Salta al contenuto principale Skip to footer content

Sottobottiglia e sottobicchiere

sec. XIX

Schede

Parte di un corredo da tavola del vescovado andato in gran parte perduto. Nell'inventario del 1828, p. 54 (ADI, AVI, tit. II, Inventari del Vescovado) il corredo è minutamente descritto: "Nella detta Stanza trovansi ancora li seguenti effetti. Terraglia della Fabbrica Aldrovandi di Bologna. n° Sedici = 16 Fondini da Bottiglie - N° Ventiquattro = 24 = Fondini da Bicchieri".

Correva l'anno 1794 quando il conte Carlo Filippo Aldrovandi Marescotti (1763-1823) – coerentemente con la moda dell'epoca che voleva che i nobili impegnassero il loro tempo nell'attività artistica – apre una manifattura di terraglia all'interno del suo palazzo bolognese di via Galliera 8, oggi Montanari. Paolo Pizzoli, direttore della manifattura, nel 1793 fu inviato dall'Aldrovandi in Inghilterra presso la celeberrima manifattura di Josuah Wedgwood per carpire i segreti dell'impasto leggero e di colore avorio detto “mezza porcellana”, oltre che a copiare i modelli dell'architetto e decoratore scozzese Robert Adam (1728-1792). Gli scultori bolognesi Giacomo Rossi (1751-1817) e Giacomo de Maria (1762-1838), insieme con il disegnatore Onofrio Gandolfi (1787-1861), realizzarono oggetti dalle sobrie linee neoclassiche. Lea e Gastone Cipolli, nella presentazione del catalogo della mostra “L'aristocratico vasellame da tavola della manifattura Aldrovandi: mostra di ceramiche d'arte della manifattura bolognese di fine Settecento dalla collezione di Lea e Gastone Cipolli” (2007), scrivono: “L’Aldrovandi inizia a produrre, con grosse difficoltà nel 1794 terraglia di colore bianco latte, leggera e dal tocco sonoro simile a quello della porcellana; la mescolanza degli ingredienti principali è la bianchissima terra di Vicenza e il purissimo marmo di Carrara. È lo stesso Aldrovandi a studiare e proporre soluzioni per migliorare la produzione e soddisfare così le molte richieste dei clienti; l’amore che egli stesso nutriva per l’arte spesso non lo rendeva soddisfatto dei risultati ottenuti, sempre inferiori alle proprie aspettative. Per questo motivo non c’era famiglia facoltosa a Bologna che non apprezzasse quotidianamente i servizi da tavola Aldrovandi, sentiti parte della tradizione, perché hanno accompagnato pranzi e ricorrenze per diverse generazioni. Nei centri tavola, nelle zuppiere, nelle caffettiere si riscontra l’eleganza delle forme, ornate da figure e visi che caratterizzano la terraglia Aldrovandi, che si distingue anche per l’invetriatura tersa che la riveste, liscia e piacevole al tatto, ottenuta da una miscela di componenti tra cui spicca la selce delle nostre montagne. La manifattura continuò l’attività anche dopo la morte del suo nobile fondatore, avvenuta nel 1823; il marchio utilizzato era spesso un carattere stampatello 'CARLO ALDROVANDI' usato anche in seguito con l’aggiunta di L.R.”. Nella quasi totalità dei diversi pezzi superstiti (una ventina) di cui si compone oggi il servizio al Diocesano, infatti, compare incusso nella pasta il marchio: “CARLO ALDROVANDI” con l’aggiunta del monogramma composto dalle lettere capitali “LR” intrecciate.

Manifattura Aldrovandi, Bologna; sec. XIX, Sottobottiglia e sottobicchiere a decori neoclassici, terraglia bianca; cm 17 x 3,5 e cm 13 x 4. Dal Palazzo vescovile. Imola, Museo e Pinacoteca Diocesani. 

Testo tratto dal catalogo della mostra a cura di Marco Violi, 'Tavole di cardinali e pellegrini e santi in cammino', Imola, CLAI, 2016.