendida Sala dei Caracci, situata al primo piano del Palazzo Malvezzi in via Zamboni n.20, ove risiedeva l'Accademia, si tennero le riunioni del VI Congresso nazionale dei ragionieri, che riuscì solenne pel numero degli intervenuti e per la serietà dei lavori compiuti. Il resoconto del Congresso fu licenziato alla stampa nell'aprile del 1890 e forma un volume speciale. Nell'anno 1893 il Presidente prof. Bordoni Augusto, dopo quasi un trentennio di carica, rinunciava all'Ufficio e gli fu conferito il titolo di Presidente emerito. Nello stesso anno l'accademia fu insignita del titolo di «Reale» mediante brevetto che le conferiva la facoltà di aggiungere al nome Accademia dei ragionieri l'appellativo di Reale e di fregiarsi dello stemma sovrano. Con la rinuncia del presidente Bordoni si può a ragione asserire che si chiudeva un periodo della vita e della storia dell'Accademia e se ne apriva uno nuovo. L'accademia delle origini sino allora aveva conservato il carattere prevalentemente, se non esclusivamente, scientifico e la meritata fama di Istituto scientifico le proveniva appunto dal largo contributo che aveva sempre dato agli studi trattando argomenti di amministrazione, di economia e di finanza, alcuni dei quali come quello per l'abolizione del corso forzoso e l'altro sull'amministrazione del patrimonio e la contabilità generale dello Stato trovarono sanzione nel Parlamento e si tradussero in leggi amministrative dello stato. Ma col progresso dei tempi anche la tradizione dell'Accademia doveva necessariamente mutarsi. E veramente, dopo che l'accademia nel primo ciclo aveva adempiuto ad una missione storica innalzando nel concetto del pubblico il valore scientifico del ragioniere, mercè la serie degli studi ai quali abbiamo accennato, non è da meravigliare che essa sentisse il bisogno di servirsi della rinomanza giustamente conquistata per rivolgerla a migliorare e a difendere l'esercizio della professione; e ciò non soltanto nell'interesse dei propri soci, ma di tutta la classe benemerita dei ragionieri e della società in generale, questa tendenza novella ebbe un lungo periodo di svolgimento e di iniziative molteplici negli anni tra il 1893 e il 1905 durante la Presidenza Forlai, Belvederi Leonesi e Parisini, sino a tanto che non fu promulgata la legge 13 luglio 1906 che regola la professione di ragionieri e pubblicato il relativo regolamento 2 febbraio 1907 con cui creavano i Collegi legali dei ragionieri in tutta Italia. Fra gli avvenimenti del periodo 1893-1905 è degno di ricordare la cerimonia svoltasi nell'anno 1896 (Presidenza Belvederi) nell'occasione dell'inaugurazione del monumento dedicato in Bologna a Marco Minghetti (28 giugno 1896) dove l'accademico rag. Luigi Leonesi lesse il discorso commemorativo.

Ma soprattutto è notevole la fondazione della Scuola di scienze attuariale. L'Accademia si fece promotrice di una Scuola di scienza attuariali, che cominciò a funzionare nel 1903 e che fu anzi la prima ad aprirsi nella nostra Nazione. L'insegnamento fu affidato al socio onorario prof. Rodolfo Viti e fu coronato da favorevole accoglienza e da liete successo per il numero ragguardevole degli inscritti; per l'appoggio che ottenne da parte di Istituti (soprattutto la Camera di commercio ed arti e l'Associazione degli impiegati civili di Bologna) per il risultato veramente lusinghiero degli esami sostenuti dagli allievi alla fine del corso biennale. E ci piace qui riportare un brano dell'avviso con cui la proposta della scuola fu resa pubblica notando solo che era ammessi alla Scuola i licenziati dell'Istituto tecnico o di Liceo e gli alunni di 3° o 4° anno della Sezione di commercio ragioneria dell'Istituto tecnico, e che la Scuola era retta da apposito Regolamento. «La diffusione delle istituzioni di credito e di provvidenza, rende indispensabile agli uomini d'affari, ai Commercianti ed ai Ragionieri, il riunire alle nozioni amministrative e contabili quelle relative alla Scienza Attuariale. Poiché in questa Scienza trovano posto tutte le questioni relative agli impieghi di capitali per ragione di risparmio o di credito: tutte quelle riguardanti i contratti di assicurazione nelle loro diverse forme. Siffatte cognizioni sono patrimonio necessario nell'amministrazione d'una qualsivoglia Azienda, ed occorrono ormai diuturnamente in ogni ramo di commercio. Per queste considerazioni quandi l'Accademia dei Ragionieri stabilì fosse aperta nella sua sede e nel nuovo anno 1903 una Scuola di scienza attuariale intesa appunto a mettere alla portata di tutti la conoscenza delle nozioni teoriche e pratiche su cui sono fondate le Assicurazioni, le Casse Pensioni, le Società di mutuo soccorso e simili». La Scuola di Scienze Attuariali progrediva ognora più ed ebbe l'onore di essere ispezionata, per speciale incarico avuto dall'on. Pantano allora Ministro dell'Industria, Commercio e Agricoltura, dall'illustre professor Salvatore Pincherle della R. Università di Bologna, il quale nella relazione al Ministero concludeva affermando che la iniziativa della R. Accademia dei Ragionieri di Bologna nell'istituire la Scuola Attuariale in vantaggio dei suoi professionisti fu opportuna e rispondente ad un reale bisogno; che la persona cui affidò l'incarico di tenere il corso relativo fu bene scelta ed adempì egregiamente al mandato avutone e che i risultati ottenuti nel breve tempo che la scuola funziona, sono pienamente soddisfacenti. La Scuola Attuariale della R. Accademia concorse all'Esposizione internazionale di Milano del 1906 ed ottenne la massima Onorificenza della Medaglia d'Oro tanto nella Mostra didattica quanto nella sezione di previdenza. Dopo l'apertura della scuola media di Commercio sorta in Bologna nel 1906, la Scuola d'attuaria fu introdotta come insegnamento facoltativo nella Sezione di Commercio-Ragioneria nel R. Istituto Tecnico di Bologna e anche attualmente dà valente professor Viti. Le antiche tradizioni che curarono sempre il progresso della scienza dell'Amministrazione e della Ragioneria furono riprese e continuate sotto la presidenza del compianto prof. Valentino Bernardi dovente di ragioneria nel R. Istituto tecnico Pier Crescenzi di Bologna, che tenne la caria dal 1905 al 1910 e fu crudelmente rapito all'affetto de' suoi discepoli il 14 aprile 1910. L'avvenimento più importante della Presidenza Bernardi fu la celebrazione del IX Congresso nazionale dei ragionieri italiani che si svolse solennemente nel novembre 1905 nello storico palazzo Fibbia Pallavicini in via Galliera, dove allora l'Accademia aveva sede. Il tema riguardante il progetto di Legge professionale, che si trovava in allora davanti al Parlamento, fece accorrere al Congresso una vera falange di professionisti fra i più reputati ed autorevoli da ogni regione d'Italia.

Nell'anno 1911 successe alla Presidenza il ragionier Umberto Modonesi che tuttora ricopre la carica ed ebbe la ventura e l'onore di celebrare la ricorrenza del primo Centenario di vita dell'Accademia dei ragionieri di Bologna, adempiendo un voto solennemente espresso dall'Assemblea. La festa centenaria fu celebrata il giorno 30 novembre 1913 e la cerimonia si svolse nel salone delle adunanze situato al piano terreno dello storico palazzo Bocchi in via Goito, alla presenza del rappresentante del governo on. Bellotti e di tutte le autorità politiche e amministrative della provincia e città di Bologna. La considerazione e l'estimazione che l'Accademia bolognese gode anche oltre i confini della nazione furono confermate in quell'occasione dalla presenza del Presidente della più potente Associazione di ragionieri inglesi Mister Basil William Hardcastle che da Londra si recò espressamente a Bologna in rappresentanza dell'Istituto of Chartered Accountants of London (Istituto Privilegiato dei Ragionieri di Londra). Inviarono pure indirizzi di congratulazione la Società dei ragionieri di Edimburgo (Scozia), Incorporated by Royal Charter, la Société Académique de Comptabilité de Belgique, l'Institut internazionele de bibliographie e l'Association internationale de Comptabilité (Bruxelles). In quel giorno il sindaco di Bologna comm. Nadalini nel discorso pronunciato quale rappresentante della Città ebbe ad affermare che «l'Accademia dei ragionieri di Bologna più che una Associazione di pratici è un Istituto che fa parte di quella pleiade di Istituti scientifici che onorano la nostra Bologna e hanno capo nel glorioso Ateneo qui degnamente rappresentato dal Rettore Magnifico». (il compianto prof. Comm. Pesci). Fece seguito il discorso commemorativo pronunciato dal Presidente comm. Modonesi, indi la relazione letta dal prof. Sperotti della Commissione scientifica sul concorso a premio (lire mille e medaglia d'ora) assegnato al prof. Dott. Giovanni Germani autore dell'opera: «La Ragioneria come scienza moderna». Una dissertazione di carattere scientifico letta dall'accademico prof. Landini sul tema: Teoriche professate da Giuseppe Cerboni e da Fabio Besta, e lo svolgimento del tema: Necessità di un'unione fra le Accademie e le libere associazioni di ragionieri. Furono distribuiti il volume degli Atti dell'Accademia stampato coi tipi della società tipografica Azzoguidi di Bologna ed una medaglia commemorativa di bronzo eseguita dalla Ditta Johnson di Milano con incisione pregevolissima del defunto artista bolognese Baldini. L'Accademia ebbe occasione di festeggiare nel medesimo anno 1913 un insigne collega nella persona del prof. Faustino Parisini il quale resse per ben due volte la presidenza dell'Accademia e che nel 1913 compiva il 40° anno del suo esercizio professionale. L'Accademia gli presentava una pergamena, opera pregevole del prof. Roberto Franzoni di Bologna, accompagnata da una medaglia d'oro. La cerimonia della consegna avvenne nella domenica 19 ottobre 1913, e la sera la lieta cerimonia veniva suggellata da un banchetto nel quale intervennero numerosi amici ed estimatori del Parisini. Fra questi il rag. Prof. Luigi Guadagnini, a manifestare l'intimo compiacimento per l'omaggio reso dall'Accademia al benemerito rag. Parisini e ad attestare l'amicizia e la riconoscenza sua verso il festeggiato, cedeva all'Accademia gratuitamente alcuni locali da servire quale residenza sociale, nel palazzo di sua proprietà in via S. Vitale n.13 (Palazzo Brazzetti già Bibiena), dove l'Accademia si trasferì l'anno 1914. L'atto munifico merita di essere segnalato al pubblico, e l'Accademia è lieta di poter fregiare queste pagine col nome dell'accademico Guadagnini a titolo di perenne gratitudine.

Lo scoppio del conflitto europeo, l'entrata in guerra dell'Italia, le aspre prove superate e coronate dalla più fulgida delle vittorie, le vicende del dopo-guerra chiuse chiuse con l'avvento del potere del governo fascista, il complesso insomma degli avvenimenti caratteristici del momento storico che ancora vi sta attraversando, sono fatti di tale importanza da giustificare una sosta nei lavori e nelle applicazioni di carattere scientifico. Non fa meraviglia pertanto, se la manifestazione più notevole della vita dell'Accademia in questo periodo coincide con le onoranze tributate ai ragionieri gloriosamente caduti nella grande guerra. Il giorno 4 novembre 1925, sotto gli auspici appunto della R. Accademia dei ragionieri, ebbe luogo la inaugurazione della lapide in memoria dei ragionieri appartenuti alla provincia di Bologna morti nell'ultima guerra di redenzione. Nella sala delle adunanze erano convenute le autorità: S. E. il Cardinale Arcivescovo, S. E. il Comandante il Corpo d'armata, il Comandante la Divisione, S. E. il Primo Presidente della Corte d'Appello, S. E. il Procuratore generale del Re, il Prefetto marchese De Vita, il Questore, il Rettore della Università, il Presidente del R. Tribunale, il Procuratore del Re, il Sindaco di Bologna, il Commissario della Camera di commercio, il Comandante la Legione RR. CC., il Presidente della Deputazione provinciale. La cerimonia si svolse con la benedizione della lapide, impartita da monsignor Cantagalli, il quale pronunziava commosse ed elevate parole esaltando il sacrificio dei Caduti che rivivono nel nome della Patria di Dio. Poscia, il Presidente comm. Rag. Uberto Modonesi rivolgeva un saluto ed un ringraziamento alle Autorità, alle famiglie dei Caduti che avevano onorato la cerimonia col loro intervento e presentava l'oratore nella persona del prof. Rag. Vincenzo Masi, insegnante ragioneria nel locale Istituto tecnico, combattente e ferito di guerra. Il Presidente chiudeva il suo dire inneggiando alla Maestà del Re e al Capo del Governo nazionale. Il prof. Masi esordiva col rilevare che «è stato scelto questo giorno perché la consacrazione dei gloriosi colleghi coincidesse con quella di tutti i combattenti di tutti i martiri nel giorno sacro alla Vittoria italiana» ed esaltava il sacrificio dei giovani eroi «i quali hanno preferito di combattere, piuttosto che ottenere qualche posto sicuro nei corpi e reparti di amministrazione che la qualità di ragionieri avrebbe loro permesso». L'oratore, infine, con accento di profonda commozione, rievocava gli episodi in cui ciascuno dei trentadue caduti ricordati nella lapide ha fatto rifulgere la grandezza del proprio olocausto. La lapide opera pregevole dello scultore Colombarini, è collocata nella Sala delle adunanze e porta la seguente epigrafe: MCMXV / MCMXVIII / L'ACCADEMIA E IL COLLEGIO DEI RAGIONIERI / ORGOGLIOSI DI VOI / CHE PER LA GRANDEZZA DELLA PATRIA / SACRIFICASTE LA VITA / I VOSTRI NOMI RICORDANO / E CONSACRANO / ALBERTI GUIDO; MAGRINI ALFREDO; BASSI ANNIBALE MOLINARI NARCISO; BASTIA GUGLIELMO MONARI ANTERIO; BENCIVENNI AGOSTINO PANIZZA MARIO; BIGNAMI CESARE PIAZZA ANTONIO; BONFIGLIOLI DEODATO RIDOLFI GIORGIO; BORTOLOTTI GIUSEPPE RIMONDI MARIO; BRICOLA GIUSEPPE RINALDI GIORGIO; BUGAMELLI MARIO RUGGERI ROBERTO; CARLONI RENATO SERAZZI FEDERICO; CAPPONI EMILIO SERRAZANETTI PIETRO; CAVALIERI BRUNO TABARRONI SEVERINO; CENACCHI GUIDO TADOLINI AMLETO; DALMAZZONI ARNALDO TARTARI ANNIBALE; FORNASARI LUIGI VERDELLI FRANCESCO; LEONARDI PIETRO ZANETTI MARIO.

L'ultima manifestazione della vita accademica è di recente data (assemblea del 18 agosto 1926), e si collega con il nuovo ordinamento delle professioni dato in seguito alla legge sindacale del Governo fascista che in quella adunanza fu ampiamente esaminato e discusso. Il nuovo ordinamento non distrugge, ma esalta la funzione della vetusta Accademia: è il vecchio ramo che s'innesta del giovane tronco, restando l'Accademia come associazione culturale accanto al Sindaco professionale dei ragionieri. Da questa visione di euritmia si trae sempre maggiore elemento di fede nei sicuri destini della Patria italiana affidati al genio dell'uomo che tutto il mondo ammira e ci invidia. Chiudiamo questi brevi note dando il nome degli esimi ragionieri che successivamente ressero le sorti della R. Accademia: NALDI FRANCESCO (dall'origine nel 1829) – FERLINI cav. ANGELO (1830-1833) – LAZZARI cav. PAOLO (1864) – BORDONI prof. Comm. AUGUSTO (1865- 1892) – FORLAI ENRICO (1893) – PARISINI prof. Cav. FAUSTINO (1894-95) – BELVEDERI cav. FERDINANDO (1896-1898) – LEONESI cav. LUIGI (1899-1901) – PARISINI prof. Cav. FAUSTINO (1902-1904) – BERNARDI prof. Cav. Uff. VALENTINO (1905-1910) MODONESI rag. Comm. UMBERTO (1911 AD OGGI).

Né al lettore dispiaccia se aggiungiamo alcuni cenni storici degli splendidi edifici bolognesi dove l'Accademia ha avuto Sede: PALAZZO MALVEZZI-CAMPEGGI (a tutto il 1895), PALAZZO FIBBIA-PALLAVICINI (dal 1896 al 1901), PALAZZO PIELLA (dal 1907 al 1913), PALAZZO BIBIENA (dal 1914 ad oggi). Palazzo Malvezzi-Campeggi. Anticamente Magnani-Guidotti – Via Zamboni 20. in origine palazzo Senatorio Magnani. Appartenne alla antichissima famiglia dei Marchesi Magnani del 1441. «Questo Palazzo non era ancora finito il 22 maggio 1587 trovandosi memoria che si lavorava dalla parte dei Pannolini... Vincenzo di Antonio Magnani fu quello che fece dipingere i fregi della Sala dai Caracci». Si estinse la famiglia Magnani nel Senato Giacomo d'Adriano morto il 10 aprile 1797, il Palazzo e l'eredità furono aggiudicati agli Eredi Guidotti. (GUIDICINI – Cose notabili della Città di Bologna. Bologna, Stab. Tipog. Monti 1869). Fu architettato da Domenico Tibaldi nella metà del Sec. XVI e conserva alcuni buoni affreschi dei Carracci su fatti di Storia Romana, ed un grandioso amino in marmo riccamente decorato. (La Patri. Unione Tip. Editrice. Torino 1900). Palazzo Fibbia-Pallavicini. Anticamente Felicini Via Galliera 14. «Si racconta che nel 1497 Bartolomeo di Giov. Felicini cominciò la fabbrica di questo Palazzo che fu finito da Giovanni suo figlio morto in Padova d'anni 40 nel 1528. li 13 settembre 1537 fu comprato dal cav. Giovanni Paolo Pucci per lire 22000. li 6 marzo 1561 a rogito Annibale Cavalli e Alberto Budrioli, lo vendette a Giulio Cesare e a Marcantonio del fu Roberto Fibbia... I Fibbia abitavano nel 1287 in Saragozza sotto la Parrocchia delle Muratelle. Terminati i Fibbia in Giulio Cesare morto il 7 ottobre 1746 passò l'Eredità e con essa questo Palazzo ad Antonio d'Achille Fabbri quel marito di Camilla del Senatore Alessandro Fibbia che venne qui ad abitare nel 1731. Si attribuisce ad un Fibbia l'invenzione del giuco del “tarocco bolognese” ed è certo che nello scudo di una regina vi si vedeva egli antichi giuchi o mazzi di carte lo stemma dei Fibbia. Aggiungersi che fra i ritratti della famiglia vi sia quello dell'autore di questo giuco forse il più ricco da società. L'innesto Stancari Fabbri Fibbia ebbe il Senatorato ma col cognome Fibbia. Si fecero chiamare Principi del Medico, che non era altrimenti un Principato come si è creduto dal volgo, ma lo avevano assunto perché una delle famiglie Principali del Medico si era meritata con uno Stancari Fabbri, l'ultimo dei quali fu Camillo morto il 17 maggio 1820, la cui sorella Carlotta maritata nel conte Giuseppe di Luca Pallavicini fu erede del Patrimonio Stancari Fabbri Fibbia e Principi di Medico». (GUIDICINI – Cose notabili della Città di Bologna. Bologna, stab. Tipogr. Monti 1869). è un bellissimo saggio della elegante e raffinata architettura dello scorcio del Sec. XV, perfettamente conservato. All'esterno è adorno di eccellenti terre cotte e nell'interno ha pitture del Mengazzini, del Canuti, del Colonna. (La Patria, Unione Tip. Editrice. Torino 1900). Conservato quasi interamente nella sua primitiva magnifica architettura dello scorcio del Sec. XV e restaurato totalmente e bene nel 1906 dal “Comitato per Bologna Storico Artistica. Notevoli le terrecotte esterne e le pitture interne del Mengazzini del Canuti e del Colonna. (CORRADO RICCI – Guida di Bologna – Zanichelli) Palazzo Piella. Anticamente casa dei Bocchi o Bricchi – Via Goito 16. «Vi fu istituita nel 1546 l'Accademia Bocchiana che chiamavasi pure anco Ermitana dal Celebre Achille Bocchi, che la fondò e lasciò di lui la tanto riputata opera Symnolicarum questionum de universo genere quas serio laudebat, lib. V, Bononiae in Aed. Nove. Academiae bocchianae 1555; piccolo in VIII, fregiato di figure di Giulio Ronatone. Francesco d'Achille Bocchi ultimo maschio della casa Bocchio nel suo testamento aperto li 20 giugno 1698 istituì Erede il dottor Paolo Piella per cui ebbe il Palazzo Bocchi e casa annessa». (GUIDICINI – Cose notabili della Città di Bologna) Fabbricato nel 1545 dallo storico Bocchio su disegno di Giacomo Barozzi. A pianterreno è un dipinto di Prospero Fontana sul camino, e la volta riccamente decorata con grandiose figure dello stesso (CORRADO RICCI – Guida di Bologna). Palazzo Brazzetti. Anticamente Casa del Bibiena – Via S. Vitale 13. Il Palazzo Brazzetti è memorabile per il ricordo del celebre architetto bolognese Ferdinando Galli Bibiena detto il Bibiena, che una lapide murata nel portico del Palazzo tramanda ai posteri con la seguente epigrafe: FERDINANDO GALLI BIBIENA / FIGLIO DI GIOVANNI MARIA SCOLARO DELL'ALBANI / SCENOGRAFO QUADRATURISTA / DECORATORE DI ARCHITETTURA / IMMAGINOSO FERTILE ELEGANTE / PROFUSE LE OPERE DELL'INCOMPARABLE INGEGNO / NELLE CORTI DI PARMA SPAGNA AUSTRIA INALZANDO AD INSUPERATA FAMA / L'ARTE DECORATIVA BOLOGNESE / A GLORIA DI SE E DELLA PATRIA / _ / NATO IN BOLOGNA IL XIX AGOSTO MDCLVII / MORI' IN QUESTA SUA CASA IL IV GENNAIO MDCCXLIII / _ / LUIGI BRAZZETTI / DIVENUTO POSSESSORE DI QUESTA CASA / VOLLE ORNARLA DI TANTA MEMORIA / _ / IV GENNAIO MCMVII. Bologna, agosto 1926

Testo tratto da 'La Regia Accademia dei Ragionieri di Bologna' ne la rivista 'Il Comune di Bologna', agosto 1926. Trascrizione a cura di Zilo Brati.

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