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Francesco Stagni

1747 - 1830

Scheda

Francesco Stagni junior (così denominato dallo storico Marcello Oretti), fu molto più longevo dello scultore suo omonimo detto senior (1731-1766) che visse soltanto 35 anni; egli infatti nacque a Bologna il 25 settembre 1747 e morì nel marzo 1830 all’età di 82 anni, 5 mesi e 9 giorni, come risulta dal foglio di seppellimento n. 3000 (archivio storico del comune di Bologna) e dalla seguente epigrafe posta sulla sua tomba, situata nel chiostro III, detto della Cappella, nell’arco 91: HEIC SITVS EST / FRANCISCVS STAGNIVS / PICTOR ORNAMENTARIVS / ADLECTVS IN COLL SODALIVM / BONIS ARTIB[...] OLEND / QVI / PERITIA ET DILIGENTIA ET ENITVIT / MORIB ET RELIGIONE PRAESTITI / VIXIT A. LXXXII M. V D. VIIII / DECESS V N. MART A. MDCCCXXX.

Francesco, figlio di Giuseppe e di Francesca Tenti, si iscrisse all’Accademia Clementina dove ebbe come insegnante Pietro Scandellari; egli successivamente si orientò verso l’arte di Petronio Fancelli. Nel periodo tra il ‘65 e il ‘71 partecipò a numerosi concorsi indetti dall’Accademia vincendo 6 volte il premio Fiori e tre volte il premio Marsili-Aldrovandi. Dopo essere stato Aggregato all’Accademia Clementina di Bologna, fu titolare della cattedra di Architettura quasi ininterrottamente dal 1787 al 1800. Nel ‘99 fu eletto Principe dell’Accademia, poi nel 1801 fu nominato vice Presidente e infine nel 1819-21 venne fregiato del titolo di Socio onorario. Francesco sposò Anna Ferraresi ed abitò per molti anni in via Castiglione n. 1322. L’artista, terminati gli studi presso l’Istituto Clementino, incominciò a dare prova della sua abilità pittorica al fianco di accademici a quel tempo già molto stimati. Egli eseguì, con Gaetano Gandolfi e Angelo Venturoli, il restauro dell’undicesima Cappella del portico di San Luca, ove si trova il dipinto Il mistero della Resurrezione di Ubaldo Gandolfi, e diresse, insieme ad Alessandro Calvi, il ripristino degli affreschi di tutti gli altri Misteri, compreso quello del Rosario. Le fonti menzionano, in modo non sempre preciso, i lavori che l’artista fece a Bologna nei primi anni della sua attività. Il Malvasia lo cita per l’ornato della cappella maggiore della Chiesa di S. Benedetto con queste parole: Il dipinto a fresco che restavi attorno [alla deposizione di Cristo dalla Croce di Cesare Aretusi] è di Francesco Stagni; tale lavoro potrebbe essere stato eseguito nel 1772-75. Una delle sue prime opere è la prospettiva eseguita sulla parete di fronte alla loggia nel cortile di Casa Berti. Marcello Oretti nel suo diario annotò che l’affresco venne scoperto al pubblico nel maggio 1778. Il disegno creava l’illusione, a chi entrava nel palazzo, che esistesse in fondo al cortile non una semplice parete, ma una serie di imponenti spazi architettonici. Nel 1788 Francesco Stagni lavorò con il valente figurista Giuseppe Valliani nella stanza di Venere nel piano nobile del Palazzo Isolani e realizzò, sul soffitto e sulle pareti, il suo capolavoro: un’imponente visione prospettica dal sotto in su con effetti fortemente illusionistici di un loggiato che corre lungo tutto il perimetro della camera.

Poco prima del 1792 l’artista fece, secondo il gusto dell’epoca, l’ornato della stanza di Palazzo Bonfioli Rossi dove Mauro Gandolfi aveva dipinto la scena di Andromaca moglie di Ettore. Nell’ultimo decennio del secolo, Francesco Stagni ebbe l’occasione di lavorare con il prof. Giovan Battista Frulli e il paesista Vincenzo Martinelli nell’allestimento di alcune stanze del Palazzo Lambertini / Ranuzzi. Sulla base di quanto descritto dal Frulli, lo Stagni intervenne come quadraturista nella Camera dei paesaggi, così chiamata per la presenza di quattro grandi Paesaggi disegnati dal Martinelli, e nella Camera dell’alcova dell’appartamento di Cesare Lambertini. Fra le decorazioni realizzate da Francesco Stagni negli edifici pubblici ricordiamo quelle del Palazzo Comunale; in questo grande cantiere lavorarono numerosi artisti esordienti ed altri già affermati. I lavori, necessari per allestire gli appartamenti per il Direttorio Esecutivo della Repubblica Cispadana, vennero svolti tra il marzo e il maggio del 1797. Nella camera dedicata alla Allegoria delle Virtù e delle Arti, il nostro pittore di ornato eseguì la quadratura del soffitto; essa però risulta fortemente compressa nel rappresentare la profondità spaziale. Verso la fine del secolo Stagni fece gli ornati pittorici che decorano le due stanze del piano nobile del Palazzo Cospi Ferretti. Nel soffitto della prima stanza l’artista dipinse una bella quadratura con festoni e vasi dorati ricolmi di fiori e frutta; l’artista decorò anche la seconda stanza dove il giovane Domenico Pedrini dipinse nel soffitto Ganimede sul carro che viene rapita da Marte. In questo ambiente Stagni realizzò alcuni bassorilievi in stucco nelle sovrapporte ed uno al centro della parete con Cupido che incendia le armi ai piedi del talamo di Marte e Venere. Risalgono a questo periodo anche gli ornati e gli affreschi eseguiti assieme a numerosi artisti di grande fama all’interno della Villa Gnudi/Pallavicini a Borgo Panigale.

Francesco lavorò, tra il 1806 e il 1815, in stretta collaborazione con Frulli anche nell’allestimento di alcuni monumenti sepolcrali nella Certosa di Bologna; il primo fece l’ornato mentre il secondo eseguì le figure allegoriche e talvolta i medaglioni con le sembianze del morto nei sacelli dei seguenti personaggi: Antonio Fabbri, Giovanni Lambertini, fratello del pontefice Benedetto XIV; Sebastiano Tanari, che morì nel 1809; Imelda Lambertini, suora domenicana del monastero di Santa Maria Nuova e nipote di Benedetto XIV. Il pittore d’ornato Francesco Stagni curò anche la realizzazione del monumento funebre di Gio’ Battista Cattaneo de Volta nell’arco del Gran Chiostro; il corpo dello Stagni oggi si trova proprio in questa tomba. Tra il 1825 e il 1827 F. Franceschini e da P. Romagnoli fecero le incisioni in rame a chiaro e scuro di numerose tombe tra le quali le citate ultime quattro. Tutti questi monumenti funebri vennero disegnati a fresco con un forte gioco d’ombre per conferire una virtuale profondità all’immagine. Lo Stagni disegnò sulla parete di ogni tomba, mediante un virtuosismo illusionistico, uno sfondato, cioè uno spazio a forma di nicchia, in cui presero posto sarcofagi in stile etrusco o romano e urne cinerarie. Nell’allestimento degli ambienti sepolcrali l’uso dell’affresco dava maggiore libertà narrativa rispetto al mezzo scultoreo che, per tradizione, era normalmente quello preferito. A Bologna la decorazione pittorica, avendo raggiunto livelli di eccellenza e richiedendo costi molto inferiori a quelli della tecnica scultorea, ebbe una grande diffusione tanto che, nel giro di poco più di un decennio, vennero realizzate nella Certosa più di settanta tombe con la rappresentazione a fresco. Infine Francesco Stagni eseguì in Casa Ratta, quando aveva 69 anni, forse l’ultima sua opera; infatti Pietro Fancelli, nel descrivere il suo affresco -intitolato Il trionfo d’Amore- dipinto nel soffitto di una stanza del piano nobile, scrisse, nella sua autobiografia, che nel 1816 egli fece in chiaro scuro i sopraporti in una camera di casa Ratta che era stata dipinta da Francesco Stagni.

Giorgio Galeazzi