Sulamitide o La Sposa del Cantico dei Cantici

Sulamitide o La Sposa del Cantico dei Cantici

1837 - 1838

Scheda

Sull’onda del successo conseguito a Brera nell’esposizione del 1837 Cincinnato Baruzzi ottenne diverse commissioni e tra queste quella del dottor Francesco Cavezzali di Lodi, farmacista e appassionato collezionista di arte contemporanea. La commissione di una statua di grandezza naturale lasciava libero lo scultore di scegliere il soggetto, che tuttavia doveva essere nuovo. Baruzzi propose di ritrarre la Sposa del Cantico dei Cantici o Sulamitide, un tema in linea con la riscoperta dell’orientalismo implicito nei soggetti biblici, che la pittura di Hayez e di altri autori stava utilizzando largamente. Il soggetto rischiava di prestarsi ad una interpretazione materialistica e di viva sensualità che poteva essere aspramente criticato sia dal pubblico generico sia dalla Chiesa e venne accettato dal committente a patto che lo scultore si confrontasse prima con un teologo (BCABo FSCB). Dalle lettere sopravvissute nel fondo documentario Baruzzi emerge un vivo dibattito ideologico tra esperti; oltre all’artista e al committente, Domenico Scotti, che si vanta di essere l’ispiratore del soggetto, e l’esperto teologo e iconologo sacro Onorato Rapallo (BCABo).

Come era avvenuto per altri committenti delle sue opere Baruzzi proporrà anche Francesco Cavezzali alla carica di membro onorario della Accademia di Belle Arti di Bologna (BCABo FSCB). Il 27 novembre 1837 la realizzazione della Sulamitide è già avanzata e Cavezzali, che ha ascoltato i pareri entusiastici di vari visitatori dello studio di Baruzzi, è arso dal desiderio di vederla. Allo stesso tempo è lieto, perché sarà uno dei fortunati la cui opera verrà esposta a Brera, destando l’ammirazione del pubblico, come era accaduto l’anno precedente per l’Eva. Di un tale entusiasmo è specchio il testo critico sulla scultura che accompagna la bella incisione di Luigi Paradisi che illustra l’Album del 1838, scritto dallo stesso Cavezzali e accompagnato da una canzone del bolognese Giovanni Marchetti, amico ed estimatore del Baruzzi (Album 1838). Nel gennaio 1838 la statua è in fase di avanzata lavorazione secondo le parole del Londonio che, confermando a Baruzzi le date dell’esposizione di Brera, si propone di venire a Bologna in primavera per ammirarla (BCABo FSCB). Nel giugno dello stesso anno la statua è terminata ed è riuscita di grande bellezza; alla ne di luglio Baruzzi ottiene il permesso di esportazione per Milano (ASBo). La Sposa del Cantico dei Cantici si trova ancora oggi presso gli eredi della famiglia Cavezzali, ma date le oggettive difficoltà di ottenerne una immagine recente, ripieghiamo su un’incisione dell’epoca. Un gesso della statua è ricordato nell’inventario notarile della Villa di Baruzzi del 1878, ma risulta al momento irreperibile (ASCBo). Dato il successo riportato, Baruzzi penserà di riproporre il soggetto per l’esposizione universale di Londra nel 1851, introducendo opportune varianti, e in questi termini ne scrive a Carolina Primodì, poi finirà per abbandonare questa idea (BCABo FSCB). Possiamo pensare che le varianti fossero relative agli appunti che gli erano stati mossi a Brera che erano soprattutto rivolti al panneggio, un po’ troppo pesante, e alla presenza di troppi elementi floreali allusivi al testo biblico, che venivano accusati di disperdere l’unità complessiva dell’apprezzamento dell’opera. La giovane donna, identificata da alcuni come la regina di Saba («la Bella amata da Salomone») da altri con la Chiesa (Marchetti), è rappresentata in un atto che esprime al meglio, secondo Baruzzi, la frase del testo biblico «Fulcite me oribus» che viene riportato nell’incisione. È seduta per terra, ad esprimere la debolezza delle sofferenze d’amore che le intorpidiscono le gambe e le piegano le ginocchia. Le braccia, abbandonate in grembo, esprimono l’affidamento completo all’amato. L’abbigliamento, che doveva apparire agli occhi del pubblico vagamente orientale, è composto da calzari classici non troppo dissimili, da quelli della Timpanista e da una corta veste, trattenuta sulla spalla da una cintura. Le maniche della veste, scivolando lungo le braccia, lasciano scoperto il seno. Il resto degli oggetti che la circondano è allusivo alle parole della poesia attribuita a Salomone. Sul capo la sposa porta una corona di mortella, sul seno ha appuntato un mazzetto di mirra, ai suoi piedi sono appoggiati melagrane, mele e ori. Il braccio destro reca al polso un bracciale a forma di nodo, allusivo al legame indissolubile con lo sposo. 

La statua non ottenne il successo che Cavezzali aveva sperato, forse per la presenza di eccessivi simbolismi e di una certa tendenza alla dispersività dei dettagli scolpiti (panneggi, emblemi, pettinatura con reticella che raccoglieva i capelli, calzari) e nonostante una sapiente campagna promozionale che culminò con la canzone di Giovanni Marchetti di cui cito la stanza finale: «Artece l’alto lavor m’accende: qual nell’eterno cantico viva costei qui splende. Quanta largì recondita virtude angiol spirante al coronato amante tanta l’ingegno a te».

Marmo bianco, tuttotondo, statua, collezione privata.

Antonella Mampieri

Testo tratto da: A. Mampieri, Cincinnato Baruzzi (1796 - 1878), Bononia University Press, 2014. Fonti: ABAB, cart. 1838, Provvidenze generali; ASBo, Legazione e Prefettura, 1838; BCABo FSCB 3, 5, 6, 7, 11, 13, 14, 17, 27, 28, 39, 41; BCABo, Pallotti VI 301; BCSFo FP 541.79 e 79b; BIM, Poletti 529, coll. C4 19 (11). Bibliografia: “Appendice Italiana”, 1838, p. 123; F. CAVEZZALI, La Sulamitide ossia la Sposa del Cantico dei Cantici del prof. Cincinnato Baruzzi, in “Album. Esposizione di Belle Arti in Milano nell’anno 1838”, II, pp. 86-96; “Cosmorama pittorico”, 1838; C.T., Belle Arti. Esposizione nelle sale di Brera, in “La Fama. Giornale di Scienze, Lettere, Arti, Industria e Teatri”, III, n. 114, 1838, p. 455; Esposizione di Belle Arti nell’Imperial Regio Palazzo di Brera, in Milano, in “Biblioteca Italiana”, t. XCI, XXIII, 1838, pp. 129-131; G. MARCHETTI, La Sposa del Cantico de’ Cantici scolpita dal cav. Cincinnato Baruzzi, ode, Milano 1838; G.C. CERCHIARI, Ristretto storico della città d’Imola, Bologna 1847, p. 202; Catalogo delle opere di scoltura eseguite in marmo dal prof. cav. Cincinnato Baruzzi a tutto l’anno 1859, Bologna 1860; C. MASINI, Dell’arte e principali artisti… in Bologna dal 1777 al 1862, Bologna 1862, p. 19; G. MAZZINI, Cincinnato Baruzzi. La vita, il tempo, le opere, Imola 1949, p. 48, tav. XIII, p. 69; C. FIORELLI, Un contributo alla rivisitazione dell’attività artistica di Cincinnato Baruzzi (1706-1878), in “Strenna Storica Bolognese”, LII, 2002, pp. 223-246; L. SIGHINOLFI, La vita e le opere di Cincinnato Baruzzi, in Uno scultore neoclassico a Bologna tra Restaurazione e Risorgimento, Bologna 2006, p. 324.

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