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Palazzo Rosselli del Turco

già Ghiselli Vasselli

Di rilevanza storica

Schede

Il palazzo fu edificato nei primi anni del Cinquecento dalla famiglia senatoria Ghiselli Vasselli. L’edificio, ubicato in via Santo Stefano 63, si contraddistingue per la facciata in laterizi a vista, che appartiene alla tradizionale architettura bentivolesca. Al piano nobile furono ricollocati nel 1929 gli affreschi del Guercino provenienti da casa Pannini, fino a quando, nel 1945, gli eredi del marchese decisero di donare le tele alla Pinacoteca Civica di Cento. In altre sale si conservano opere di Gaetano Gandolfi, Antonio Basoli e varie decorazioni ottocentesche. Il palazzo attraversò nei secoli diversi passaggi di proprietà, subendo numerosi restauri e rimaneggiamenti. Nel 1804 fu comprato da Francesco di Girolamo Ranuzzi, che a sua volta lo aveva acquistato dai Gambi di Ravenna, ai quali era pervenuto per eredità. Fu poi interamente restaurato nel 1927 dalla famiglia Rosselli del Turco, dal quale prende il nome. Oggi ospita le Ancelle del Sacro Cuore di Gesù. Nello stabile nacque lo storico Giuseppe Guidicini (1763- 1837), la cui famiglia aveva un’appartamento in affitto nel palazzo, e vi morì Angelo Tattini (1823-1878), marito di Carolina Pepoli, figlia di Letizia Murat e Guido Taddeo Pepoli. 

Il giardino | Ai primi dell’Ottocento l’architetto Angelo Venturoli elaborò un progetto per sistemare l’area verde. Questo prevedeva due vasche peschiere simmetriche, delle quali ne rimane una sola, dalla forma ovale con bacile centrale rialzato. Inoltre si deve all’architetto il fronte delle scuderie, articolato in tre corpi di fabbrica a simulare una villa veneta con barchesse, che chiudevano il giardino verso ponente su via della Braina.  Dell’elaborato parterre rimase ben poco, a causa delle trasformazioni del giardino secondo il gusto romantico, avvenute nella seconda metà dell’Ottocento. In questo occasione fu presumibilmente piantato nell’area uno dei più antichi cedri del Libano della città, visibile ancora oggi. Nei primi del Novecento lo spazio venne riconvertito in un grande vivaio con serre e stufa, una sistemazione che durò fino agli anni Sessanta conferendo al giardino le sembianze di un orto botanico. Oggi il parco-giardino si trova smembrato in più parti, ma conserva numerose piante tipiche dei giardini ornamentali: bagolaro, albero di Giuda, sofora, albizzia, noce e ippocastano.

In collaborazione con Diverdeinverde.