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Sebastiano Zavaglia

19 Giugno 1824 - 29 Giugno 1876

Scheda

Sebastiano Zavaglia, nato a Molinella il 29 gennaio 1824, è il secondo di quattro fratelli e di quattro sorelle, nati da Antonio Zavaglia e da Francesca Golinelli. Contrariamente ai fratelli, i quali hanno trovato nel fondaco paterno la loro strada, egli ha rivelato, fin dai primi anni, ambizioni che lo hanno portato via dalla piccola città di provincia per condurlo a Bologna, all’Università. Si è iscritto in chirurgia, e nel 1845 ha conseguito la laurea a pieni voti. Ma quella laurea dorme da allora in un cassetto della scrivania. Egli non ha più voluto sapere né di malati né di medicine, avendo improvvisamente scoperto che la sua vocazione vera è quella della meccanica e della fisica. Già da un anno, in un angolo di un magazzino, egli ha impiantato un piccolo laboratorio; e lì, fra arnesi di ogni genere, studia quello che è diventato il suo chiodo fisso: una macchinetta planetaria, che dovrà dimostrare il moto della terra intorno al sole e tante altre meravigliose cose. Ma anche la meccanica è passata in seconda linea, allorchè la patria ha chiamato. Negli anni dell’Università, nella quotidiana dimestichezza con giovani liberali, egli si è sciolto da quelle consuetudini di vita e di credenze che aveva fino allora respirato nella sua casa, dove si ignoravano le idee del progresso politico e il nuovo vento che già da qualche anno scuoteva l’Italia. Oggi, egli non crede più nella regalità temporale del Pontefice; oggi, il suo credo è divenuto Mazzini. Tutta questa trasformazione è naturalmente avvenuta in sordina, giacché in casa non si può parlare di politica: il signor Antonio non è soltanto colui che a Molinella fa il bello e il cattivo tempo nel commercio della zona, ma è anche la massima autorità cittadina: il priore pontificio del Comune. Stretto osservante e clericale convinto, egli mal sopporterebbe che i suoi figliuoli si lasciassero traviare da venti di fronda, che sono, secondo lui, contrari ai dettami di nostra santa religione. E’ vero che in questi ultimi tempi Pio IX si è andato acquistando la fama di papa liberale, e ha benedetto l’Italia e le sue bandiere. Ma il signor Antonio – deve confessarselo – preferisce al papa guerriero il pastorale del fu Gregorio XVI…

Per questo, quando sono arrivate le notizie della guerra dichiarata da Carlo Alberto all’Austria, vi è stato un gran parlottare tra i fratelli. Soprattutto fra Sebastiano e Mariano, il suo fratello minore, che come lui sogna ad occhi aperti campi di battaglia e bandiere spiegate al vento. Pietro, il maggiore, che è il braccio destro del padre, è troppo preso fra magazzini e negozio per occuparsi di politica; Francesco è ancora troppo piccolo per capire certe cose. E la decisione è presto presa, Sebastiano partirà. Sa che a Bologna si fanno arruolamenti in massa; gli studenti si sono già organizzati in battaglione; i volontari crescono di giorno in giorno e attendono impazienti il momento di varcare il Po. (…) Sebastiano Zavaglia, il quale appartiene ora alla quarta compagnia del Battaglione Cacciatori dell’Alto Reno, al comando del conte Livio Zambeccari, bolognese. (…) Poi la vita continua. Sebastiano che ha avuto per un momento una mezza idea di rimanere nell’esercito, chiede invece ai primi di novembre il congedo per malattia. Un bragozzo lo porta da Venezia a Ravenna e di lì egli raggiunge Molinella. Lo troviamo a Bologna, qualche anno più tardi, direttore del Gabinetto Aldini, insegnante di fisica, chimica e storia naturale nella Scuola Tecnica. La sua macchinetta planetaria, perfezionata attraverso gli anni, ha un successo di stampa all’Esposizione Industriale all’Accademia di Belle Arti del 1855. Le sue macchine idrauliche sono l’ammirazione degli intenditori del tempo. Un suo ingegnoso barometro a bilancia è da lui costruito per la Cassa di Risparmio di Bologna. Diviene un personaggio importante: alla morte di lui, nel 1876, un suo busto è posto nel Pantheon della Certosa. Mariano, invece, segue la via dei commerci paterni. Si trasferisce a Ferrara e muore nel 1892. E del periodo eroico della loro vita non restano che queste lettere; fogli ingialliti, scritti come il cuore detta. Ma ogni pagina è come un prezioso passo nel faticoso cammino dell’Indipendenza italiana. Lettere e fotografie furono cortesemente concesse dalla famiglia Zavaglia, che le ha poi offerte al Museo del Risorgimento di Bologna. (Lilla Lipparini - Testo tratto da "I fratelli Zavaglia: volontari molinellesi", in "Bologna, rivista del Comune a cura del Comitato bolognese per le celebrazioni del 1848", numero speciale della rivita del Comune “Bologna”, Comune di Bologna, dicembre 1948).

E' sepolto nel porico sud del Chiostro Vi della Certosa di Bologna. L'epigrafe ricorda che: SEBASTIANO ZAVAGLIA / NACQUE IN MOLINELLA IL 19. GEN. 1824. / LAUREATO IN MEDICINA INSEGNO' SCIENZE NATURALI NELLA SCUOLA TECNICA / VALENTE MECCANICO FU DIRETTORE DEL GABINETTO ALDINI / A' SCRITTI E LAVORI DI PREGIO MASSIME ALL'INGEGNOSO BAROMETRO A BILANCIA / DA LUI CON NUOVO ARTIFICIO COSTRUITO E COLLOCATO / NEL PALAZZO DELLA CASSA DI RISPARMIO / RACCOMANDO' LA PROPRIA FAMA DALLA MODESTIA SUA LUI VIVENTE RATTENUTA / PER LE EGREGIE DOTI DELL'ANIMO FU CARO A TUTTI SEGNATAMENTE AGLI ARTIERI / CUI SEMPRE AMO' E SOVVENNE DI AMMAESTRAMENTI E DI CONSIGLI / RAPITO DA IMPROVVISA MORTE IL 29. GIUGNO 1876. / DALLA VEDOVA E DAI FRATELLI ADDOLORATI EBBE QUI L'ULTIMO RIPOSO / IL 2. NOVEMBRE 1878. / LA VEDOVA ALBINA RAGGIUNSE IL CONSORTE IN QUESTA DIMORA IL 19 FEBB. 1908