Partigiani bolognesi nel Veneto

Scheda

Il CLN regionale stabilisce nell'autunno di ridurre drasticamente il numero delle bande partigiane in Appennino, ritenendo che la zona non si presti per la guerriglia.
I sopralluoghi fatti a Vado, Monterenzio, Lizzano per stabilire nuove basi sono stati infruttuosi. Secondo un rapporto del segretario comunista Alberganti, le "condizioni ambientali e geografiche" sono sfavorevoli: le montagne bolognesi non hanno un retroterra profondo, sono sprovviste di boschi e la buona viabilità permette efficaci rappresaglie. Inoltre in Appennino l'antifascismo è più debole e la popolazione, ancora succube del fascismo, non ha manifestato alcuna reazione dopo l'8 settembre.
Più di cento giovani partigiani bolognesi vengono così trasferiti nel bellunese a partire dalla seconda decade di dicembre, con una "lunga marcia" piena di pericoli e difficoltà. Andranno a costituire il primo nucleo della Divisione Nannetti, che rimarrà in linea fino alla Liberazione tra Veneto e Friuli.
Saranno 15 i bolognesi caduti in Veneto, tra cui la medaglia d'oro Francesco Sabatucci.

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