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Mario Pasi detto/a Montagna

21 Luglio 1913 - 10 Marzo 1945

Scheda

Mario Pasi, “Montagna”, da Enrico e Alessandrina Fabbri; nato. il 21 luglio 1913 a Ravenna. Nel 1943 residente a Trento. Laureato in Medicina.
Iscritto al PCI.
Nel 1931, quando iniziò gli studi all’Ateneo bolognese, diede vita con altri a un gruppo di studenti antifascisti.
Nel 1933 intervenne all’ultima lezione di Bartolo Nigrisoli - costretto a lasciare l’insegnamento perchè non aveva giurato fedelta al regime fascista - e con numerosi studenti grido a lungo: «Nigrisoli deve restare!».
Nel 1935 fu uno dei fondatori della cellula del PCI all’interno dell’Ateneo. Richiamato alle armi nel 1936, prestò servizio militare negli alpini.
Nel 1938 si reco a Parigi per passare in Spagna e combattere nelle file delle Brigate internazionali in difesa della repubblica democratica. Essendo la guerra civile giunta alle ultime battute, non potè arruolarsi. Tornò in Italia e iniziò a lavorare come medico nell’ospedale Santa Chiara a Trento, dove si stabili pur continuando a tenere rapporti politici con i compagni di Bologna e Ravenna.
Nell’ottobre 1939 fu nuovamente chiamato alle armi e, con il grado di tenente, combattè nel giugno 1940 sul fronte francese e nel 1941 in Albania. Congedato per invalidità, tornò a Trento e nel 1942 fece uscire il primo numero de “Il proletario”, il periodico clandestino del PCI trentino.

Dopo l’8 settembre 1943 fece parte del CLN di Trento e nella primavera 1944 si trasferì nel Bellunese dove - in accordo con i dirigenti della Resistenza di Bologna - organizzò i nuclei armati che diedero vita alla divisione Nannetti. Per qualche tempo militò nel distaccamento Fergnani composto da partigiani bolognesi e fu commissario politico della Brigata Mazzini composta in prevalenza da bolognesi. Un paio di volte si recò a Bologna per concordare l’invio di uomini nel Bellunese, ma soprattutto per dirimere alcune questioni politicomilitari insorte tra i dirigenti bolognesi della Resistenza e quelli veneti.
Il 22 ottobre 1944 fu nominato commissario politico della zona Piave. Arrestato dai tedeschi il 9 novembre 1944, fu a lungo torturato per estorcergli informazioni. Il suo calvario durò cinque mesi, durante i quali i tedeschi non lasciarono nulla di intentato. Dal carcere riuscì a far uscire un breve messaggio. Diceva: «Cari compagni mandatemi del veleno. Non resisto più. Montagna». Per porre fine alle sue sofferenze si tagliò le vene dei polsi, ma i tedeschi lo salvarono per poterlo impiccare il 10 amrzo1945 nel Bosco dei Castagni a Belluno. Andò al patibolo con altri 9 compagni, giustiziati in segno di rappresaglia per la morte di alcuni tedeschi. Pare che quando fu impiccato a un albero fosse già morto. Nella cella della caserma di Belluno, dove aveva trascorso i mesi di prigionia, fu trovata questa scritta fatta col sangue: «Io muoio, ma voi ricordatevi di non tradire i vostri compagni. Montagna».
Gli e stata conferita la medaglia d’oro al Valor militare.
Riconosciuto partigiano dal 9 settembre 1943 al 10 marzo 1945. Gli e stata conferita la medaglia d’oro al Valor militare con la seguente motivazione: «Fin dall’8 settembre 1943 impugnava valorosamente le armi contro l’invasore. Ricercato dalla polizia tedesca, quale organizzatore della lotta di liberazione, si arruolava nelle formazioni partigiane della montagna di cui divenne animatore fecondo e combattente audace. Commissario di brigata e poi di zona Partigiana, valoroso tra i valorosi, sosteneva durissimi combattimenti infliggendo gravi perdite al nemico. Apostolo di bene e di carità, prodigava la sua opera di medico a lenire le sofferenze dei feriti senza mai risparmiarsi nei pericoli e nei sacrifici. Catturato 368 per delazione, affrontava e sosteneva con sereno stoicismo le sevizie che solo la più efferata crudeltà poteva immaginare. Bastonato a sangue con le membra fracassate, trovava ancora la forza di por fine al martirio, tagliandosi le vene, ma il bieco nemico impediva che la morte lo strappasse alla sua sadica barbarie e poi lo finiva a colpi di bastone. Il suo cadavere impiccato per estremo oltraggio restò esposto per due giorni, circondato dall’aureola del martirio, fu faro luminoso che additò ai superstiti la via da seguire per raggiungere la vittoria». Bosco dei Castagni (Belluno), 10 marzo 1945. [O]