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Sibille, chiaroveggenti, sensitivi, medium a Bologna

1796 | 1920

Schede

Con il soprggiungere delle idee razionaliste dell'illuminismo, l'idea di cosa sia scienza e metodo scientifico comincia ad assumere il significato che noi oggi gli diamo: "insieme delle discipline fondate essenzialmente sull’osservazione, l’esperienza, il calcolo, o che hanno per oggetto la natura e gli esseri viventi, e che si avvalgono di linguaggi formalizzati" (Dizionario Treccani, ad vocem). Nel passato non era però ancora altrettanto chiaro quali branche del sapere umano appartenessero alla scienza o alla religione o alle credenze e superstizioni popolari. Emblematico in tal senso erano le due visioni che si poteva avere delle malattie nervose: per il bolognese Luigi Galvani erano dovute al cattivo funzionamento del fluido elettrico, mentre per il tedesco Franz Anton Mesmer erano causate dal fluido magnetico. Elettricità animale e magnetismo animale erano considerate ambedue degni dello studio scientifico, pur nella diversità di visione delle cause e degli effetti. In particolare il mesmerismo era - ed è - la "teoria che suppone la presenza, nei minerali e negli esseri viventi, di un'energia utilizzabile a fini terapeutici" (Dizionario Treccani, ad vocem). Tale energia poteva essere controllata e indirizzata da particolari persone che attraverso le proprie mani riuscivano a trasmettere i fluidi alla persona malata, senza che questa venisse toccata. Le teorie di Mesmer attecchirono in Italia dapprima a Torino, poi man mano in tutta la penisola, tanto che a Bologna nel 1815 Angelo Colò pubblicò il volume Prodromo sull'azione salutare del magnetismo animale.

Spesso mesmerismo e ipnotismo erano considerati parti della medesima branca scientifica. Non era quindi raro assistere a tentativi di guarigione in cui ipnosi e trasmissione dei fluidi magnetici erano parte della stessa terapia. Giuseppe Terzaghi nel volume Cronaca del Magnetismo Animale del 1853 riporta del "caso singolare di catalessi sviluppatasi durante umana magnetizzazione e guarita col magnetismo" segnalato dal dottor Vincenzo Resi a Bologna. La parziale guarigione avvenne presso l'Ospedale S. Orsola, il soggetto malato era una donna di trentasette anni affetta da "una ipertrofia ovarica destra" e da cinque anni soffriva di attacchi di catalessi. All'esperimento parteciparono i "dottori Jansens, Piancastelli, Saccenti, meco addetti al Pio Stabilimento".

A creare ancora più confusione era poi la facilità con cui si pensava alla reale possibilità di avere un contatto con l'aldilà attraverso una medium, la quale spesso si affidava anche alle pratiche indicate da Mesmer. Tutte queste teorie, quale più, quale meno, erano poi avversate dalla chiesa cattolica che ovviamente non poteva contemplare esercizi magici e pagani o visioni del mondo naturale che non fossero in linea con i precetti della religione. Col passare dei decenni la divisione ideale su cosa fosse scienza e cosa no si fece sempre più evidente ed ovviamente non mancarono infinite polemiche tra i vari specialisti che presentavano prove inconfutabili sulla verità delle proprie dottrine. A Bologna, come in ogni città d'Europa, non mancavano persone che più o meno in buona fede esercitassero una o più di queste scienze al fine di ottenere per il prossimo guarigioni, divinazioni degli avvenimenti futuri, metodi per ottenere soldi, fama, amore: tutto attraverso quelle che oggi noi chiamiamo qualità extrasensoriali ottenute attraverso le facoltà ESP (Extra-sensory perception).

Un testimone ed una riflessione acuta sul tema ce la consegna Giacomo Leopardi nello Zibaldone che alla data del 28 Luglio 1826 così riporta: "Nominiamo francamente tutto giorno le leggi della natura (anche per rigettare come impossibile questo o quel fatto) quasi che noi conoscessimo della natura altro che fatti, e pochi fatti. Le pretese leggi della natura non sono altro che i fatti che noi conosciamo. - Oggi, con molta ragione, i veri filosofi, all'udir fatti incredibili, sospendono il loro giudizio, senza osar di pronunziare della loro impossibilità. Così accade p.e. nel Mesmerismo, che tempo addietro, ogni filosofo avrebbe rigettato come assurdo, senz'altro esame, come contrario alle leggi della natura. Oggi si sa abbastanza generalmente che le leggi della natura non si sanno. Tanto è vero che il progresso dello spirito umano consiste, o certo ha consistito finora, non nell'imparare ma nel disimparare principalmente, nel conoscere sempre più di non conoscere, nell'avvedersi di saper sempre meno, nel diminuire il numero delle cognizioni, ristringere l'ampiezza della scienza umana. Questo è veramente lo spirito e la sostanza principale dei nostri progressi dal 1700 in qua, benchè non tutti, anzi non molti, se ne avveggano." Tali riflessioni furono il frutto di incontri ed esperienze avute a Bologna, dove dimorò spesso ed a lungo tra 1825 e 1830.

Anche Paolo Costa, uno degli intelettuali più importanti della città, ebbe modo di riflettere sul tema. In una lettera del 31 aprile 1834 rivolta a Mario Pieri di Firenze così scrive: "Vi recherà questa Lettera il Sig. D. Alfonso Giacomelli, figlio del Prof. di criminale diritto in questa Università. Egli è giovane di belli costumi e studiosissimo. Desidera di esservi presentato, ed io volentieri ve lo presento, acciocchè possa profittare della dotta vostra conversazione e di quella degli amici nostri. Vi mando alcuni esemplari di una Lettera che ho scritto intorno i Romantici per combattere le matte opinioni che ha lasciato per eredità in Bologna quello stravagante cervello dell'O.*** Mesmerismo, romanticismo, trascendentalismo, sansimonismo (belle parole!) sono le dottrine, che oggi qui chiamano progresso verso la perfezione intellettuale. Pochi anni fa il Materialismo tentava di condurre il mondo alla disperazione: oggi un platonismo trasmodato, predicando certi sognati fatti della coscienza, tenta di sovvertire la morale e la legislazione. Avrete letto ne fogli di Francia quello che stamparono gli scolari di Parigi inorgogliti dalle dottrine scozzesi, gridando che la voce della coscienza è voce di Dio: che essi erano uomini e i loro maestri fanciulli. Impugnate voi pure, o mio carissimo, le armi della ragione contro coteste sette, acciocchè l'Italia non abbia da cadere vergognosamente sotto la balìa delle mattissime opinioni straniere."

Lo scienziato e patriota Francesco Orioli si interessò di queste branche del sapere. Nato a Viterbo, dal 1815 al 1831 fu professore di Fisica all'Università di Bologna. Insieme ad Angelo Cogevina nel 1842 pubblica Fatti relativi a mesmerismo e cure mesmeriche, in cui riportano come sembra che "fuor di nostro accorgimento, sia in noi, non tutti forse, ma pur non pochi, un mezzo d'apprezzamento interno di quantità, una specie d'orologio, o di contatore, il quale va sempre, e segna sempre i rapporti che ha uffizio di notare, comecchè l'animo non vi faccia attenzione per solito, e li misura intanto, e li registra. La lancetta però all'esteriore intuito non è in vista, e solo è fatta visibile in carti casi ed a certe persone: senza di che come spiegare Zarah Colburn, Mangiamele, Zuccaro, Pugliesi, il Bolognese presso Aldrovando che a un tatto di mano, senza ingannarsi, indovinava il numero preciso delle libbre componenti il peso d' un bue vivo o morto".

Nel dicembre 1853 si esibisce nel Teatro Comunale di Bologna Antonio Zanardelli e la sua figlia, la Sibilla Elisa. La città felsinea era una delle molte tappe del loro tour lungo tutta la penisola italiana ed erano giunti in città dopo i successi ottenuti a Modena nel mese precedente con un "trattenimento di giuochi fisici, ricreazioni meccaniche, e di arcana trasmissione del pensiero tra esso e sua figlia Elisa. Questa ultima parte del trattenimento che il Zanardelli intitolava La Sibilla Moderna era quella che destava maggior interesse e curiosità nel pubblico, lasciando supporre che fosse un esperimento di magnetismo animale." Anche i bolognesi probabilmente assistettero alla trasmissione del pensiero e del "sonno magnetico" ed a pratiche che "hanno sorpreso i più arrabbiati increduli, gli hanno sconfitti e ridotti in uno stato compassionevole" come venne descritto nella successiva permanenza a Firenze nell'aprile 1854. In queste esibizioni il padre offriva a volte "lo spettacolo della Luce Elettrica, con una Batteria di 48 coppie alla Bunsen ed un regolatore di nuova costruzione". Testimone del successo dei Zanardelli a Bologna è il bel ritratto inciso per l'occasione da Achille Frulli: Elisa non casualmente è indicata come Sibilla moderna. Pare che la ragazza, nata a Padova nel 1837, avesse ottenuto i propri poteri dopo lo spavento ricevuto in occasione di un assalto di briganti alla diligenza su cui viaggiava. Da quel momento era per lei possibile riuscire a capire a cosa le persone pensassero, rispondere ai quesiti su cosa il futuro a loro riservava, avere visioni sul passato. Padre e figlia ben rappresentano quanto fosse labile all'epoca il confine tra scienza e magia.

Pochi anni dopo, verso il 1859, il dottor Enrico Gasparini di Bologna può annunciare "di avere, mediante un suo apparecchio Volta-Faradico alla Remez prodotto gli effetti mesmerici in taluna persona. E a tutti questi fatti o sperimenti riduconsi le ragioni onde i magnetologi fluidisti traggono per certa e indubitata l'esistenza di un fluido analogo, se non identico, agli altri imponderabili della natura". Ovviamente qualcuno non era d'accordo e secondo il Rocca ed il Guidi non era che "una delle solite cassette d'induzione elettro-magnetica con una sola corrente di second'ordine".

Di lì a poco entra in scena a Bologna un'altra coppia che avrà un travolgente successo: Pietro D'Amico e la moglie Anna Bonazinga. Originario di Napoli lui, siciliana lei, mesmerista il primo, sensitiva la seconda. Ancora una volta scienza e magia trovavano un denominatore comune. Il loro fu un successo travolgente, tanto che ancora oggi è impossibile non imbattersi in una delle loro pubblicità che per decenni vennero pubblicate in quasi tutti i giornali dell'epoca. In città trova sede la loro Società magnetica d'Italia e viene pubblicato un periodico, che "ha per titolo Gazzetta magnetico-scientifica. Con questo giornale ha molta somiglianza, un altro foglio, che l'anno scorso apparve per la prima volta a Scordio, intitolato: La voce di Dio, il quale dicesi stampato sotto la diretta ispirazione di s. Agostino." Anche dopo la morte di Anna e del marito il Gabinetto D'Amico proseguì l'attività, in quanto sono state trovate pubblicità del 1926, a diversi anni dalla dipartita di lui, avvenuta nel 1920. Una coppia con un tale successo non poteva far altro che muovere molti ammiratori o detrattori. Numerose sono le cronache relative alle predizioni della sonnambula, alle esperienze extrasensoriali svolte durante partecipatissime feste che avvenivano nella loro residenza. Col tempo diventano altrettanto numerose anche le critiche e le denuncie per predizioni sbagliate o ingannevoi e tra i più critici vi fu il patriota repubblicano Luigi Stefanoni, redattore del Il Libero pensiero, periodico nato per criticare i dogmi religiosi ed in generale le superstizioni e l’intolleranza.

Ovviamente la coppia Bonazinga D'Amico non era l'unica attiva sulla piazza. Nel 1868 al Teatro del Corso si esibisce una coppia di prestigiatori illusionisti, Concettina e Francesco Castagnola, i quali si definirono i paladini delle autentiche teorie e metodi magnetici, diversamente da quanto andava praticando Rosati. Questi era Tommaso Rosati di Firenze che nel 1873 dava "consulti in Bologna; mette gli accorrenti in comunicazione coi morti, ed opera cure e guarigioni maravigliose" con la modica spesa "a lire 3 cadauno e consulti spiritici a lire 5". Il professore vantava di riuscire a fare il ritratto delle persone "in qualsiasi punto del globo sia accaduta la loro morte". La polemica tra i Castagnoli ed il Rosati approdò sui giornali locali e così riporta il Monitore di Bologna del 25 settembre 1868: "Il prof. Rosati Tommaso aveva inviato una sua 'Risposta' al prestigiatore Castagnola che, sebbene fosse da inserire a pagamento, non credemmo conveniente pubblicare. Questo Rosati pretendeva di fare il ritratto ad un estinto. Si recarono da lui i Castagnola, ma il Rosati non potette fare l'esperimento seduta stante per ragioni varie. Le ragioni di questo signore parvero racchiudere qualche mistificazione, cosicchè le persone accorse per assistere all'eperimento si ritirarono con la persuasione che 'il ritratto dei morti' non si sia ancora trovato il modo di farlo".

Tommaso Rosati fondò una propria rivista - Il Veggente - ed anche lui non era in accordo con le teorie degli altri, in quanto erano esperimenti senza il minimo rapporto con la vera scienza: questi erano Zanardelli e Guidi ed il secondo aveva fatto l'errore "di scendere fino alla platea e confondersi coi D'Amico, coi Zanardelli e tanti altri ciurmadori che infestano le più belle città del nostro paese." Nel 1870 Pietro D'Amico "con dignitoso sdegno, a tali insinuazioni, faceva rispondere offrendo un premio di diecimila lire a chi fosse stato tanto bravo per poterlo convincere di ciarlatanismo nelle sue magnetiche operazioni. Tale sfida lanciata al pubblico e da nessuno accettata per ragioni che tutti facilmente intendono, fu in questi giorni ancora ripetuta dal sullodato D'Amico nel Monitore di Bologna. Sentiamo ora che un bello spirito, il Dott. Giuseppe Brini ha scritto alla Gazzetta dell'Emilia che egli conosce tal persona disposta, a convincerlo di ciarlatanismo, semprechè il signor D'Amico incominci a depositare le diecimila lire in luogo sicuro, condizione che il sullodato professore si guarderà bene di adempire."

Il più volte citato Guidi non è altro che Francesco, il quale nel 1860 "in unione alla sua sonnambula, ora sua consorte, signora Luisa, dava varie pubbliche e varie private sedute magnetiche in Parma e in Bologna." Nel 1863 pubblica Il magnetismo animale e la dedica è tutta per il bolognese Francesco Albergati Capacelli Gini che lo aveva ospitato presso la propria residenza, immaginiamo durante il 1860. Le performance della coppia furono bene accolte da "Gamberini, il venerando per età e per sapere professore Comelli, e molti altri valenti medici e distinti uomini di scienza, resero omaggio alla verità dei magnetici fatti. Il giornalismo unanime registrò i particolari dei ben riusciti magnetici esperimenti." I periodici locali infatti si occuparono di loro. Il Monitore di Bologna del 23 luglio 1860 riporta come "quasi nuovo era per Bologna il vedere pubblicati sul teatro i mirabili fenomeni del magnetismo animale; ma più nuova era la copia e la eleganza colla quale li presentavano sabato sera il professore Guidi e la sua gentile consorte signora Luisa." Gli esperimenti ebbero succcesso di pubblico ma vi fu anche chi li criticò poichè "forse che la scienza sia bambina e mal ferma com'è data in mano alle moltitudini che possono sviarla ed abusarla." Cosa avveniva sul palco? Luisa veniva magnetizzata e divenuta inerte non si accorgeva "degli acri vapori dell'ammoniaca, e il tatto non avvertire il dolore di un lungo spillo conficcato dentro le carni. Abbiamo visto il delicato pugno di una donna stringere quasi come una morsa, e tutto il corpo contorcersi per violenti moti convulsi, e questo o quel membro irrigidirsi senza che nessun sforzo valga a rimoverlo, e la persona comporsi come cosa morta, e rimanere così in positura impossibile ad ogni altro non sottoposto alle magnetiche influenze. Abbiamo visto la sonnambula, obbediente al pensiero di questo odi quello fra gli spettatori, ora muoversi or fermarsi, or parlare, or tacere secondo che ad essi piaceva; ora rispondendo a chi l'interrogava, tracciare l'aspetto e l'indole di persone anche lontane e trapassate, e ritrovare fra molti il proprietario di varii oggetti che le erano presentati. Altro periodico locale, L'arpa, il 4 agosto del medesimo anno segnala che al Teatro del Corso "offrì una seconda seduta magnetica, la quale ebbe maggiore concorso della prima. - A descrivere l'effetto di questa seduta le parole vengono meno, perchè proprio si è nella posizione di dovere delincare il meraviglioso: cosa che non è delle più facili! - Qui non è luogo a tessere una lunga dissertazione sul magnetismo, che alla barba di tutti gli increduli, ogni giorno si erige a scienza, la quale trova rapporti e armonia in tutto il creato. - Signori, il magnetismo esiste; e giovedì sera il più incredulo se ne convinse. Due signore, al magnetismo adatte, rimasero loro malgrado addormentale in teatro in conseguenza delle correnti magnetiche che il Guidi e la sonnambula avevano stabilito nella sala: questo solo fatto basta a far tacere qualunque osservazione in contrario. - I fenomeni magnetici nelle loro combinazioni più astruse e impensate, il così detto sonnambulismo artificiale, la catalessia e l'estasi musicale riuscirono in modo perfetto e sorprendente. Vedere e credere è un punto solo. - Le pose dell'estasi musicale sono degne dello scalpello di Canova e in quelle la signora Luisa può paragonarsi ad una bella statua greca. La simpatica e gentile sonnambula ha entusiasmato l'uditorio, e la seduta fu delle più felici. - Il signor Guidi mise per motto al programma queste tre parole: Credere, Volere, Potere."

Nel 1867 Guidi torna alle cronache grazie al periodico Il Libero pensiero, dove Luigi Stefanoni non manca di criticare aspramente le pratiche dello spiritismo e del mesmerismo. Guidi rispose come "il Sig. Stefanoni confonde i magnetisti cogli spiritisti; ma io respingo anche questa sua subdola insinuazione, non avendo gli scenziati magnetisti nulla a che fare con quei pazzi sconclusionati: lo che meglio sarà dimostrato nella mia nuova opera, che ora pubblica in Milano l'editrice Signora A. Bottoni col titolo I misteri dello Spiritismo, o l'antidoto contro le superstizioni del Secolo XIX. Finalmente con più maligna insinuazione il Sig. Stefanoni vuol confondere me e la mia sonnambula col D'Amico e col Zanardelli, giocolieri che si camuffarono da professori di Magnetismo. Col primo non m'ebbi mai intimità nè in Bologna, nè altrove; dell'altro è nota la famosa sfida, in cui s'ebbe la peggio, come può vedersi nel processo verbale pubblicato nel mio giornale La Luce Magnetica (1856-57), e nell'altra mia opera sul Magnetismo stampata in Milano nel 1860, ristampata nel 1863." Nella querelle viene chiamato anche Pietro D'Amico che rispose a tono: "Il sig. Prof. Guidi in Bologna più volte mi onorò in mia casa colla sua famiglia e io stesso io praticai verso di lui. Lo pregai spesso a rimanersene in questa città per esercitarvi la sua professione, gli fui amichevole e pubblicai il suo ritratto nel mio giornale... Ora egli si dimentica di aver avuto con me amicizia: faccia quanto più gli aggrada; cosi imparerò a meglio conoscere gli amici che si dimenticano di me... Bologna 22 Luglio."

Oggi il mesmerismo è una pratica non più accettata dalla medicina, ed il sonnambulismo per noi è solo un disturbo del sonno, curabile. Non mancano però le persone che continuano a professare queste pratiche, tanto che Luigi Cervellati nel 1973 ricorda come Anna Bonazinga D'Amico non sia stata che "antesignana di tutte le chiaroveggenti venute di poi". Nel 1874 operava la sonnambula Anna Cavallari in via Drapperie 1145 "la più chiaroveggente che mai siasi conosciuta. Essa si fa dovere di avvisare che inviandole una lettera con pochi capelli della persona ammalata e sintomi della malattia e un vaglia postale di sole due lire, nel riscontro troveranno il Consulto della Malattia e della Cura o altri interessi". Ancora è il Monitore di Bologna che l'8 aprile 1875 ci segnala l'attività di una signora che abitava in via del Borgo 2320 e che aveva passato guai con la giustizia. E' però l'occasione per descrivere come questa dialogaca con i morti: "essa prende un foglio di carta grande formato, ove coi due semicerchi ci stanno tutte le lettere dell'alfabeto, ed in uno di essi, concentrico, i numeri aritmetici dall'uno al nove ed avente il centro di essi formato da due iniziali, probabilmente quella della sedicente spiritista, e all'estremità del diametro un SI e dall'altro un NO. Ora per trarne un consulto, sopra di questo foglio ella pone un piccolissimo tavolino a tre piedi sul quale appena vi sta appoggiata la mano di una ragazzetta di 10 o 12 anni che credo sia sua figlia e con grave sussiego si chiede il nome, cognome, luogo di decesso del defunto che volete interrogare e le domande vostre; quindi fatta una semibuffa invocazione allo spirito ve ne dà i responsi leggendoli sul foglio delle indicazioni che ne dà il tavolino mosso dalla mano della furba fanciulla. Non val la pena dire che tali responsi sono tanto sibillinamente sciocchi e tale un abuso si fa in essi dei 'forse' e dei 'ma' che nulla affatto da essi potete ricavare". Pochi anni dopo, nel 1878, si ha notizia che in via delle Asse 1194 - terzo piano - era attiva una certa Ifigenia Guerrini.

Alessandro Cervellati riporta in Bologna Frivola le esibizioni del dottor Pickman al teatro Duse nel 1901: questi poteva vantarsi di essere "il padre della teoria e della pratica della cultura, della volontà e della propria costanza, e della Doppia vita da me scoperta, nel 1890, fra lo stupore del mondo". Segno che il fascino per il mistero continuava ad ammaliare i bolognesi.

Roberto Martorelli

Bibliografia: Paolo Costa, Opere complete, vol. 4, Firenze, Formigli, 1839; Angelo Cogevina, ‎Francesco Orioli, Fatti relativi a mesmerismo e cure mesmeriche, Corfù, Tipografia del Governo, 1842; L'Educatore storico e varietà di scienze, lettere e belle arti, Modena, 1 ottobre 1846; Giuseppe Terzaghi, Cronaca del Magnetismo Animale, Milano, Pirotta, 1853; Il Diavoletto, Trieste, 23 aprile 1854; L'Italia musicale, Milano, 14 giugno 1856; G. M. Caroli, Del magnetismo animale ossia mesmerismo, Napoli, 1859; Francesco Guidi, Il magnetismo animale, Milano, Sanvito, 1863; Il libero Pensiero, 7 giugno 1866, 1 agosto 1867, 17 febbraio 1870, 24 febbraio 1870; L'Emporio pittoresco, Milano, 18 agosto 1867; Alessandro Gandini, Cronistoria dei teatri di Modena dal 1539 al 1871, Modena, Tipografia sociale, 1873; Tommaso Vallauri, Novelle, Torino, Tipografia dell'Oratorio, 1873; Bologna d'oggi - Rassegna illustrata mensile, n. 1 - marzo 1927, Bologna, Casini; Alessandro Cervellati, Bolognafrivola, Bologna, Tamari, 1963; Alessandro Cervellati, Certosa bianca e verde, Bologna, Tamari, 1967; Alessandro Cervellati, Bologna futurista, Bologna, 1973.