Visione della Madonna tra San Francesco e San Bonaventura

Visione della Madonna tra San Francesco e San Bonaventura

1882

Scheda

Luigi Serra (Bologna, 1846 - ivi, 1888), Visione della Madonna tra San Francesco e San Bonaventura, 1882. Ubicazione: Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, inv. 1171. Nell’agosto del 1881 i frati Minori Osservanti della chiesa del Santissimo Crocifisso del Cestello di Bologna, nella persona di frate Bernardo Osti, commissionano a Serra una pala con la Visione della Madonna tra San Francesco e San Bonaventura. La consegna dovrà avvenire per la Pasqua del 1882. Per il pittore si tratta di confrontarsi con un tema sacro, non più di storia; dovrà rappresentare un’esperienza mistica e si preoccupa, come sempre, che la preparazione del dipinto sia preceduta da uno studio accurato per cui pensa anche a un viaggio ad Assisi: “il S. Francesco che farei sarebbe ben differente da quello che farei ora, che anzi sarebbe un sedicente S. Francesco, un modello qualunque che gabba il pubblico vestito da S. Francesco” (Bologna, MAMbo, Fondo Luigi Serra, n. 316, cit. in Bologna 2008-2009, p. 33). Tuttavia alla fine sarà la figura della Vergine, dai fianchi larghi, dal volto indistinto, a non piacere ai frati che rifiuteranno il dipinto. Acquistato da Enrico Guizzardi (1847 - 1907), poi portato all’esposizione del 1891 a Palermo in seguito entrerà nelle collezioni della Galleria d’Arte Moderna della capitale.

Lo stesso Serra non era soddisfatto del proprio lavoro, per lui “un sasso nello stomaco” (Archiginnasio, Fondo Luigi Serra, n. 10.10.23 cit. in Bologna 2008-2009, p. 40) e anche: “Aspetto di aver terminato il maledetto quadro di P. Bernardo, il quale mi ha portato via tanto ma tanto tempo, e sul quale avevo contato come di una cosa buona, ed invece è riescito [sic] un’infamia, una birberia, una cosa che mi fa vergogna, che mi fa male” (Archiginnasio, Fondo Luigi Serra, n. 10.10.27, cit. in Bologna 2008-2009, p. 41). Aver voluto fare un’imitazione del Quattrocento e aver fatto un fiasco dell’Ottocento, questo si rimprovera Serra, benché sia proprio il recupero del Quattrocento, la stilizzazione e l’idealizzazione che lo caratterizzano, a rendere il dipinto interessante per la Bologna dell’epoca. In esso, nel disegno accurato ma anche negli aspetti quasi mistici, Alfonso Rubbiani (1848 - 1913) riconosce qualcosa della futura arte floreale bolognese. Questi stessi aspetti, suggerisce Poppi, potrebbero in qualche modo esser stati mutuati da Serra da una conoscenza del preraffaellismo inglese attraverso l’intermediazione di Nino Costa (1826 - 1903). Quest’ultimo già nel 1862-1863 si era recato in Inghilterra e con l’ambiente inglese e gli inglesi a Roma negli anni Settanta e Ottanta aveva stretti rapporti (cfr. i saggi di P. Frandini, Nino Costa e l’ambiente artistico romano tra il 1870 e il 1890 e di G. Piantoni, La Cronaca bizantina, il Convito e la fortuna dei Preraffaelliti a Roma, in Roma 1972). Diversi disegni preparatori per questo dipinto sono stati pubblicati (Sapori 1918, tav. fuori testo; Sapori 1922, p. 63, Bologna 1961, nn. 14-16, 99-106 e Bologna 2003, tavv. 45-48, catt. 69-77, pp. 187-192; un Giglio è pubblicato in Ricci 1909, tav. XX, fig. 95, poi Sapori 1922, p. 41). Esistono anche nell’Archiginnasio di Bologna, riproduzioni fotografiche del dipinto (Archiginnasio, Fondo Luigi Serra, nn. 9.1.2.-9.1.3.), di studi per il prato fiorito (nn. 9.1.4.- 9.1.6.), eseguite o dallo stesso Serra, o su sua richiesta. Tromellini (in Bologna 2008-2009) ricorda che tra gli album di disegni di Serra che Enrico Barberi (1850-1941) mostrava agli studenti del Venturoli dopo la morte dell’amico, c’erano anche fotografie delle opere, tra cui quella della Madonna del Cestello.

Isabella Stancari

Testo tratto da: Isabella Stancari, 'Il Primo album fotografico Belluzzi e i pittori bolognesi della Seconda metà del secolo XIX', Bollettino del Museo civico del Risorgimento, Bologna, anno LXIII - LXVI, 2018 – 2020, Bologna, 2022. Bibliografia: Bologna 1983b, p. 217; Giumanini 2000, 196-197, 202; Bologna 2001-2002, pp. 30, 46, 49, tav. a p. 60. Bibliografia: Ojetti 1911, p. 195, 201; Sapori 1918, tav. fuori testo; Sapori 1922, pp. 60-62, 68-75 e tav. a p. 165; Rubbiani 1925, pp. 221-223; Bologna 1961, p. 2; Bologna 1983b, pp. 220, 223-224 (con bibliografia precedente); Bologna 2003, pp. 32-33, 39, fig. 13, p. 32; Bologna 2008-2009, pp. 33, 36, 38, 39, 40, 41, 86, 94, 104-105, 158.

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