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Trenta anni di giornalismo a Bologna

1 Gennaio 1820

Schede

Giornali teatrali e musicali | I giornali che particolarmente trattarono di teatro nel lungo periodo che dalla Restaurazione va al Quarantotto, formano da soli un bel gruppetto. Il primo posto è occupato da Teatri, Arti e Letteratura, sorto nell’Aprile 1824 e durato per un quarantennio. Usciva ogni Giovedì non festivo, altrimenti il sabato appresso, in otto piccole pagine, per i tipi del Governo, cioè del Sassi. I numeri d’ogni semestre venivano legati insieme sotto il titolo di: «Cenni storici intorno alle lettere, invenzioni, arti, commercio e spettacoli teatrali», e ogni volume veniva corredato d’un’«Indice delle cose trattate e dei soggetti nominati». Seguendo l’usanza del tempo, questo giornaletto s’occupava di tutto un po’, riportando da altri giornali varie notizie di curiosità. Ma le cose teatrali erano quelle su cui maggiormente si diffondeva, tanto che la raccolta di questo periodico costituisce oggi una preziosa miniera per tuto ciò che riguarda gli spettacoli teatrali e le scritturazioni degli artisti durante il lungo periodo in uci esso uscì. Direttore e proprietario era Gaetano Fiori, un tipo curiosissimo di galantuomo che Antonio Fiacchi ci ha descritto con la sua solita, rara arguzia. Il Fiori aveva delle gambe lunghe, secche, entro un paio di calzoni color nocciuola chiarissimo, come avrebbe detto Ferravilla, calzoni che non si degnavano di scendere oltre la clavicola lasciando allo scoperto dei piedi lunghissimi. Camminava saltando come una cavalletta. Il collo lungo, come quello della giraffa, era sempre fasciato da un fazzoletto bianco che sorreggeva una notevole papagorgia la quale, sempre in preda a un tremito nervoso, gli dava l’aria d’un vitellino da latte che ruminasse senza esperienza. Teatri, Arti e Letteratura fu uno dei primi tra i giornali italiani che trattassero quasi esclusivamente di cose tatrali ed era perciò diffuso un po’ dappertutto. Il Fiori, del resto, aveva diversi corrispondenti da altre città, alcuni dei quali assai valenti come il Catelani di Modena. La voce pubblica designava anche il Rossini fra i suoi collaboratori. Indubbiamente, il Fiori era legato da vivissima amicizia col grande Pesarese, verso il quale nutriva una venerazione illimitata, a cui dava ogni tanto libera stura con poesia d’occasione ed era assai difficile che uscisse un numero del suo giornaletto senza ch’egli trovasse il modo di parlare del «celeberrimo», del «sommo» Rossini, facendo seguire ad aggettivi e nome una lunga serie d’immagini iperboliche una più laudativa dell’altra.

Altro giornale del genere, ma di breve vita, fu quello intitolato: Notizie Teatrali, Bibliografiche e Urbane ossia Il Caffè di Petronio, nel quale si parlava di «spettacoli, di feste, di musiche, di poeti, di prosatori, di pittori di scene, di maestri di cappella, di attori cantanti e non cantanti, di ballerini, d’impresari, di capo-comici, di accademie, di libri, di quadri, di statue, d’incisioni, d’invenzioni, di scoperte, di stampe e di ristampe, di robe perdute e di robe trovate, di locazioni, di aste, di vendite, di mercati, di fiere e di molte altre cose serie, facete, ecc. ecc.». Lo stampò ogni settimana il Nobili, dal 1° Gennaio al 31 Dicembre 1825. In fondo all’ultimo numero si legge: «Il fine del primo e probabilmente ultimo volume». E, infatti, fu l’ultimo. Questo giornale era stato fondato dopo l’Abbreviatore di cui parleremo più innanzi, dall’avvocato modenese Pietro Brighenti, uomo d’ingegno, già prefetto napoleonico, ridotto dalle vicissitudini politiche e finanziarie e farsi editore e libraio (stampò, fra l’altro, le opere del Giordani e del Monti). Raggiri di sedicenti amici lo distolsero, in seguito, pure da questa attività e per il Brighenti cominciò allora quello smarrimento morale che lo indusse, dopo vive riluttanze, ad accettare il miserabile uffizio di confidente segreto in favore dell’Austria. Un altro giornale intitolato: Il Caffè di Petronio uscì dal 1840 al 1842, pei tipi del Marsigli, poi del Sassi, infine del Dall’Olmo e Tiocchi, in formato più grande e adorno d’incisioni in rame. Nel 1833 avevano intanto vista la luce gli Annali Teatrali, pubblicati da ignota tipografia, ogni sabato, in otto paginette. Contenevano le notizie dei teatri cittadini e varii scritti riguardante il teatro. Loro fondatore e compilatore era il dottor Agamennone Zappoli, un patriota bolognese che aveva preso viva parte ai moti del Trentuno e che, tornati i Pontificii, ed essendo stato soggetto a persecuzioni, s’era provvisoriamente dedicato al teatro e alla letteratura. Fra poco, lo ritroveremo nel turbinìo del Quarantotto, come fondatore e compilatore del giornale repubblicano: La Costituente. Un giornale prettamente musicale era infine la Polinnia Europea ossia Biblioteca Universale di Musica. La cominciò a stampare nel 1823 il Nobili, per conto d’una dritta proprietaria d’un magazzino musicale. Si divideva in due parti: la prima, Storico- Scientifica Letteraria; l’altra, Curiosa-Dilettevole.

Giornali agricoli | In una città agricola come Bologna, non potevano mancare, fin da questi tempi, dei giornali dedicati all’arte dei campi. Il primo che conosciamo del genere è Il Fattore di Campagna, «giornale d’agricoltura, pastorizia, arti agrarie, ecc.», uscito dal 1826 al 1828 dalla Tipografia Marsigli. Dopo due anni assume il titolo di Rivista Trimestrale delle Arti Agraria. Suo compilatore era il professore Francesco Orioli; sua nuova tipografia, quella del Nobili il quale abbellì il periodico con qualche incisione in rame. In quello stesso 1828 uscì da Bologna pei tipi di Dall’Olmo e Tiocchi e anch’esso corredato di rami incisi, L’Agricoltore Italiano, seguitando un periodico d’analogo titolo che s’era pubblicato a Forlì nel 1826. Anche questo era un «giornale d’agricoltura, arti campestri, pastorizia, veterinaria, economia domestica, architettura rustica, giardinaggio, meteorologia, ecc. ecc.». Suo compilatore, Giuseppe Bosi. In seguito passò alla tipografia dell’Aquila e a quella del Marsigli il quale stampò il giornale certamente fino al 1840. Come supplemento dell’Agricoltore Italiano, uscì anche un giornaletto intitolato: Il Portafoglio Campestre «per il perito agrimensore, pel fattore di campagna, e pel proprietario di fondi rustici, contenente quesito e notizie pratiche su tutto ciò ch’è relativo alle stime, alle misure, alle mercedi, ai lavori rurali, ai letami, alle servitù fondiarie, alle perizie giudiziali, alli confini, ai contratti, alle competenze peritali, alli danni, ecc. ecc.». Redatto anch’esso dal dottor Giuseppe Bosi, col 1826 assume il titolo di: Varietà Agraria o sia Portafoglio Campestre.

Giornali filosofici e scientifici | Anche i giornali di filosofia e di scienza sono in questo periodo rappresentati. Un Giornale Ecclesiastico di Bologna, poi Giornale Ecclesiastico Filosofico- Letterario di Bologna, sorse nel 1840, sotto gli auspicii del cardinale Oppizzoni, avendo a collaboratori chiari uomini di studio quali il marchese Angelelli. Cominciò a stamparlo il Nobili in fascicoli da 48 a 70 pagine, poi la tipografia della Volpe. Col 1846, da bimestrale diventò mensile. In quanto ai periodici scientifici, il posto d’onore spetta al Bullettino delle Scienze Mediche, pubblicato per cura della Società Medico-Chirurgica di Bologna, il quale, cominciatosi a stampare nel 1829, coi tipi del Nobili, dopo tante trasformazioni, dura tutt’ora. Sempre nel 1829 il Nobili dette alle stampe anche Il Raccoglitor Medico, un elegante giornale di medicina, chirurgia e varietà scientifiche, compilato da una società di medici. Esso uscì ogni settimana per un anno. Se dalla medicina passiamo oltre, troviamo infine degli Annali delle Scienze Naturali pubblicatisi nel 1828 dal Marsigli e dallo stesso ripresi, con ugual titolo, dieci anni dopo. Erano bimensili e vi collaboravano naturalisti famosi quali l’Alessandrini, il Bertoloni, ecc. In seguito, la serie fu chiamata Nuovi Annali delle Scienze Naturali e al Marsigli subentrò il Sassi. Il periodico era corredato d’incisioni in rame, talvolta colorate. Durò fino al 1854.

Giornali letterarii e artistici | Primo d’essi è L’Abbreviatore ossia Appendice critica a tutti i giornali, e altri fogli di novità librarie. Uscì nel 1820 dai torchi del Marsigli, in fascicoletti di 16 pagine. Conteneva pure varie notizie e articoli sui teatri. Lo compilava, come abbiamo detto, l’avvocato Pietro Brighenti. Nel 1824, il Nobili stampò Il Novellatore o Le Fanfaluche, «giornale di scienze, lettere ed arti compilato da un amico della verità e nimico delle contese». Un Giornale Letterario Scientifico Italiano, stampato dallo stesso Nobili, cominciò a uscire, ogni tre mesi, nel 1829, a guisa d’opuscolo, in piccolo formato. S’occupava d’estetica, di letteratura e di scienza e vantava collaboratori rinomati come l’abate Testa, F. Mordani, L. Scarabelli, l’abate Mugnoz e F. Dall’Ongaro. Nel 1838 uscì poi L’Istitutore ossia (l’«ossia» entrava in quei tempi dappertutto), ossia Raccolta di scelti articoli così tradotti come originali, poscia, semplicemente: L’Istitutore ossia Rivista Letteraria. Lo stampava il Bortoloti in dispense, con una specie di supplemento intitolato: Prose e Poesie nel quale era inserito, si diceva, «il fiore di quanto sparsamente esce dalle migliori penne italiane». Dal 1841 al 1844 si pubblicò, infine, La Parola, in quattro pagine stampate con eleganza pei tipi di Dall’Olmo e Tiocchi. Era stata fondata da Savino Savini, letterato distinto, e s’occupava prevalentemente d’arti e di belle lettere.

Giornali industriali, commerciali e tecnici | Nel 1846 e nel 1847 vide la luce pei tipi del Tiocchi nelle Spaderie un giornale intilolato: Le Strade Ferrate. Era settimanale e s’occupava di tutto ciò che avesse potuto interessare il problema della costruzione delle linee ferroviarie nello Stato Pontificio. Aveva inoltre un vasto notiziario di varietà scientifiche, letterarie, artistiche e commerciali.

Giornali di varietà | Ed eccoci, in ultimo, a parlare dei numerosi giornali che, per il loro carattere eclettico, non si prestavano ad essere classificati in nessuna delle materie precedenti. Un Bollettino Universale di Scienze, Lettere, Arti e Politica cominciò a uscire il 3 Gennaio 1825, ogni lunedì e ogni venerdì, in quattro piccolissime pagine. Lo stampava il Nobili e aveva per supplemento un Bollettino Politico. Cinque anni dopo, nel 1830, uscì un Bollettino delle Cognizioni Industriali, in sedici pagine quindicinali, di piccolo formato e con qualche rame inciso. In seguito si chiamò Bullettino delle Cognizioni Industriali e Dilettevoli. Lo compilava il dottor Giuseppe Bosi e lo stampava Emidio Dall’Olmo «in fondo alla via Inferno», poi Dall’Olmo e Tiocchi. Durò diversi anni. Un Repertorio Enciclopedico usciva ogni settimana, anch’esso in otto piccole pagine. Lo stampava la tipografia Della Volpe nel 1832, 33 e 34. Fra il 1834 e il 1835, uscì ogni giovedì, in otto, poi in quattro pagine, La Ricreazione, «giornale dei letterati, degli artisti, della buona e costumata società, e, in generale, d’ogni gentile persona». Si stampava coi tipi di Dall’Olmo e Tiocchi ed era diretto dal professore Francesco Albèri. Ed ecco, ora, un giornaletto ch’ebbe una certa fortuna: Il Solerte, «foglio settimanale di scienze, lettere, arti, teatro e mode», diretto da Achille Castagnoli. Ne uscì una prima serie dal 13 Giugno al 28 Settembre 1840, coi tipi delle Muse. Una nuova serie fu iniziata nel successivo anno. Unitamente ad esso si dava l’Appendice Amena del Solerte, «giornale letterario dell’Emilia, col figurino originale di Parigi: Le Petit Courrier des Dames». Quest’Appendice si trasformò nel 1840 ne Il Raccoglitore di Cognizioni Utili, che seguitò a stamparsi alle Muse, finché non l’assorbì l’Utile-Dulci. Coi tipi del Nobili, poi con quelli della Volpe, era frattanto uscito nel 1838 un Ricoglitore di Cognizioni Utili in assai bella veste tipografica e che durò fino al 1841. Un altro giornaletto ch’ebbe molta diffusione fu La Farfalla, «foglio di amena lettura, bibliografia, belle arti, teatri e varietà». Durò dal 1839 al 1847. La compilava il Monti della Gazzetta e vi collaborarono il conte G. Marchetti, S. Muzzi, A. Maffei, F. Romani e altri illustri letterati d’Italia. Si stampava, con una cera eleganza, pei tipi dalla Volpe ai Sassi. Con l’Agosto 1843 e per un certo periodo di tempo fu dato gratis agli associati della Gazzetta.

Nel 1844 uscì il Messaggiere Bolognese, giornale, settimanale contenente materie di fisica, chimica, industria, belle arti e teatri e con un’appendice d’annunzi commerciali. Un simpatico giornalino fu Il Piccol Reno, settimanale, composto assai garbatamente coi tipi di S. Tommaso d’Aquino. S’occupava di storia, di teatro e di letteratura. Durò dal 5 Luglio 1845 al 27 Giugno 1846. Sempre nel 1845, vide poi la luce, con gli stessi torchi di San Tommaso d’Aquino, un singolare giornaletto: Il Sabatino, settimanale, del prezzo di «un baiocco». In un manifesto-programma i suoi compilatori avevano insistito sulla necessità per Bologna d’avere un bollettino o un prontuario capace di far risaltare l’opulenza della Città e d’indirizzare i bolognesi in ogni loro negozio. A tutto ciò, si soggiungeva, avrebbe provveduto senza fallo il Sabatino. Ma ecco invece apparire un foglietto volante della mole di centimetri 22 per 14, e cucinato in tutte le salse, fuorché in quella piccante. Una tremenda calamità di quei tempi, cioè la poesia d’occasione, apre per i primi sei numeri il giornale. Sgangherati versi eccitavano i lettori, adocchiando in ciascuno un abbonato: la spesa è poca: «vu’ al avi sintì s’l’è poc – ogni stmana pr’un baioc». Ma era poco anche il divertimento: un intruglio di filosofemi, spiritosaggini, cabale e mal dell’«aneddoto»: brutto male così diffuso nei giornali di quei tempi. Un bel giorno il Sabatino si trovò di fronte il Povero, giornale nato da poco e che gli fece subito una seria concorrenza. Il Sabatino si disperò ma non vi fu nulla da fare e fu costretto a cessare le pubblicazioni il 22 Agosto 1846. Ma non erano passati cinque giorni, che il Sabatino risorgeva ne La Mosca, giornaletto settimanale d’otto pagine, piccolissime anch’esse, e anch’esse del costo d’«un baiocco, all’atto della consegna». Lo stesso stampatore, gli stessi compilatori e, suppergiù, lo stesso contenuto. Uno dei redattori, presentando il foglio, tesseva le lodi del noioso insetto, il quale, secondo lui, «volava dappertutto, camminava dappertutto, anche sul vetro, anche capovolto». Ma il 30 Settembre 1847, dopo un anno tondo tondo di vita, anche la Mosca moriva, impaniata negli avvenimenti che avevano necessità di roba più soda e che, ventilando da ogni parte spifferi e soffi, facevano cadere uomini e insetti.

Bruno Biancini

Testo tratto da 'Trecent’anni di Giornalismo a Bologna' ne la rivista 'Il Comune di Bologna', febbraio-marzo 1937. Trascrizione a cura di Tonina Alessia Basso.