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Spadone della Guardia Civica 1847-1849

1847 | 1849

Schede

Il Regolamento per l’uniforme e l’armamento della Guardia Civica Pontificia redatto nel 1847 prevedeva che gli spadoni per gli ufficiali di Stato Maggiore Generale avessero un fornimento in ottone con tre rami di guardia. Anche il fodero e la lama, a un filo, diritta e con ampio sguscio che si raddoppia all’ultimo quarto, sono conformi al regolamento. Quest’arma appartenne a Livio Zambeccari (Bologna, 1802 - ivi, 1862), uno dei maggiori protagonisti del Risorgimento a Bologna.

La lama presenta diverse incisioni e iscrizioni, che hanno permesso di identificarne il proprietario. Come documenta un altro spadone conservato presso il museo, la cui lama fu prodotta a Solingen dalla stessa ditta con la stessa foggia ed identiche decorazioni, essa in origine presentava, oltre al nome del fabbricante «A. & E. Holler», al luogo di fabbricazione «a Solingen», e all’iscrizione «VIVA L’ITALIA», anche la scritta «VIVA PIO IX» e lo stemma della famiglia Mastai Ferretti. Tali iscrizioni e decori vennero però erasi ad arte, e sostituiti da altri realizzati a bulino: «Modena 20 marzo. Castrette 11 maggio. Vicenza 21 maggio. Mestre 27 ottobre 1848».

Si tratta di una ‘personalizzazione’ dell’arma, di fattura artigianale ma tecnicamente ben eseguita, che ha permesso non soltanto di conoscere la propensione politica del proprietario, ma di identificarlo senza difficoltà, dal momento che era lui l’unico ufficiale di grado elevato ad avere combattuto in tutte le battaglie citate. Il 20 marzo infatti Zambeccari, che da pochi mesi era stato nominato maggiore della Guardia Civica, di sua iniziativa si mise a capo di una colonna di poco più di 400 uomini (guardie civiche, studenti, popolani e finanzieri) e, nonostante che il legato pontificio Amat avesse cercato di dissuaderlo, marciò alla volta di Modena per appoggiare l’insurrezione scoppiatavi contro il governo ducale. In realtà Zambeccari e i suoi non dovettero sostenere alcun combattimento: il Duca Francesco V era già fuggito e i bolognesi furono accolti festosamente dalla folla. Pochi giorni dopo (23 marzo) gli Austriaci abbandonavano Milano e tutta la Lombardia e scoppiava la Prima guerra di Indipendenza. Zambeccari tornò a Bologna e subito ripartì alla volta di Ferrara dove, il 31 marzo fu ufficialmente costituito il Battaglione Cacciatori dell’Alto Reno. Il 6 aprile Zambeccari, anche questa volta di propria iniziativa, attraversò il Po ed entrò in territorio nemico. L’11 maggio il Battaglione partecipò al combattimento di Castrette presso Treviso, distinguendosi per la buona disciplina e proteggendo la ritirata degli altri corpi; la successiva difesa di Vicenza, avvenuta pochi giorni dopo, fu uno degli episodi più notevoli della guerra: in esso il Battaglione ebbe un ruolo rilevante, dal momento che tenne la sinistra dello schieramento e combatté per più di sei ore, respingendo gli assalti della cavalleria austriaca; l’iscrizione non ricorda la difesa di Treviso, ma questo non deve stupire, dal momento che in essa il comportamento tenuto da Zambeccari diede luogo ad aspre critiche da parte dei contemporanei; è invece citata la sortita di Mestre nella quale Zambeccari e i suoi uomini, in un’audace controffensiva, attaccarono gli assedianti austriaci e tolsero loro due cannoni. Il fatto che Mestre sia l’ultima battaglia citata nell’iscrizione e non venga menzionata ad esempio la difesa di Ancona, porta a ritenere che l’iscrizione sia stata realizzata subito dopo: del resto, nel proclama che Zambeccari rivolse ai suoi uomini il 29 ottobre egli, ripercorrendo la storia gloriosa del Battaglione, ricordò appunto gli episodi di Modena, Castrette, Vicenza e Mestre. Di Zambeccari il Museo conserva altri importanti ricordi, tra i quali una tunica indossata durante la Prima guerra di Indipendenza e due da ufficiale dell’Esercito Piemontese (poi italiano), risalenti al 1860.

Spadone per ufficiale di Stato Maggiore generale della Guardia Civica, 1847-1849. Acciaio, ottone, lunghezza totale mm 1090, lunghezza lama mm 863, larghezza lama 27 mm inv. n. 8.

Otello Sangiorgi

In collaborazione con IBC - Istituto per i beni culturali dell'Emilia Romagna.