Porcari Stefano

Porcari Stefano

primi del 1400 - 9 Gennaio 1453

Note sintetiche

Causa della morte: Esecuzione

Scheda

ARMA: Troncato, nel 1° di rosso al cinghiale passante di nero, cinghiato d’argento, nel 2° di azzurro cancellato di nero con la fascia d’argento attraversante la partizione.
Lo scudo è sormontato da un cappello prelatizio di nero con cordoni e fiocchi laterali.
Il cartiglio sottostante dice: STEPHANVS PORCARIVS / ROMANVS GVBERNATOR / 1433· (Stefano Porcari. Romano. Governatore. 1433).

Il Rietstap per i Porcari di Roma dà Troncato nel 1° d’oro ad un cinghiale corrente di nero, nel 2° di rosso cancellato d’argento e la fascia d’oro caricata di una burella ondata di nero e attraversante la partizione.

I Porcari erano una stirpe di antica nobiltà, probabilmente proveniente dalla Toscana.
Essi avevano casa vicino alla piazza di S. Maria sopra Minerva nel vicolo delle Ceste. Dei Porcari si fa menzione già nella prima metà dell'XI secolo. 
Nel 1391 Nicolò Porcari fu Conservatore di Roma e così anche un Antonio (1413), un Paolo (1432), un Antonio (1479), un Giulio (1620). La famiglia si estinse nel XVIII secolo. Famiglia caratterizzata, soprattutto nella prima metà del XV secolo, dalla fazione colonnese, all'affezione alle tradizioni e dalle prerogative municipali e alle simpatie repubblicane.

Stefano Porcari nacque a Roma ma non si conosce l’anno della sua nascita. Dedito agli studi umanistici si rivelò ben presto uomo di talento.
Ottenne fin da giovane incarichi pubblici di rilievo e notevoli responsabilità, come la nomina nel 1427 Capitano del Popolo a Firenze ove restò per due anni. Ebbe molto da fare nel mediare i rapporti fra la città e Martino V. Qui entrò in contatto con gli umanisti fiorentini la cui frequentazione influì profondamente sul suo carattere.
Imbevuto di idee di libertà repubblicana che aveva appreso dallo studio degli antichi classici latini, fece di esse il suo credo politico sognando di poter restaurare in Roma l’antica Repubblica.
Dopo lunghi viaggi attraverso l’Europa, nel 1432 ritornò a Roma. Eugenio IV, che lo apprezzava, lo nominò Podestà di Bologna nel 1433, poi a Siena e infine Podestà ad Orvieto. Fu in seguito governatore di Trani e passò un periodo di prigionia durante la sollevazione della città.
Però, nonostante il favore papale, continuò la sua attività di agitatore avverso al «dominio dei preti» incitando i romani con discorsi infiammati a liberarsi dal loro gioco. Nonostante ciò il nuovo Pontefice Nicolò V lo perdonò, nominandolo anche Governatore della Campagna.
Tutto questo non fermò il Porcari che proseguì nella sua attività rivoluzionaria: Nicolò V fu allora costretto ad allontanarlo da Roma inviandolo prima in Germania e successivamente confinandolo a Bologna sotto la tutela del Cardinal Bessarione. Anche qui però non cessò di tramare contro il Papa tanto che, deciso ad agire, si allontanò da Bologna eludendo la sorveglianza del Cardinale e si portò prima a Forlì e poi alle porte di Roma ove radunò un manipolo di uomini pronti a tutto, per entrare in città con l’intento di assassinare il Pontefice e proclamare la Repubblica.

Nicolò V, posto sull’avviso dal Bessarione e dal Cardinal Capranica, corse ai ripari: Stefano Porcari venne arrestato e assieme ad altri suoi complici condannato a morte e impiccato il 9 gennaio del 1453 in Castel Sant'Angelo nel torrione più alto dal lato del ponte, nel luogo più visibile della città, e il suo corpo fu lasciato pendere per tre giorni.

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