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Palazzo dell'Arte de' Drappieri o Strazzaroli

Di rilevanza storica

Schede

Situato davanti alle Torri Asinelli e Garisenda, il palazzo venne costruito per la Corporazione dei Drapperi, detti Strazzaroli, tra il 1486 e il 1496. Nel progettarlo Giovanni Piccinini da Como si ispirò alla Domus Magna di Giovanni II Bentivoglio, Signore di Bologna dal 1463 al 1506. La facciata del palazzo viene attribuita a Francesco Francia e presenta nove arcate (oggi murate). Nella nicchia che sormonta il balcone centrale in arenaria (1507) si trova una statua della Vergine con Bambino di Gabriele Fiorini. È detta "Madonna del Campanello" perché, nelle rare occasioni in cui la tenda che la copre viene sollevata, viene suonata la campanella che si trova al suo fianco. Nella celebre miniatura della Matricola della Società dei Drappieri (1411), conservata presso il Museo Civico Medievale di Bologna, opera di un Anonimo Maestro del sec. XV, vengono rappresentate le trabacche, ovvero le strutture in legno che i drappieri usavano per vendere le lane e le stoffe in piazza di Porta Ravegnana, proprio sotto le Due Torri, davanti al palazzo.

"Sebbene in passato in dominio privato questo palazzo, è fra i più artistici e monumentali della città. Sorge il palazzo dell’Arte degli Stracciaiuoli o Drappieri nel largo o piazza di Porta Ravegnana, di fianco alle due torri degli Asinelli e Garisenda. Questo palazzo fu, secondo un’inscrizione che ancora leggesi sulla facciata e confortata anche dalle vecchie cronache bolognesi del Seccadenari, del Bianchetti e d’altri, eretto per conto dell’Arte dei Drappieri nel 1496, che quivi stabilì la propria residenza sociale. Ne fu architetto, secondo taluno, Gaspare Nadi; ma è da notarsi che questo diligente artista tenne un Diario esattissimo per cronologia di quanto operò o gli accadde dal 1458 al 1503. Ora nel Diario del Nadi non è fatto alcun cenno ed allusione all’erezione di quest’edifizio – mentre vi si parla di tante altre opere di minore importanza – che da solo basterebbe a consacrare la fama d’un artista. Questo fatto va collegato all’altro dell’esistenza di una cronaca lasciata dal pittore ed architetto Gian Francesco Negri, morto circa nella metà del secolo XVII, affermante che il disegno di questo palazzo fu dato da Francesco Raibolini detto il Francia, bolognese, artista valente ed operosissimo ed esperto anche in tal genere di lavori, siccome afferma Jacopo Alessandro Calvi nella sua Memoria sulla vita e le opere del Francia. Anche il Marini ed altri storici non solo considerano il Francia come pittore, ma benanco come orafo, incisore ed architetto. Nulla di inverosimile che questo bel palazzo, arieggiante a quanto sembra quello allora esistente dei Bentivoglio, possa essere di disegno del Francia dato il fare grandioso che si riscontra in tutte le cose di questo artista, e dato anche il fatto che Gaspare Nadi, al quale fu attribuito, minuzioso elencatore dei fatti proprii, di questa opera che sarebbe stata fra le primarie, non fa cenno di sorta. Il palazzo appartenne alla Società dei Drappieri o Stracciaiuoli fino al 1797, anno nel quale quella Corporazione, insieme a tante cose che sapevano ormai di rancido, fu soppressa. Passato di proprietà privata (Malaguti), d’assai deteriorato ch’era, fu dal nuovo proprietario, con non lieve dispendio, nel 1827 ridonato sulla fronte e sui lati alla primitiva artistica architettura; nella quale si ha un saggio della evoluzione artistica del secolo XV, dal gotico al Rinascimento."

"Ora ad uso di Locanda denominata PENSIONE SVIZZERA, fabbricato nel 1496, come rilevasi dall’iscrizione che è nella facciata, non che dalle nostre Cronache Tiate, Seccadenari Bianchetti ecc. Ma come è certo l’anno in cui fu costrutto, altrettanto sembra erronea la comune credenza che attribuisce a Gaspare Nadi il disegno di questo edifizio. Il Nadi tenne un esatto giornale di quanto operò, e di quanto gli accadde dal 1418 al 1503, nel qual giornale non dà alcun cenno né di disegni da lui fatti, né di fabbrica da lui diretta per l’Arte degli Stracciaiuoli; questo silenzio su d’una impresa che tanto onorerebbe la di lui memoria, ed il trovarsi nella celebre cronaca autografa del pittore, ed architetto Gio. Francesco Negri morto alla metà circa del secolo XVII che il suddetto palazzo fu opera del famoso Francesco Francia, si credono argomenti bastevolmente forti per rendere al Raibolini quanto gli veniva usurpato dalla popolare tradizione; né a ciò ripugna quanto di questo valente pittore dei Bentivoglio sappiamo. Il nostro concittadino Iacopo Alessandro Calvi nella memoria della vita, e delle opere del Francia alla pag. 12 dice “ed è fama, che nell’architettura ancora si esercitasse, sebbene non ci è cognita opera alcuna da lui eseguita in questo genere”. Il Masini, ed altri storici nostri riguardano il Francia non solo pittore ed orefice, ma ancora incisore ed architetto. Se dunque si concede che egli sia stato architetto non lo potè essere facilmente che in Bologna, ove ha sempre vissuto, ed operato, ed in Bologna, e non altrove dovranno cercarvi le opere sue architettoniche. Queste congetture ci sembrano tali se non da crederne assolutamente autore il Francia, almeno escluderne ragionevolmente Gaspare Nadi. Apparteneva questo palazzo all’Arte de’ Drappieri detta volgarmente degli Stracciaiuoli sino al 1797 in cui fu abolita. Nel 1827 dal nuovo proprietario Manini venne rimessa alla primiera integrità la facciata, la quale da’ varj particolari a cui appartenne negli anni intermedi venne deturpata per servire al loro comodo particolare. La Madonna di rilievo nel Poggiuolo della facciata è di Gabriello Fiorini."

Testi tratti da "Provincia di Bologna", collana "Geografia dell'Italia", Torino Unione Tipografico Editrice, 1900 e “Guida del forestiere per la città di Bologna e suoi sobborghi” – Bologna Tipografia di S. Tommaso d’Aquino – 1835. Trascrizioni a cura di Lorena Barchetti. In collaborazione con Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna.