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Enrico Savini

1832 - 1869

Scheda

Enrico Savini (Bologna, 1832 - ivi, 1869). Nasce a Bologna il 13 gennaio 1832. Si iscrive in Accademia nel 1848 e riceve premi per elementi di Figura (1850 e 1851), Anatomia (1850 e 1851), Statue (1852, primo premio "Per la copia in disegno ombreggiato di un'intera statua"), Pittura (1853 e 1860) e Nudo (1853 e 1855: "[...] per una così detta Accademia con intelligenza e verità disegnata e colorita", Bellentani). Nel 1857 vince il piccolo premio Curlandese di Pittura con La fiducia in Dio. Come pittore di genere è possibile seguirne la carriera attraverso le mostre della Società Protettrice delle Belle Arti di Bologna. Nel 1855 espone, come ci dice Bellentani, un quadretto "del genere detto Fiammingo": Un frate questuante, dove "Tutto è rischiarato da limpida luce qua e là brillante per franco tocco di pennello, e per l'armonia del fondo: ove se non è resa l'ottica finitura degli antichi Olandesi, avanza sufficiente gradevole effetto, per cui la Protettrice Società l'opera volentieri acquistava". Nel 1856 la Protettrice gli compra, per 35 scudi, La famiglia del pescatore, assegnata poi a Luigi Malavasi. Bellentani ci parla di un soggetto "volgare": "[...] ove la verità, la bellezza dell'effetto e la facilità del tocco rendeano piacevolissima sensazione: e se da austeri osservatori, che chiamare si potrebbero puritani, tali sconce scene si vogliono tolte al ministero della pittura che maestra dovrebbe essere di costumi, altri sonovi pure i quali coi severi Lacedemoni stimano che anche la vista di un ebbro Ilota possa ammaestrare". Ed è ancora Bellentani a darci notizia di Enrico Savini nel 1857 quando il pittore, "dilettante com'è di drammatica", propone un soggetto tratto dal teatro francese: Il vecchio caporale muto, che pel contrassegno di un libro, ov'è una croce, si dà a conoscere ai propri figli, da un dramma di Dumanoir (1806-1865) e Dennery (1811-1899). Anche qui Bellentani consiglierebbe una scelta diversa, un soggetto che possa dare un ammonimento morale, studiato "nel vero", o una scena presa dal teatro italiano piuttosto che da quello francese; quanto alla tecnica osserva: "E tanto mi permetto di dire a questo valoroso giovane, perché da natura sembrami veramente inclinato a tale missione [...] quantunque molto dagli artisti si dimandi al disegno, e molto io chieda alla finitezza, ponendo l'esempio de' Fiamminghi, non perché gli Italiani copiando si abbiano a degradare; ma perché quelli in tali piccoli quadri divenuti eccellenti, a tutto il mondo insegnarono con quale esecuzione si possa raggiungere il vero". Nel 1858 porta alla Protettrice L'Innominato che incontra Don Abbondio colle donne, dove, come ci dice Bellentani, Don Abbondio si inchina "con alquanto troppo di caricatura", ma in cui "Tutte le carni sono egregiamente dipinte: nel piano bellissime tinte spaziano tra le figure: il luogo, essendo aperto, appare arioso, con intonazione giustamente leggera". Il dipinto, acquistato dalla Protettrice per 120 scudi, è assegnato al conte Angelo Tattini. Nel 1861 arriva anche un riconoscimento accademico: si tratta del premio grande di Pittura d'invenzione il cui soggetto, tratto da una poesia di Luigi Mercantini (1821-1872), è Una madre veneziana al campo di S. Martino dopo la battaglia. Nel 1862 La Protettrice acquista L'amante del bersagliere, per 300 lire e lo assegna alla Società Promotrice delle Belle Arti in Torino. L'anno successivo Savini presenta, sempre alla Protettrice, un quadro di storia di argomento mediceo: Lorenzo de' Medici ferito rifuggiato [sic] nella Sagrestia di S. Maria del Fiore. Sappiamo inoltre di altre opere dell'artista acquistate dalla Protettrice tra il 1854 e il 1867: La partenza del garibaldino, un Paolo e Francesca e Rebecca ed Isacco. Nel 1868 la Società gli compra Un mattino nell'interno di una fortificazione, un passo nell'evoluzione di un pittore che Gatti ci dice “morto ancor giovane, ma non senza aver fatto altamente giudicare le sue poche opere”. E' sepolto nella tomba di famiglia collocata nel perimetro esterno dell'area sud-ovest del campo del Chiostro Maggiore della Certosa di Bologna.

Isabella Stancari

Testo tratto da: Isabella Stancari, 'Il Primo album fotografico Belluzzi e i pittori bolognesi della Seconda metà del secolo XIX', Bollettino del Museo civico del Risorgimento, Bologna, anno LXIII - LXVI, 2018 – 2020, Bologna, 2022. Bibliografia e fonti: L'Arte Bolognese [post 1898]; Atti 1848-1851, p. 123; Atti 1852, p. 75; Atti 1853, p. 51; Atti 1855, p. 61; Bellentani 1855, pp. 55, 56; Bellentani 1856, pp. 15, 31; Bellentani 1858, pp. 36, 50; Discorso e Rapporto 1856, n. 16; Rapporto 1858, n. 4; Atti 1860, p. 31; Atti 1861, p. 14;Opere 1862; Rapporto 1862, n. 11; Opere 1863; Masini 1867a, p. 18; Gatti 1896, p. 23; Bénézit 1954, p. 543; Bologna 1980, p. 54; Bologna 1983b, pp. 60, 61, 62, 63, 66, 67, 194; Bologna 2001b, ripr. della foto dell'Album Belluzzi a p. 127 (come Enrico Bavini); Giumanini 2002, p. 328.