Salta al contenuto principale Skip to footer content

Targhe a Richard Wagner e Giuseppe Verdi

1906 - 1913

Schede

Il primo novembre 1871 al Teatro Comunale di Bologna si assistette alla prima rappresentazione italiana del Lohengrin di Richard Wagner. Il grande successo ottenuto dall'opera, che suscitò un ampio dibattito sulla stampa dell'epoca, portò l'anno successivo il consiglio comunale a insignire della cittadinanza onoraria il compositore tedesco, legando inscindibilmente il suo nome a quello della città. Nel 1906 la locale Società Wagneriana in occasione del trentacinquesimo anniversario della prima del Lohengrin, commissiona a Silverio Montaguti una targa commemorativa di Wagner destinata all'atrio del teatro. Il 28 settembre Tito Azzolini, membro della commissione edilizia, approva la collocazione dell'opera e afferma di essersi raccomandato allo scultore affinché il lavoro «sporga il meno possibile dal vivo del muro, e ciò per rimanere in armonia colle pareti dell'atrio che non hanno decorazioni in rilievo, ma solo dipinte a chiaro scuro». Purtroppo i documenti conservati all'Archivio Storico Comunale non sono sufficientemente chiari e l'ubicazione del calco in gesso è dubbia. Dalla ricostruzione degli atti si evince che nel 1906 l'opera è collocata nell'atrio del teatro ma a causa delle dimensioni e dello stile viene considerata non idonea all'ambiente e con delibera del 30 agosto 1907 la giunta comunale ordina ad Alfredo Bonora, presidente della Società Wagneriana, di rimuovere la targa. Il 23 ottobre dell'anno successivo, in un sopralluogo per studiare la migliore collocazione dell'opera, la commissione edilizia si sofferma a osservare il bassorilievo provvisoriamente posto su una delle pareti della sala ellittica al piano terra.

Esaminate varie ipotesi ed esclusi questa ubicazione e il grande atrio d'ingresso, la commissione ritiene di collocare la targa nel piccolo atrio del teatro contenente la scala d'accesso alla platea, posizione già concordata fra l'Ufficio di Edilità e Arte e il rappresentante della Società Wagneriana. Suggerisce inoltre allo scultore di completare la targa con una cornice di marmo scuro e di eliminare il frastagliamento alla base del busto, ma il calco non gli viene mai restituito e Montaguti si troverà costretto nel gennaio del 1911 a citare in giudizio Bonora per la mancata consegna. Accolta dal Tribunale la richiesta dell'artista, Bonora l'anno successivo si rivolge al Comune chiedendo il suo intervento per risolvere il contenzioso nella forma più conveniente per entrambe le parti. Ricorrendo nel 1913 il centenario della nascita di Wagner e di Giuseppe Verdi, Montaguti propone di tradurre in bronzo su marmo per 1.800 lire la targa del maestro tedesco e di formare ed eseguire sempre in bronzo per 3.000 lire quella del parmense, rinunciando di conseguenza a proseguire ogni azione legale. La giunta municipale, avendo fin dal 1906 preso l'impegno di porre nel Teatro Comunale un ricordo in onore di Verdi, probabilmente a seguito del sopralluogo del 1908 aveva già incaricato Montaguti di studiare un bozzetto con preventivo di spesa per un busto di Verdi con piedistallo da collocarsi nella nicchia dell'atrio del teatro. Infatti in tale occasione l'assessore Luigi Rizzoli, opponendosi a una iniziativa di Alfonso Rubbiani che voleva demolire la nicchia in questione per dare spazio al bassorilievo wagneriano, osservava che l'amministrazione cittadina voleva già riservare tale posizione per la sua rilevanza a uno dei grandi compositori italiani. In una lettera datata 21 giugno 1909 lo scultore presentava il suo progetto allegandone una fotografia e scriveva: «Ho cercato una linea semplice che armonizzi coll'ambiente e sono persuaso essendo l'atrio dipinto acquisterà molto con questa nota di rilievo e di colore data la qualità del marmo e le dorature della decorazione». Illustrava successivamente l'altezza complessiva dell'opera, stabilita in tre metri, ed elencava i materiali con cui pensava di eseguire la scultura: bronzo satinato chiarissimo per il busto e i festoni; dorato per il fregio d'alloro e le lettere; marmo d'Istria o di Rezzato (più comunemente Botticino) o giallo del Corno per il piedistallo. Concludeva fornendo un preventivo dettagliato, comprensivo di formatura, marmista, fonditore, opera muraria e compenso per le proprie fatiche, che complessivamente fissava in 4.000 lire.

La mancata realizzazione dell'opera persuade la giunta municipale nella seduta del 2 luglio 1912 ad accogliere la proposta di Montaguti e a incaricarlo dell'esecuzione delle due targhe celebrative, chiedendogli di presentare un bozzetto del nuovo lavoro. L'artista, nella lettera di ringraziamento per l'incarico affidatogli, datata 15 luglio, prega l'Ufficio di Edilità e Arte di procedere affinché gli sia restituito con solerzia il calco in gesso di Wagner che dice essere ancora collocato «nell'Atrio del Teatro Comunale», luogo in cui l'opera è ubicata anche per Bonora nella sua richiesta di intervento al Comune del 24 giugno. Si suppone quindi che la targa, dopo il sopralluogo della commissione edilizia, sia stata o riposizionata nel grande atrio d'ingresso o collocata nel piccolo accesso alla platea, luogo destinato alla traduzione in bronzo. Appianata con soddisfazione di entrambi i contendenti la questione relativa alla targa di Wagner, il 23 agosto 1913 la commissione edilizia si riunisce nuovamente nel teatro per decidere la definitiva ubicazione delle due targhe bronzee. Scartato il piccolo atrio perché non idoneo a contenere entrambi i rilievi, viene riesaminata la soluzione del grande salone d'ingresso. Unico ostacolo è la difficoltà di adattare le opere ai riquadri decorativi di Gaetano Samoggia, intonati allo stile della sala con cui i rilievi non armonizzano. Superata questa divergenza, per dare una degna sede al ricordo dei due compositori si decide di collocare le targhe nei due spazi laterali della porta centrale che conduce alla platea. L'intricata vicenda delle due opere si chiude a metà novembre con una nota dolente: al momento della definitiva collocazione nell'atrio del teatro le targhe non vengono inaugurate a causa delle dimissioni del consiglio comunale. Unica gradita consolazione per lo scultore, una lettera datata 17 novembre in cui il sindaco, anche a nome dell'amministrazione comunale, elogia le doti dell'artista e manifesta il compiacimento, confermato dal giudizio favorevole della cittadinanza, per l'egregia esecuzione dei due lavori. Confortato dal consenso ricevuto, Montaguti nella sua lettera di risposta del 21 novembre è onorato che il suo «modesto nome» sia associato «a quello degli insigni uomini che glorificarono i due sommi compositori nel Teatro e nell'arte».

Collocati simmetricamente su una cornice marmorea, entrambi i bassorilievi hanno lo stesso semplice taglio compositivo, con il busto al centro posto su uno sfondo allegorico allusivo alla propria arte. A sinistra il ritratto severo e composto di Wagner primeggia sulla celebre Cavalcata delle Valchirie, calzante simbolo dell'impetuosa e travolgente musica del compositore tedesco. Le energiche figure femminile si lanciano con i loro cavalli in una tumultuosa e sfrenata corsa dove il senso del movimento è reso magistralmente dall'artista con un uso pittorico del bronzo. A questo primo impegno artistico si armonizza perfettamente la targa di Verdi dove il busto del maestro italiano è contornato da intense figure che emergono dal fondo. Il gruppo a sinistra rimanda agli atti finali dei Vespri siciliani e viene così descritto nell'articolo su “L'Avvenire d'Italia”: «al rintocco delle campane a stormo, dal tumulto del popolo anelante alla propria rivendicazione si erge in alto la Rivolta che con largo gesto accenna alla luce della libertà». La drammaticità della scena si ammorbidisce nel gruppo sulla destra in cui l'allegoria è più forte. L'artista allude al genio del popolo italiano che ridestato dalla musica verdiana guida le nuove generazioni alla prosperità e alla vittoria. L'articolo citato offre una sfumatura interpretativa diversa: «Il simbolo della Patria pervade qui con la sua fiamma ed anima le musiche immortali». Attraverso una compatta composizione, lo scultore plasma delle longilinee figure stilizzate in cui la forza drammatica del gruppo posto a sinistra emerge prepotentemente dal fondo. Alla posa convenzionale dei busti in cui i volti dei due compositori sono resi con forte realismo, Montaguti oppone la modellazione di gusto liberty con accenti espressionistici degli sfondi, indubbiamente la parte più interessante di entrambe le opere. Con sobria eleganza di linee lo scultore dà vita a una narrazione allegorica in cui coglie i tratti più salienti della vita, delle opere e della musica di Verdi e Wagner.

Federica Fabbro

Testo tratto da: F. Fabbro, Silverio Montaguti (1870 - 1947), Bononia University Press, 2012. Fonti: Bologna, Archivio Storico Comunale, Faldone Ufficio di Edilità e Arte. Edilizia Privata. Verbali della Commissione Edilizia, anni 1906 - 1920; Bologna, A.S.C., Titolo X, Rubrica 3, Sezione 4, anno 1912; Bologna, A.S.C., Titolo X, Rubrica 3, Sezione 4, anno 1913. Bibliografia: La targa verdiana dello scultore Montaguti, “L'Avvenire d'Italia”, novembre 1913; Due targhe commemorative al Teatro Comunale, “Il Resto del Carlino”, 16 novembre 1913; Il teatro comunale, “Il Comune di Bologna”, luglio 1924; Febbraio, “Il Comune di Bologna”, febbraio 1933; A. BARUFFI, Commemorazione di Silverio Montaguti, tenuta il 26 febbraio 1948, “Atti e memorie dell'Accademia Clementina di Bologna”, IV (1948), p. 51; Il Liberty a Bologna e nell'Emilia Romagna, catalogo della mostra di Bologna, Galleria Comunale d'Arte Moderna marzo - maggio 1977, Bologna, Grafis, 1977, pp. 205, 206, 215; Il teatro per la città, a cura della Fondazione del Teatro Comunale di Bologna, Bologna, Editrice Compositori, 1998, pp. 109, 112; La Certosa di Bologna. Immortalità della memoria, a cura di G. PESCI, Bologna, Editrice Compositori, 1998, p. 290; Aemilia Ars 1898 - 1903. Arts and Crafts a Bologna, catalogo della mostra di Bologna, Collezioni Comunali d'Arte 9 marzo - 6 maggio 2001, a cura di C. BERNARDINI, D. DAVANZO POLI, O. GHETTI BALDI, Milano, A+G, 2001, p. 258; E. CONTINI, I “Satiri” del Montaguti rivivono a Porta Galliera, “Art Journal”, I (2003), p. 15; A. PANZETTA, Nuovo dizionario degli scultori italiani dell'Ottocento e del primo Novecento: da Antonio Canova ad Arturo Martini, Torino, Adarte, 2003, p. 585; F. FABBRO, Silverio Montaguti un artista ritrovato, tesi di laurea, relatore Prof. M. DE GRASSI, Università degli Studi di Trieste, Facoltà di Lettere e Filosofia, a.a. 2007 – 2008, pp. 47, 48, 58, 59, 84 – 89; La Certosa di Bologna. Un libro aperto sulla storia, catalogo della mostra di Bologna, Museo civico del Risorgimento 25 maggio - 15 luglio 2009, a cura di R. MARTORELLI, Bologna 2009, p. 166.