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Teatro Comunale di Imola

Di rilevanza storica

Schede

L'esigenza di avere un nuovo teatro fa sì che nel 1810 un gruppo di nobili esponenti della società imolese acquisti il convento di San Francesco, sito nel centro della città e risalente alla seconda metà del Trecento soppresso in età napoleonica, coll'intento di trasformare la chiesa superiore del convento in teatro. Giuseppe Magistretti, ingegnere imolese, viene incaricato del progetto, i lavori terminano nel 1812. La sala, dall’armonioso profilo ellittico ha tre ordini di palchi e loggione, le decorazioni sono opera di Felice Giani e dell’ornatista Gaetano Bertolani. Il nuovo teatro, intitolato alla dea Cerere, viene inaugurato Il 4 agosto dello stesso anno, in occasione dell’annuale fiera con il dramma I riti di Efeso di Giuseppe Farinelli in prima esecuzione assoluta.

Tre anni dopo, in piena Restaurazione, papa Pio VII, recuperato lo Stato Pontificio cui Imola appartiene, ordina la chiusura del nuovo teatro in quanto costruito in un edificio originariamente dedicato al culto, anche se reso ormai da diverso tempo profano. Per sedici anni gli imolesi devono adattarsi nuovamente al teatro provvisorio, sistemato nella Sala Comunale; nel quale peraltro si svolgono regolari corsi di recite. Solo nel 1831 il conte Cesare Codronchi Angeli ottiene da Gregorio XVI la riapertura del teatro. Quindi vengono avviati urgentemente gli indispensabili lavori di ripristino e manutenzione affidati allo stesso Magistretti. In pochi anni il teatro di Imola acquista nuova fama, che si allarga oltre i limiti del ristretto ambito regionale. Progressivamente aumentano il numero di artisti importanti che vi si esibiscono; la programmazione, quasi tutta basata su opere liriche, raggiunge un ottimo livello. Il teatro diviene Comunale nel 1846 quando i soci che ne sono proprietari lo vendono al Comune. Continuano le rappresentazioni di importanti opere liriche fino al 1852, quando viene temporaneamente chiuso per essere completamente restaurato. Gli amministratori Codronchi e Pagani pregano l'ingegnere G. Bianconcini di assumere la direzione dei lavori. Quanto alla ristrutturazione del coperto e del plafone, viene incaricato l'ingegnere comunale Antonio Cerchiari. Infine, affinché tutto sia eseguito nel miglior modo possibile, è invitato a Imola, per esprimere un prezioso parere e soprattutto sovrintendere ai lavori, il professore Filippo Antolini (figlio del celebre Giovanni Antonio).

All'esame dello stesso Antolini sono sottoposti anche i disegni per la decorazione, affidata al pittore imolese Francesco Galassi. Il velario della sala teatrale che imita un elegante padiglione in tessuto ed è opera del Galassi e di Sante Nucci, mentre al pittore figurista Paolo Sarti viene affidato l'incarico di dipingere le figure femminili che lo animano. Le opere sono completate con il rifacimento del vestibolo e le modifiche apportate alla facciata, ove viene realizzato un porticato che ha tra l’altro la funzione di consolidare l’originale struttura medievale, su progetto dell’architetto bolognese Luigi Ricciardelli. Nel 1868 vengono realizzate le decorazioni della sala del Ridotto, opera degli ornatisti di Lugano Giovanni Canepa e Girolamo Bellani, con finiture dorate e pareti in finto marmo di Antonio Xella e Gaetano Gabrielli. Sulle scene imolesi continuano ad alternarsi compagnie liriche e di prosa, varietà, operette, spettacoli d'illusionismo, Nel 1899 vi recita Ermete Zacconi, la cui compagnia torna ad Imola nel 1905. Negli anni 1912 e 1914 ottiene buoni successi la compagnia di Ermete Novelli. Dopo il 1931 il teatro viene fatto chiudere perché non risponde alle nuove norme legislative di pubblica incolumità. L'Amministrazione fascista dell'epoca non ritiene opportuno dare corso ai lavori di adeguamento, quindi la guerra e i danni che il teatro subisce nel ’44 confermano la chiusura. Al recupero di questo edificio si mette mano solo alla fine degli anni Sessanta quando il Comune incassa i risarcimenti per i danni di guerra. Il teatro può così essere restaurato riaprendo i battenti nella primavera del 1974 con la compagnia di ballo di Antonio Gades.

In collaborazione con IBC - Istituto Beni Culturali Emilia Romagna.