Pini Giorgio

Pini Giorgio

1 Febbraio 1899 - 30 Marzo 1987

Note sintetiche

Titolo di studio: Laurea
Occupazione: Giornalista

Onorificenze

  • Medaglia d'Argento al Valor Militare

Scheda

Pini Giorgio nato a Bologna il 1 febbraio 1899, da Pellegrino ed Elvira Bravi.
Dopo aver studiato al liceo Luigi Galvani di Bologna, fu chiamato nei militari all’inizio del 1917 a Verona nel 3° Reggimento Genio (telegrafisti),  poi destinato al corso di allievi ufficiali della caserma Cernaia a Torino. Fu quindi inviato al fronte nel 4° Reggimento Genio pontieri, dove venne decorato con una medaglia d’argento al valor militare.
Finita la guerra si iscrisse alla Facoltà di giurisprudenza dell’Università di Bologna come ufficiale-studente e nel 1920 si congedò con il grado di tenente. A novembre dello stesso anno si iscrisse al Fascio di Bologna, dove iniziò a collaborare attivamente al settimanale L’Assalto, divenendone il direttore nell’estate 1924.
Partecipò inoltre agli scontri del 21 novembre 1920 a Bologna tristemente definiti come la “Strage di Palazzo d’Accursio”
Dopo avere conseguito la laurea nel 1921, la prima svolta professionale avvenne il 28 gennaio 1926, quando gli venne chiesto da ambienti fascisti, di collaborare attivamente a Il Popolo d’Italia, firmando numerosi articoli prima pagina. 
Nel 1928 fu nominato, col benestare di Arnaldo e Benito Mussolini, direttore del quotidiano il Resto del Carlino fino al 1930, anche se in aperto contrasto con il gerarca Leandro Arpinati.
Nel 1930 abbandonò l’incarico e iniziò numerose collaborazioni con altri giornali come il Popolo d’Italia,  il Giornale di Genova,  il Gazzettino di Venezia.
Nel 1940, Pini rimase vedovo della moglie e decise di arruolarsi allo scoppio della Seconda guerra mondiale. A dicembre venne inviato a Bengasi e destinato al Servizio informazioni militari del XX Corpo d’armata. Combattè a Sollum, Sirte e Tobruch. Rimase in Africa per sei mesi, per poi decidere di rientrare in Italia e riprendere il suo posto ne «Il Popolo d’Italia» fino alla caduta di Mussolini, del 25 luglio 1943.
Dopo l’Armistizio dell’8 settembre decise di seguire Mussolini nella Repubblica sociale italiana (RSI) e quindi gli venne riaffidata la direzione de il Resto del Carlino e nell’autunno del 1944, divenne sottosegretariato all’Interno.
Con la sua direzione, il quotidiano assunse la connotazione di bollettino nazifascista e propaganda incessantemente i successi militari del Reich.
Divenne inoltre anche membro del Tribunale straordinario di Firenze, per un breve periodo.

Biografia post 1945

Dopo la Liberazione, Pini fu arrestato a Brescia il 30 aprile 1945 condannato a 7 anni di carcere dalla Corte d’assise di Bologna per la sua appartenenza al governo della RSI, collaborazionismo verso il regime tedesco e direttore di giornale. 
Il 22 maggio 1945, il figlio diciottenne Giovanni, dopo essere stato a trovare il padre rinchiuso nel carcere di Castiglion delle Stiviere scomparve, presumibilmente per mano di partigiani.
Dopo aver goduto dell’amnistia nel 1946, continuò la sua vita politica all’interno del Movimento Sociale Italiano, di cui fu anche uno dei fondatori.

A metà maggio 1947 venne denunciato per apologia del fascismo, insieme a Franco Maria Servello, direttore del settimanale neofascista «Il Meridiano d’Italia». Venne quindi condannato a un anno di confino. A ottobre fu rilasciato con l’obbligo di residenza nel comune di Roma. Dalla fine degli anni Quaranta fino al 1963, Pini è stato membro della Direzione nazionale della Federazione combattenti della RSI, di cui diventò anche presidente. Venne riammesso all’albo dei giornalisti il 27 luglio 1951, dopo essersi dimesso da tutte le cariche interne all’MSI. Diventò quindi collaboratore dell’«Asso di spade», con lo pseudonimo di Giorgio Lombardo, del settimanale «Oggi» e della rivista «L’Orologio». Morì a Bologna il 30 marzo 1987.

Ivan Spada

Leggi tutto

Ha fatto parte di

Eventi

Persone

Documenti
Le legioni bolognesi in armi
Tipo: PDF Dimensione: 5.39 Mb

Monografia di Giorgio Pini allegata al periodico fascista "l'assalto" del 1923

Bibliografia
Il fascismo a Bologna
Ivan Spada
2021 Roma RedStar Press