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Gaetano Tibaldi

1817 - 1855

Scheda

Il suo nome compare di rado sulla stampa e negli atti accademici. La segnalazione più antica è del 1817, come unico premiato alla scuola di paese; è poi ricordato per la Veduta dell'antro di Eraclea di cui poco sappiamo, se non che gli valse nel '23 il premio grande per il paese storico. Non conosciamo invece l'altro premio che a grande distanza di tempo gli venne aggiudicato una seconda volta (1836), com'era in uso. Il soggetto era 'Enea che, sorta l'aurora, dopo avere tra selve ombrose e cave rupi fatto appiattare i legni, spia con Acate solo il paese della Libia dov'è approdato, e inoltrato s'incontra nel mezzo della selva in una vergine cacciatrice, seco s'intrattiene, e al dipartirsi di quella la riconosce manifestamente per Venere sua madre'. Il dipinto si fece molto apprezzare sugli altri tre concorrenti per la "ricca disposizione di oggetti, sì di piante, che di animali, relativi a quella regione, la composizione bene intesa, ed assai pittoresca, con una morbidezza, ed un tocco di pennello, franco ed esercitato, ed un'armonia poi di tinte veramente aggradevole e soddisfacente".

A questa data può supporsi già lievemente allentato quel contegno fondamentalmente classicista, che sull'esempio e con più insistenza di Campedelli caratterizza la prima e per ora unica opera tarda di Tibaldi: e non senza maggiori concessioni al pittoresco ed al piacevole, cui accenna parcamente la relazione critica menzionata sopra. Resta che nel corso degli anni '30, stimoli per una pittura più libera e animata poterono venire, anche a Bologna, dagli esemplari di paese storico con cui intanto il D'Azeglio aveva fatto chiasso a Milano; e del resto lo stesso sviluppo del 'pittoresco' romano, negli esiti più nobili del Bassi e del Caffi, incoraggiava a maggiori libertà espressive. E' un fatto che l'anno dopo il Gualandi accenna esplicitamente ad un significativo pendolarismo di Tibaldi, segnalandone l'esposizione privata, nello studio dell'artista, di due vedute romane destinate alla mostra di Brera. Più esplicitamente "delizioso" è "il paese sulla sponda di un lago" notato dal Muzzi nel 1840; e un "quadro rappresentante un armento che pascola sopra ridente valle" rimase infine assai più tardi (1855) nel ricordo del notaio Bottrigari, come esempio singolare di 'loisir' paesistico.

Renzo Grandi

Tratto "Dall'Accademia al vero – La pittura a Bologna prima e dopo l'Unità d'Italia", Bologna, Grafis, 1983.