Salta al contenuto principale Skip to footer content

Palazzo Salina Amorini Bolognini

Di rilevanza storica

Schede

L’edificazione del palazzo senatorio, al numero civico 11 di piazza Santo Stefano, venne decisa nel 1493 da Giovanni Bolognini con lo scopo di offrire alla famiglia una più dignitosa residenza. I lavori tuttavia non vennero intrapresi prima del 1513, al termine delle vicende politiche dei Bentivoglio che coinvolsero anche la famiglia Bolognini. Proseguirono, diretti dal nipote Giovanni Maria, fino al 1551, con la realizzazione dei primi sei archi del settore sinistro del fabbricato, del corpo posteriore, della scala e dei cortili, mentre il settore di destra fu edificato nel secolo XVII. Non è stato purtroppo possibile identificare gli autori del palazzo del primo Cinquecento; al contrario la parte architettonica e i capitelli sono con tutta probabilità da attribuire ad Andrea Marchesi da Formigine e Properzia de’ Rossi, mentre le numerose teste di terracotta che adornano la facciata portano la firma di Alfonso Lombardi e di Nicolò da Volterra.

Il progetto di riduzione del palazzo, commissionato a partire dal 1809 all’architetto bolognese Angelo Venturoli dal marchese Antonio Amorini Bolognini (il ramo Amorini Bolognini ebbe origine nel 1568 dalle disposizioni testamentarie del banchiere Matteo Amorini, che designò erede universale un figlio di Taddeo Bolognini, Giovanni Andrea, che ne assunse il cognome), comportò numerose modifiche nella proporzione dei piani dell’edificio: in particolare l’abbassamento di circa 85 cm del primo cornicione, l’allungamento di circa 46 cm delle finestre del piano nobile e l’eliminazione del cornicione superiore. Venne infine inserita una serie di piccole finestre tra le quali furono collocati gli ovali che racchiudono le teste del Lombardi.

Alla morte di Antonio, nel 1845, il palazzo pervenne dapprima al figlio Vincenzo e fu poi amministrato dal nipote Agostino Salina (la sorella di Vincenzo, Barbara Amorini Bolognini, era infatti convolata a nozze con Camillo Salina); nel 1884 Giovanni Salina, figlio del secondo matrimonio di Agostino e futuro presidente del Circolo della Caccia di Bologna, venne nominato erede universale con l’obbligo di portare i due cognomi della famiglia. Alla sua morte, nel 1907, il palazzo fu ereditato dal figlio Gian Augusto Salina Amorini Bolognini e poi dal figlio di questi, Gian Luca.

Nelle sale del palazzo, celebre per aver ospitato la scuola dell’artista fiammingo Denys Calvaert e il suo allievo Guido Reni, la famiglia Amorini Bolognini raccolse un ingente patrimonio di opere d’arte, purtroppo disperso, e di arredi di squisita fattura; fra gli oltre 180 dipinti figuravano opere di Giuseppe Maria Crespi, Donato Creti, Alessandro Tiarini, il Guercino e soprattutto la Madonna e Gesù Bambino che scherza con S. Giovannino di Guido Reni, per molti anni nella cappella privata della dimora. Di notevole interesse artistico sono le argenterie, i gioielli, gli abiti, i mobili e i mezzi di trasporto posseduti dalla famiglia. L’esterno del palazzo, almeno fino al secolo XVII, presentava una ricca decorazione figurativa e scultorea, come le teste in terracotta analoghe a quelle della facciata (modellate anch’esse da Alfonso Lombardi e Nicolò da Volterra) e le due figure allegoriche con gli stemmi di Bologna e dei Bolognini dipinte da Giuseppe Pedretti ai lati delle due porte d’ingresso.

A partire dall’800 l’edificio ha ospitato diversi inquilini, il più famoso dei quali rimane la Società del Casino dei Nobili, che tra il 1823 e il 1855 occupò il primo piano dello stabile; il circolo, tra le altre attività, ospitò nel grande salone rappresentazioni di Donizetti, Haydn, Rossini (il cui Guglielmo Tell, messo in scena nel 1836 in periodo di Quaresima, mandò su tutte le furie le autorità e la polizia). Al piano nobile si stabilirono, fra gli altri, il Circolo Popolare Monarchico, il Circolo Combattenti, il Corpo Reale del genio Civile (durante la seconda Guerra Mondiale), l’Ente Provinciale del Turismo, e il British Council fino al 1990. Ricordiamo inoltre la Società del Gas, la Società dell’Illuminazione del Gas e la Ditta Pezzoli, specializzata in strumenti per il vino, che dal 1916 occupa ancora oggi parte del piano terra.

Mara Casale