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Alfonso Savini

1836 - 1908

Scheda

Alfonso Savini (Bologna, 1838 - ivi, 1908), nasce il 30 ottobre 1838 ed entra in Accademia nel 1854. Nel 1856 ottiene ai concorsi scolastici dell'Accademia un primo premio in Anatomia pittorica. Nel 1858, "sui primi passi dell'artistico cammino" (Bellentani) presenta all'esposizione della Protettrice un Luogo montano. Nel 1860 vince un secondo premio scolastico in Pittura, ma soprattutto si aggiudica il piccolo premio Curlandese di Pittura (Mario a Cartagine), dove già si intravedono quelle caratteristiche di vicinanza tecnica ai toscani - e all'insegnamento di Antonio Puccinelli (1822-1897) - che Savini presenta negli anni Sessanta del secolo e che non sono apprezzati dalla Commissione giudicatrice: "[...] con un colorito piuttosto robusto, pennelleggiato con molta facilità; e quantunque lasci desiderare una maggior varietà di toni nelle carni, e maggior rilievo nelle pieghe, pure si ritiene degno del premio". Nel 1861 ottiene il premio accademico di Pittura per "un'Accademia" "grande metà del vero": Il cannoniere De Gasperi alla battaglia di Curtatone, abbruciateglisi le vesti, nudo continua a caricare e a dar fuoco ai cannoni (Bologna, Pinacoteca Nazionale), un soggetto preso dalla Storia civile della Toscana dal 1737 al 1848 (1850-1852), di Antonio Zobi (1808-1879).

Nel 1861 espone a Torino una scena di genere: La vecchia pollajuola, mentre alla mostra della Protettrice bolognese propone, nel 1862, L'indovino del Medio Evo e, l'anno successivo Michelangelo nel giardino di Lorenzo de' Medici. Il 1863 è anche l'anno in cui ottiene il premio grande Curlandese di Pittura con un soggetto tratto dalla Vita nuova di Dante: Io mi sedeva in parte nella quale ricordandomi di lei, disegnava un angelo sopra certe tavolette e mentre il disegnava, volsi gli occhi e vidi lungo me uomini ai quali si conveniva di fare onore, di cui pure la giuria non comprende gli aspetti più innovativi, prendendo per difetto di disegno e crudezza di ombre e colori quelle caratteristiche che lo avvicinano alla pittura di macchia: "Trattollo con semplice e savia composizione, con buona trovata dell'effetto, con varietà dei caratteri, con disegno abbastanza corretto e con vigoroso colorito: pregi non vinti dal difetto di certe ombre portate troppo taglienti nelle figure, di alcune tinte del fondo che non giovano molto all'effetto generale, pregiudicando in qualche guida al rilievo, di poca finitezza nei dettagli delle estremità, quantunque ben contornate, infine di una qual tal pesantezza nelle parti che non sono illuminate dal raggio diretto del sole, le quali vorrebbero essere d'un colore più leggero ed arioso". Nel 1865 presenta alla Promotrice di Bologna un Petrarca a Valchiusa e l'anno successivo invece è la volta di Torquato Tasso in S. Onofrio. All'Esposizione delle Accademie dell'Emilia del 1867 porta il suo successo del 1863 - Io mi sedeva in parte - e L'origine delle fazioni Guelfa e Ghibellina in Firenze, che vince il premio di Pittura storica. Espone a Brera nel 1868 (Le ultime ore del Tasso, con tutta probabilità da identificarsi con il quadro del 1866) e nel 1869 (Nidia e Glauco).

Gli anni Settanta vedono l'artista passare dal dipinto storico-verista (Lia), alla pittura di genere in costume (Il profumo) e a quella di fiori (Fiori, Amore e Canto, a Milano nel 1876), con una certa predilezione per uno stile elegante e più decorativo lontano da quello degli anni Sessanta, tanto che De Gubernatis, alla fine degli anni Ottanta, pare essersi dimenticato della prima fase del pittore e scrive di lui: "Dipinge molto bene, specialmente, [sic] i fiori, per i quali l'artista mostra di avere speciale predilezione". Nel corso del tempo non disdegna il costume seicentesco (Tentazioni), né quello settecentesco (Fra due fuochi). Nel 1881 è nella Commissione d'Arte della Protettrice insieme a Luigi Samoggia (1811-1904) ed Enrico Barberi (1850-1941). Nel 1884 espone a Torino (Luna di miele, Devota patrizia, Età dei fiori, Laccio amoroso) e a Firenze (Fiori di primavera e fiori d'autunno, Oh come l'amo!..., Ritorna Primavera); è a Venezia nel 1887 (Aspettando, Suor Maria, Dopo il pranzo e Riflessioni) e a Bologna nel 1888, a San Michele in Bosco, con Fate la pace e le tre tele della serie Altri tempi. Insieme a lui, espone anche il figlio Alfredo (1868-1924), presente con uno studio dal vero: Mestizia (Esposizione Bologna 1888, n. 62, p. 28). Anch'egli è pittore (si ricordi di lui Auxilium ex alto, vincitore del premio Baruzzi del 1896, Bologna 1981, p. 396) e sarà molto attivo in occasione delle esposizioni della Francesco Francia, dove peraltro compare, almeno in due occasioni, anche l'ormai anziano Alfonso: nel 1898 (un Ritratto, di proprietà del commendatore Cesare Sanguinetti) e nel 1903 (Fiori fra il grano e Ricamando). Entrambi risiedono in via Manzoni 6. Nel 1892 espone a Monaco di Baviera (Reverentia) e la cartolina promozionale Fermo in posta sembra confermare un legame con la città tedesca. Nel 1904 è con Bertelli, Raffaele Faccioli e Vighi alla mostra di Saint Louis con Iris e una Mezza figura di donna. Si è ben lontani dalle ombre troppo taglienti, o del disegno non sufficientemente finito dei primi anni Sessanta, l'artista ora "[...] per finitezza di colorito e di disegno rivela nei suoi quadri una verità ed una dolcezza veramente straordinaria" (De Gubernatis).

Isabella Stancari

Testo tratto da: Isabella Stancari, 'Il Primo album fotografico Belluzzi e i pittori bolognesi della Seconda metà del secolo XIX', Bollettino del Museo civico del Risorgimento, Bologna, anno LXIII - LXVI, 2018 – 2020, Bologna, 2022.  Bibliografia e fonti: L'Arte Bolognese [post 1898]; Atti 1856, p. 70; Bellentani 1856, pp. 13, 45; Bellentani 1858, p. 45; Atti 1860, pp. 29, 31; Atti 1861, pp. 13-14; Esposizione Torino 1861, p. 160; Opere 1862; Atti 1863, pp. 5, 34; Opere 1863; Società Protettrice 1865, n. 101; Società Protettrice 1866, n. 67; Atti 1867, pp. 29, 46-47, 76; Esposizione Milano 1868, n. 89, p. 14; Esposizione Milano 1869, n. 42, p. 9; Esposizione Milano 1874, nn. 162-165, p. 19; Esposizione Milano 1876, n. 58, p. 11; Rapporto e Rendiconto 1881; Esposizione Torino 1884, nn. 1660-1664, p. 65; Esposizione Bologna 1888, nn. 97, 98, 99, 101, p. 28; De Gubernatis 1889, p. 456; Gatti 1896, p. 23; Francesco Francia 1898, n. 113, p. 10; Francesco Francia 1903, nn. 87-88, p. 11; Thieme-Becker 1935, 29, p. 1729; Bénézit 1954, p. 543; Bologna 1955, p. 67; Bottrigari 1960-1962, III, p. 397; Comanducci 1962, p. 1729; Bologna 1980, nn. 38-39, pp. 107-108, Bologna 1983b, nn. 105-107, pp. 193-195; Giumanini 2000, pp. 202-204; Giumanini 2002, p. 328; Pinacoteca Nazionale 2013, nn. 155-156, pp. 177-180.

"Alfonso Savini pittore romagnolo nato e residente a Bologna. Dipinge molto bene, specialmente, i fiori, per i quali l'artista mostra di avere speciale predilezione. Molti sono i lavori, che gli hanno procacciato lodi ed incoraggiamenti. Nell'Esposizione di Belle Arti in Torino, nel 1884, piacquero molto alcune pitture rappresentanti: Luna di miele; Devota patrizia; Età de fiori; Laccio amoroso. A Firenze, nell'anno medesimo: Fiori di primaverae fiori d'autunno; Oh come l'amo!...; Ritorna primavera. Nel 1887, a Venezia: Aspettando; Suor Maria; Dopo il pranzo, Riflessioni. A Bologna nell'anno seguente: Fate la pace, ed alcune altre tele portanti il titolo: Altri tempi. Quest'artista per finitezza di colorito e di disegno rivela nei suoi quadri una verità ed una dolcezza veramente straordinaria. Dopo pranzo fu subito venduto, e questo è sempre un successo." (Tratto dal 'Dizionario degli artisti italiani viventi', ed Gonnelli, Angelo De Gubernatis, 1906). "Savini Alfonso dipinse nel 1861 “Episodio del combattimento di Curtatone (27 Maggio 1848)”,  Pinacoteca. Sono pure suoi i seguenti: Agar nel deserto, Bice al castello di Rosate, La malata, Michelangelo nel giardino de’ Medici, Dante, Tetrarca a Valchiusa, Il Tasso a S. Onofrio, Le origini delle fazioni Guelfe e Ghibelline in Firenze." (Tratto da "La storia delle arti del disegno studiata nei monumenti che si conservano in Bologna e nei suburbi", Bologna, 1888).